Se anche voi, da piccoli, andavate pazzi per Mazinga e Ufo Robot, i robottoni che combattevano a suon di “Pugni Atomici” e “Alabarda Spaziale” contro i nemici della Terra di turno, questo articolo magari vi potrà incuriosire.
Presso la Galleria Ono Arte Contemporanea di Bologna si è tenuto il primo appuntamento della rassegna d'incontri intitolata Apocalittici e Sopravvissuti: racconti dal futuro, durante il quale sono intervenuti Paola Scrolavezza e Gino Scatasta, docenti rispettivamente di Letteratura Giapponese e Letteratura Inglese presso il Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Moderne dell'Università di Bologna, insieme a Jacopo Costa Buranelli, line editor della J-POP. Sotto forma di chiacchierata, si è discusso dell'origine e dello sviluppo della saga di Mazinger Z ( o Majinga Z in lingua originale), shōnen che rese famoso il maestro Gō Nagai, maggiore promotore e simbolo del genere mecha.
Risultò una novità assoluta per il suo tempo, in quanto per la prima volta si vedeva il protagonista, il giovane Kōji Kabuto, controllare un robot gigante dal suo interno, con la difficile missione di difendere il Giappone da tutte quelle entità aliene decise a sottometterlo. Per l'idea del robot gigante Nagai prese spunto dai Buddha presenti all'interno dei templi buddhisti, le cui dimensioni suggerivano protezione e sicurezza per i fedeli (da qui il significato del suo importante compito) e dalle figure storiche dei samurai per quanto riguarda il design delle armi. Sono anche presenti elementi di riferimento alla cultura occidentale come, ad esempio, l'elmo di Mazinger, che richiama quello di un cavaliere medievale.
Inoltre, il fatto di aver inserito un ragazzo poco più che quindicenne all'interno della testa del robot, favoriva l’immedesimazione da parte dei lettori. Un elemento cruciale per il successo del manga.
Nagai ha creato una vera e propria epica, i cui effetti sulla cultura popolare sono evidenti ancora oggi: Actarus e Kōji Kabuto rappresentano un archetipo di eroe-guardiano che ha plasmato l'immaginario nipponico e occidentale. I nemici che i protagonisti dovevano affrontare inoltre appartenevano a un'era ormai passata, che avevano recepito il passaggio a un'età più moderna e tecnologica come qualcosa di negativo e incomprensibile: questo è ciò che li spingeva alla distruzione e alla devastazione del pianeta Terra per riportarlo a come era quando lo dominavano. Furono rappresentati come figure divine ma mastodontiche e spaventose, quasi a indicarne la maestosità e al contempo la pericolosità.
Il successo ottenuto da Nagai fu garantito grazie anche a un elemento basilare: il merchandising legato al binomio action figures e animazione, che al tempo era un campo molto fertile.
Proprio in riferimento a quest'ultimo punto converrà spostarci nel nostro paese, per ricordare un particolare aneddoto riguardante il titolo.
La saga robotica che in Italia prese il nome di Mazinga, venne trasmessa per la prima volta nel 1978 dall'emittente televisiva RAI partendo dall'ultimo capitolo, cioè Atlas Ufo Robot Goldrake, la cui serie venne acquisita dalla Francia, anche perché in quegli anni i traduttori italiani specializzati in lingua giapponese erano molto pochi. Al tempo i responsabili che si occupavano dell'adattamento leggendo “Atlas Ufo Robot” pensarono fosse proprio quello il titolo della serie, quando in realtà il termine “Atlas” faceva riferimento alla guida informativa presente nei programmi francesi.
Si era abituati a vedere eroi “umani” come quelli presenti nei fumetti americani Marvel o DC, costantemente impegnati nel nome del Bene a fronteggiare il Male, o i film di Walt Disney, più curati e adatti a essere proiettati nei cinema. Nonostante questi antecedenti, i disegni grossolani, la storia a lungo andare ripetitiva, i combattimenti e la visione di questi esseri mostruosi conquistarono in brevissimo tempo il pubblico perché erano qualcosa di mai visto prima d'ora.
Dopo questo primo e piccolo assaggio vi diamo appuntamento al prossimo incontro intitolato Cartografie della post-apocalissi: la metropoli post-atomica nel cinema d'animazione giapponese, che si terrà il 6 aprile sempre presso Ono Arte Contemporanea. NipPop ci sarà: e voi?