Nel 12esimo anniversario, un incontro per non dimenticare la tragedia che ha cambiato per sempre il Giappone contemporaneo.
Il terremoto e lo tsunami che hanno colpito il Giappone l’11 marzo 2011 hanno causato la morte di oltre quindicimila persone, strappando casa, scuola e ufficio a un numero molto maggiore di individui e innescando un grave incidente al reattore nucleare di Fukushima Dai-ichi. Un disastro senza precedenti, i cui effetti dureranno per decenni, e che ha riacceso timori mai del tutto sopiti. Non solo, ma nell’arco di pochi mesi ‘Fukushima’ è diventato il nuovo sinonimo per catastrofe nucleare, comprensibile anche dalle generazioni che non hanno memoria di Chernobyl.
Nel dodicesimo anniversario della tragedia che colpì il Tōhoku, un incontro per non dimenticare e mantenere vivo il ricordo della catastrofe che ha cambiato per sempre il Giappone contemporaneo. Ospite speciale Yoshida Chia, giornalista e free writer, che per molti anni si è occupata di un risvolto spesso trascurato del disastro: quello della violenza su donne e bambini nei centri di rifugio, una violenza dettata dalla discriminazione e dallo stigma legato alla “contaminazione”.
Intervengono Veronica De Pieri (Università di Bologna) e Chiara Galvani (Orizzontinternazionali), introduce Paola Scrolavezza (Università di Bologna).
L’evento è organizzato dall’Associazione Culturale NipPop e da Orizzontinternazionali con la collaborazione e il supporto del Dipartimento di Lingue, letterature e culture moderne dell’Università di Bologna, dell’Associazione Asia Institute nell’ambito del progetto IN-JAPAN – volto ad approfondire tematiche oggi cruciali a livello sociale, politico e culturale, ma meno note oltre i confini giapponesi – e la collaborazione del Centro Amilcar Cabral.