NipPop

Vite ai margini: “Tokyo. Stazione – Ueno” di Yū Miri

4 Agosto 2021
Lisa Stivè

Tokyo, 1963. Allora come oggi, fervono i preparativi per le Olimpiadi: sono gli anni del boom economico, delle grandi costruzioni, della rinascita postbellica, delle luci scintillanti della metropoli che attirano lavoratori da ogni parte del Giappone, abbagliati dalle possibilità infinite che la capitale sembra offrire. A differenza di altri, Kazu non sogna il riscatto sociale: vuole solo sfamare la propria famiglia, rimasta nel lontano Tōhoku. Ma come tanti altri suoi concittadini, vivrà sulla propria pelle la miseria che si cela nelle ombre e nei vicoli di una delle più grandi metropoli del mondo.

Tokyo. Stazione – Ueno (in giapponese JR Ueno eki kōen guchiJR上野駅公園口) di Yū Miri parte proprio da là, dalla stazione nord-est di Tokyo, una delle tante fermate dell’affollatissima linea Yamanote, che lo stesso protagonista chiama “la porta d’accesso alle regioni del Nord”: il primo incontro-scontro dei lavoratori arrivati dal Tōhoku con la realtà metropolitana e dimora abituale di numerosi senzatetto, che vivono alla giornata e di quello che riescono a trovare. Frammentaria e claustrofobica, la narrazione si struttura come un lungo viaggio del protagonista nei propri ricordi che, come dice lui stesso, lo tengono ancorato all’esistenza in quello che non è più un vivere o un sopravvivere, ma semplicemente un esistere.

La propria infanzia, la miseria della povertà nel piccolo villaggio di Soma, la sofferenza per non essere stato vicino ai propri figli, la realtà straniante della metropoli, i suoni dei cantieri, lo spettro della tragedia di Fukushima. La vita privata della famiglia del protagonista si incrocia, per un brutale scherzo del destino, con momenti particolari della storia giapponese e gli eventi si susseguono senza soluzione di continuità nella mente di Kazu – che viene chiamato per nome solo pochissime volte nel romanzo – fino alla lenta e inesorabile presa di coscienza della propria condizione, coronamento ultimo della futilità della vita:

 I suoni, i panorami, gli odori, ogni cosa si mescola e gradualmente si va attenuando, a poco a poco si rimpicciolisce, e ho persino l’impressione che, se allungassi le dita, tutto svanirebbe, ma non ho dita per toccare.

Non posso toccare e non posso neanche sovrapporre una mano all’altra.

Quando non esisti, non puoi sparire.

Sradicato dalla propria terra natia, a Kazu come ai senzatetto di Ueno – condizione che non risparmia nessuno: intellettuali, insegnanti, poveri, ricchi – non restano legami o affetti umani, e la loro unica possibilità è guardare al passato, verso la dimensione della memoria, la sola dove possono dire di essere realmente esistiti.

Autrice zainichi (在日 termine usato per indicare individui di etnia sudcoreana ma nati e cresciuti in Giappone) che ha vissuto in prima persona la discriminazione che deriva dall’essere considerato straniero, Yū Miri si sofferma spesso sulla narrazione dei poveri, degli invisibili, dei senzatetto che facciamo finta di non vedere ai lati delle strade, testimoniando l’esistenza di chi, come Kazu, non ha più una voce per parlare. Sradicati dalle proprie terre natie per la gloria della capitale e della reputazione della Nazione agli occhi dell’Occidente. L’autrice denuncia l’apparato olimpico che, come un enorme mostro burocratico, ha risucchiato l’umanità delle persone per poi sputarle e abbandonarle al ciglio delle strade: pubblicato nel 2014, a cinquanta anni dalla prima Olimpiade in Giappone e a solo tre anni dalla tragedia di Fukushima che rimane tuttora una ferita dolorosa e viva per il paese, il romanzo è oggi ancora più attuale che mai durante le Olimpiadi 2020, una delle edizioni più controverse di sempre. Rendendo visibile la storia degli invisibili, Yū Miri ci sfida a guardare in faccia e a trovare significato in un apparato olimpico dalle tinte ormai distopiche, nell’insistenza su un’edizione in mezzo a una pandemia globale dove i contagi a Tokyo sono in rapido aumento, nell’ipocrisia di coloro che danno la priorità a interessi miliardari a scapito della salute delle persone, in uno spreco di risorse che neanche la popolazione sembra più vedere con favore da tempo. Per un brutale scherzo del destino, spietato e inesorabile come la pioggia che cade incessante durante tutta la narrazione, la tragedia di Kazu sembra destinata a ripetersi, simbolo dell’assenza di sicurezze e di significato propria dell’esistenza umana moderna.

Pensavo che una volta morto avrei rincontrato le persone morte. Pensavo che avrei potuto vedere da vicino coloro che se n’erano andati molto lontano, che avrei potuto toccarli e sentire la loro presenza in qualunque momento. 

Pensavo che una volta morto avrei compreso qualcosa. 

Che in quell’istante avrei afferrato il significato del vivere e quello del morire. 

In maniera nitida, come quando la nebbia si dirada…

Prossimi eventi

Articoli recenti

“Totto-chan: the little girl at the window”, una scuola di vita e una speranza in guerra

Basato sul romanzo autobiografico di Kuroyanagi Tetsuko, Totto-Chan: the little girl at the window è la storia di una bambina che frequenta una scuola atipica, dove impara il modo con cui vivere nel mondo essendo sempre sé stessa. Uscito nel dicembre 2023 in Giappone, la pellicola è stata presentata  in anteprima in Italia al 24 Frame Future Festival, ed è un dolce ritratto di un’infanzia quasi idilliaca, bruscamente fermata dalla seconda guerra mondiale.

Leggi tutto

Blue Eye Samurai: Il costo della vendetta

1656. Un samurai avanza solitario lungo una strada innevata mosso soltanto dal suo desiderio di vendetta. Questo è l’incipit di Blue Eye Samurai, una serie che riprende il classico topos letterario e cinematografico del rōnin in cerca di vendetta e lo trasforma in un capolavoro dell’animazione moderna, con colpi di scena avvincenti e una trama tutt’altro che banale che vi faranno rimanere con il fiato sospeso fino alla fine.

Leggi tutto

NipPop Goes to Buffalo: A Report on Replaying Japan 2024

Studying Japanese pop culture requires us to consider its expansion and diffusion within, without and in-between Japan as a nation-state and as a media landscape. Sometimes literally, as research fellow Luca Paolo Bruno did traveling to Buffalo, NY, to attend the Replaying Japan 2024 conference. Replaying Japan is a series of academic conferences organized under the auspices of the Ritsumeikan Center for Game Studies (RCGS) of Ritsumeikan University in Kyōto, Japan, since 2012, and focused on the study of Japanese Games.

Leggi tutto