NipPop incontra il regista Hara Kazuo dopo la proiezione al Tokyo International Film Festival del suo Reiwa Uprising, coraggioso documentario sulla campagna elettorale di un partito che sfida l’establishment Giapponese.
Hara Kazuo (1945) è noto all’estero soprattutto per The Emperor’s Naked Army Marches On, controverso documentario degli anni ‘80 che segue le gesta di un veterano della II Guerra Mondiale, determinato a ottenere giustizia sui suoi ex-ufficiali a costo di usare la violenza. Esponente di un filone documentaristico che conia il giornalismo d’inchiesta e l’azione in uno stile aggressivo, è apprezzato da registi del calibro di Michael Moore e Errol Morris.
Reiwa Uprising (Reiwa Ikki 令和一揆), di cui vi abbiamo parlato qui, è il suo ultimo film, che documenta la campagna elettorale del neonato partito anti-establishment Reiwa Shinsengumi.
Il regista Hara Kazuo insieme alla produttrice Shimano Chihiro
NipPop: Guardando il film, abbiamo assistito ad alcuni episodi in cui a Ms. Yasutomi e al resto del gruppo è stato chiesto di andare via, come ad esempio al Meiji-Jingu e a Ginza. Ci sono state altre difficoltà durante le riprese, magari dovute a tentativi di censura o all’intervento delle autorità?
Hara Kazuo: Devo dire che le uniche persone con cui abbiamo effettivamente avuto a che fare in quelle scene erano ufficiali della sicurezza di grado inferiore, cioè il personale che si trova ai livelli più bassi dell’intero sistema al quale ci opponiamo. Quindi, personalmente è stato davvero poco soddisfacente portare avanti le riprese solamente con questi avversari di infimo livello. È stato piuttosto strano per me, soprattutto perché, in continuità con i film che ho girato in passato, avrei voluto svelare il vero nemico e far vedere chi fossero i “veri cattivi”!
NipPop: È stato strano anche per noi, perché abbiamo pensato che se qualcuno avesse fatto le stesse cose in Italia, non sapremmo dire come sarebbe finita, probabilmente con un pestaggio o qualcosa del genere…
Hara Kazuo: [Ride]
NipPop: In quanto regista, come si è sentito a seguire personalità forti come i membri del Reiwa Shinsengumi? Pensa che oggigiorno in Giappone esistano altre persone come loro, che stia emergendo una forte coscienza politica, o si tratta invece di un caso raro?
Hara Kazuo: Ho sempre sentito il bisogno di fare film i cui i protagonisti fossero persone che combattono contro le autorità o il sistema; e volevo che fosse così anche per questo film. E devo dire che alla fine, da questo punto di vista, Reiwa Uprising è stato il film che mi ha dato maggiore gioia e piacere mentre ero dietro alla cinepresa. Si trattava di una campagna elettorale e tutte le persone che ho ripreso non mostravano alcuna ipocrisia nelle loro parole, dicevano chiaramente ai loro sostenitori che volevano combattere insieme a loro. Vederli così combattivi mi ha dato grande gioia.
Per quanto riguarda il Giappone… Credo che molte persone non siano soddisfatte dall’amministrazione di Abe, si sta registrando un forte dissenso. Eppure stranamente, a ogni elezione, il suo partito sembra mantenere una base di consenso molto solida. Nella mia quotidianità sono circondato da persone che criticano questa amministrazione, nessuno ammette apertamente di sostenerla. Nonostante ciò è ancora al potere, e in maniera piuttosto stabile! Questa è la parte spaventosa del meccanismo politico, del funzionamento del sistema elettorale in Giappone, e penso che sia totalmente sbagliato. Ci sono persone che vorrebbero cambiare l’attuale sistema politico, persone che ne percepiscono l’urgenza, ma penso che siano veramente poche.
Quando parliamo di Reiwa Shinsengumi ovviamente parliamo principalmente del suo leader Yamamoto Tarо̄. Penso che l’emergere di una figura politica come la sua, che possiede anche delle qualità da uomo di spettacolo [Yamamoto Tarо̄ è stato un attore di successo prima di intraprendere la carriera politica, NdR], abbia attirato un determinato gruppo di persone che credono possa realizzare qualcosa di interessante, e perciò si sono unite a lui. Grazie a questo sono riusciti ad emergere come forza politica in queste elezioni, anche se non hanno ancora molto potere.
NipPop: Passeremmo alla prossima domanda, perché riguarda appunto l’onestà, della quale lei ha appena parlato. In quanto spettatori stranieri, ci è sembrato che i candidati e tutti coloro presenti nel film fossero molto onesti e diretti, caratteristiche non considerate parte dello stereotipo giapponese. Ci è sembrato che anche il film in sé fosse molto onesto e diretto. Lei quanto interviene nel raccontare una storia? Raccontare una storia che sia vera è più importante che realizzare un buon film? Oppure c’è un equilibrio tra i due aspetti?
Hara Kazuo: Di solito realizzare un film, indipendentemente dal tipo di film, significa sottostare ad alcune condizioni imprescindibili: chi è il protagonista, quale tipo di vita ha condotto, cosa sta facendo ora, e quindi cosa di preciso sarai in grado di riprendere. In questo caso, il prerequisito che mi era stato imposto era quello di seguire la campagna elettorale. Sarebbe durata 17 giorni: praticamente un istante rispetto a tutti i lavori che ho realizzato in passato! Per esempio, per il mio film più conosciuto, Yuki yukite shingun [The Emperor’s Naked Army Marches On, NdR], ho seguito il personaggio per un anno e mezzo. Dopodiché, a causa di vari problemi, ho impiegato altri cinque anni per realizzare il film. Al momento sto portando avanti un altro progetto sulla malattia di Minamata e a questo lavoro fino a ora ho dedicato 16 anni, incluso il montaggio.
