Quando si parla di Kabukicho, ‘amore’ è di solito l’ultima a cosa a cui si pensa. Questa zona di Tokyo è infatti famosa per essere il quartiere a luci rosse per eccellenza, con love hotel (hotel a ore con stanze a tema e privacy ai massimi livelli) e tipi poco raccomandabili a ogni angolo.
Il regista Hiroki Ryuichi, che abbiamo incontrato al Far East Film Festival 2015 però, è riuscito con questo film a portare l’amore lì dove era impensabile trovarlo. E lo fa più e più volte.
Molte sono infatti le coppie di Kabukicho Love Hotel e tutte ruotano intorno a uno di questi hotel a ore in cui, nell’arco delle 24 ore raccontate, si intrecciano le vite dei protagonisti. Toru (Shota Sometani) vorrebbe lavorare in un grand hotel a cinque stelle, ma per ora è solo il manager di un love hotel, un lavoro che odia. La sua ragazza, Saya (Atsuko Maeda), cerca di sfondare come musicista e sta per incontrare un importante produttore discografico (Nao Ōmori)
Satomi (Kaho Minami) è addetta alle pulizie nello stesso hotel in cui lavora Toru. Cerca da anni di mantenere un basso profilo per nascondere Yasuo (Yutaka Matsushige), il suo amante ricercato dalla polizia, nell’attesa che il suo delitto cada in prescrizione. Intanto Hena (la coreana Lee Eun-woo) è al suo ultimo giorno di lavoro come ragazza squillo: è finalmente riuscita a mettere da parte il denaro necessario per tornare in Corea e aprire un negozio con la madre, ma dovrà abbandonare in Giappone il suo ragazzo Roy, aspirante cuoco. Hinako (Miwako Wagatsuma) è una ragazzina scappata di casa, costretta dalla povertà a vivere per strada o nei love hotel in cui viene portata per prestazioni sessuali. Viene avvicinata da Masaya (Shugo Oshinari), un ragazzo pagato dalla criminalità organizzata per cercare nuove aspiranti prostitute.
Oltre a tutte queste coppie, nel film compaiono tante altre figure le cui vite si intrecciano a quelle dei protagonisti e che si ritrovano casualmente nel love hotel nel quale la pellicola è ambientata. E infatti, forse uno dei pochi difetti del film è proprio la sovrabbondanza di storie e di personaggi che cercano tutti di emergere come protagonisti, lasciando a volte il pubblico spiazzato e perso nel tentare di seguire tutti gli intrecci.
Oltre alla vita del quartiere di piacere, fatta di criminalità, depravazione e tristezza per essere costretti dalle esigenze in un posto a cui non si appartiene e da cui si vuole scappare (come suggerisce il titolo giapponese, Sayonara Kabukicho さよなら歌舞伎, “Addio Kabukicho”), si notano due accenni a problemi sociali del Giappone contemporaneo.
Il primo è la presenza ancora molto forte del fantasma del grande terremoto e tsunami del 2011. Toru si è trasferito a Tokyo dopo la tragedia, così come la sorella che, come scoprirà più tardi, è entrata nel giro degli adult video per guadagnare denaro e non gravare sulle spalle dei genitori che hanno perso tutto con la catastrofe. Il secondo è la presenza dell’immigrazione coreana, come mostrano le scene dei due cortei contrapposti degli anti-coreani e dei pacifisti, che arriva poi a comprendere anche il tema dei lavoratori sessuali coreani, (portato in scena da Hena e dal suo ragazzo: lei è una ragazza squillo richiestissima perché coreana, lui intrattiene una relazione con una anziana signora giapponese in cambio di denaro).
Non bisogna dimenticare però che quello che il regista Hiroki Ryuichi vuole raccontare è l’amore, e ci riesce benissimo. Il sentimento che prevale alla fine del film è lo sconforto, la tristezza che solo una storia d’amore travagliata può far provare, ma ci sono anche gioia, rabbia e indecisione: molti i sentimenti, come molti sono i personaggi, le coppie e gli intrecci.
In ogni caso non stupitevi se una lacrima bagnerà il vostro viso.
3/5
Kabukicho Love Hotel – さよなら歌舞伎
Hiroki Ryuichi (廣木隆一)
Giappone 2014
134’