Inoltre, un grande problema per me è stata la mancanza di un “nemico” tangibile, qualcuno da identificare come tale. In passato avevo un protagonista e un nemico, e tra i due c’era una battaglia o addirittura uno scontro fisico, che contribuiva ad alimentare tutta la tensione del film e a renderlo interessante. Questo è quello che ha fatto anche il regista Mori nel film che ha presentato a questo festival [The Documentary of the Journalist, NdR]. Ma io nel caso di questo film non avevo un vero nemico a disposizione; per cui non potevo servirmi di tutti i metodi che ho usato in passato. Allora cosa potevo fare? La sfida più grande è stata capire come far emergere la natura umana in un modo che fosse interessante. Sapevo che il film sarebbe stato incentrato sulle parole, sui candidati che parlano al pubblico, e che le loro personalità sarebbero emerse in quei momenti. Ho pensato che, se fossi riuscito a trasformare il potere delle parole in quello dell’intrattenimento, allora il film sarebbe stato un successo. Ora, non sono sicuro se il mio film abbia avuto successo o meno, sono ancora abbastanza preoccupato, ecco perché sto chiedendo a molte persone cosa pensano di questa pellicola. È stata davvero la sfida più grande per me.
NipPop: Possiamo dirle che noi siamo stati davvero toccati. Pensiamo che lei abbia realizzato il suo obiettivo.
Hara Kazuo: Vi ringrazio.
"Ci sono nemici a diversi livelli, e dobbiamo capire come combatterli. Non odiate quando le persone limitano quello che vorreste dire?”
NipPop: Internet è stato molto importante per la campagna elettorale di Reiwa Shinsengumi e lei ha cercato di farlo capire incorporando video di YouTube e tweet. Dall’altra parte, i media più vecchio stile e il giornalismo sono stati criticati perché non promuovono la libertà di parola e sono troppo legati all’establishment: pensa che questo si applichi anche al cinema del Giappone di oggi? O crede che sarà un problema in futuro? C’è uno spazio in cui il cinema possa parlare liberamente e fare politica?
Hara Kazuo: Nel film la signora Yasutomi parla spesso del Giappone come una sorta di “inferno di lusso”; praticamente afferma che il sistema che regola tutto il paese è stagnante, logoro o sta marcendo. Non ha usato queste esatte parole, ma praticamente il significato era quello. Se tutto il Giappone è in rovina, allora anche le singole parti lo sono, quindi anche l’industria cinematografica e il giornalismo. Il giornalismo è in questo stato anche a causa del sistema – diffuso in Giappone – dei press club, dove solo i reporter delle più grandi agenzie di stampa sono ammessi, e questo è un grosso problema [Si tratta di associazioni lobbistiche che mantengono i rapporti tra giornalisti e autorità distribuendo le informazioni ufficiali; se ne può diventare membri solo su invito, NdR]. Anche nel film c’è un confronto tra un giornalista della NHK e un reporter freelance. Anzi, già che ci siamo, vorrei dire che anche il Tokyo International Film Festival fa parte di questo grande sistema economico corrotto, non pensate? Se vai a un film festival regionale ci sono molte più interazioni tra il pubblico, la stampa e i registi, soprattutto se è un festival internazionale. Ma qui al TIFF ci sono molte regole e restrizioni, lo avrete notato sicuramente.
Quindi non è che il cinema sia immune da questa corruzione, non è che si possa girare film liberamente e poi proiettarli ovunque; anche noi siamo parte del sistema che regola tutto quanto. Il Reiwa Shinsengumi per esempio, ha avuto molti consensi, ma ha subito anche forti stroncature. C’erano persone che pubblicavano tweet carichi di odio scrivendo ad esempio “Hantai Reiwa Shinsengumi” [“Abbasso il Reiwa Shinsengumi”, NdR], e penso che ci sarà un risentimento simile anche verso il film. Recentemente una proiezione per lo Shin-yuri Film Festival è stata cancellata e, anche se volessimo farne una indipendente, ho la sensazione che molti cinema ci rifiuterebbero. Sapete come funziona l’industria cinematografica in Giappone: c’è un distributore a cui affidiamo i diritti di distribuzione e proiezione del film. Questo poi proietta la pellicola in tutti i cinema a lui associati, e in teoria non è una cosa complicata. Di solito, però, i distributori non apprezzano i film troppo lunghi [Reiwa Uprising dura circa 4 ore, NdR]; e se decidono di non proiettare il nostro film allora dobbiamo trovare delle sale indipendenti. Ma molti dei posti a cui ci potremmo rivolgere sono cinema pubblici o comunque legati in qualche modo alle autorità locali. Perciò, similmente a quanto è successo con lo Shin-yuri Film Festival, si rifiuterebbero di proiettare il nostro film, perché la storia riguarda un partito politico.
Ci sono nemici a diversi livelli, e dobbiamo capire come combatterli. Non odiate quando le persone limitano quello che vorreste dire? Io sì… [ride]
[A questo punto, veniamo interrotti dallo staff del festival: le interviste possono durare al massimo 15 minuti. Hara sembra abbastanza seccato.]
NipPop: Noi pensiamo che forse dovrebbe cercare di portare la sua pellicola al di fuori del Giappone!