Anche questo mese il NipPop Book Club si è riunito per parlare di noir giapponese. Giovedì 14 novembre assieme agli ospiti della serata, abbiamo discusso di uno degli autori più conosciuti della letteratura moderna giapponese, Tanizaki Jun’ichirō, e del suo intrigante romanzo Nero su bianco.
Ancora una volta insieme
L’attesissimo secondo incontro del book club targato NipPop si è tenuto come sempre presso La Confraternita dell’Uva, dove tra bicchieri di ottimo vino e spritz noi di NipPop abbiamo passato una piacevole serata in compagnia dei numerosi partecipanti.
Come sempre c’era in prima linea Paola Scrolavezza, professoressa di letteratura giapponese presso l’università di Bologna e curatrice di NipPop, che assieme ai nostri ospiti ha chiacchierato, riso e discusso di Nero su bianco. Un romanzo noir del 1928 di Tanizaki Jun’ichirō, edito per la prima volta in Italia da Neri Pozza Editore (edizione 2019), nella traduzione di Gianluca Coci.
L’estetica dell’ombra
Tanizaki Jun’ichirō è uno di quegli autori giapponesi che non hanno bisogno di presentazioni per quanto sono famosi e conosciuti non soltanto nella madre patria ma anche all’estero. In Italia il nome, grazie alle numerose traduzioni di diverse sue opere, è associato a una particolare sensibilità estetica.
La concezione artistica di questo scrittore infatti vede la narrativa come strumento in grado di dare libertà all’immaginazione e creare così mondi dove la verità si può celare dietro il silenzio, dietro le ombre. Non è quindi strano che Tanizaki abbia rappresentato una voce controcorrente ai suoi tempi, prendendo le distanze dai canoni dello shishōsetsu – il romanzo-confessione, la forma letteraria dominante della narrativa giapponese moderna – e prediligendo le sperimentazioni narrative. La bellezza secondo lui risiede nella tensione tra fiction e realtà: la finzione deve essere il centro del racconto, deve essere sempre accattivante e capace di creare trame interessanti.
Tanizaki e lo hanzai mono
Tanizaki non è uno scrittore di gialli e pochi lo assocerebbero con il genere hanzai mono – romanzi del crimine – ma diversamente da quello che un lettore italiano può pensare questo autore non è affatto estraneo al genere poliziesco, nel quale si è a lungo cimentato durante il suo periodo giovanile. Il romanzo giallo è usato da Tanizaki come espressione del suo interesse riguardo l’intreccio narrativo e la costruzione romanzesca. Influenzato dal decadentismo e dai maestri del mistery come Edgar Allan Poe, lo scrittore giapponese si avventura negli abissi della mente umana, studiandone le perversioni, i desideri sessuali e la pulsione verso il male. In tale contesto Nero su bianco si presenta come un esempio affascinante della sua produzione crime fiction.
Dentro la mente di Mizuno
Come in La strana storia dell’isola Panorama di Edogawa Ranpo – il libro che ha inaugurato il nostro NipPop Book Club – anche il protagonista di Nero su bianco è uno scrittore scapestrato e inaffidabile: Mizuno, che all’inizio del romanzo è folgorato dal panico quando si rende conto di aver commesso un errore durante la stesura del suo ultimo racconto.
Infatti nel manoscritto intitolato Fino a uccidere un uomo – una storia incentrata sull’ossessione di uno scrittore per la realizzazione dell’omicidio perfetto – ha scritto il vero nome della persona che ha ispirato la vittima fittizia: Kojima, un redattore dall’aspetto insignificante che Mizuno conosce nella vita reale e per cui nutre un fastidio immotivato.
A causa di questo semplice refuso, dovuto alla disattenzione, affiora in lui la paura che qualcuno possa davvero attuare il delitto da lui inventato, uccidere Kojima nello stesso modo descritto nel racconto e poi incolparlo. Così inizia per il lettore un viaggio nella mente di Mizuno, il quale sembra costantemente immaginare scenari improbabili ed essere vittima delle sue paranoie, non riuscendo quasi più a distinguere realtà e finzione. Nel corso del libro ritroviamo elementi tipici della scrittura di Tanizaki: le ossessioni erotiche e distruttive, il fascino irresistibile di una femme fatale, il feticismo, la passione per il cinema e il voyeurismo.
Una discussione accesa
Nero su bianco ha lasciato indubbiamente una forte impressione tra i lettori presenti al nostro book club, molti sono stati gli spunti di discussione forniti dal romanzo: a partire dal protagonista Mizuno, che ha diviso i partecipanti. C’è chi ha espresso un giudizio favorevole nei confronti di questo personaggio nevrotico, che, pur muovendosi in modo sconclusionato e goffo, in qualche modo ha un suo perché e si può considerare dinamico. Altri invece hanno trovato difficile vedere lati positivi nella sua personalità un po’ troppo meschina – non ha alcuna remora a imbrogliare gli altri per il suo tornaconto – ed è stato definito quasi una macchietta ridicola, con le sue paranoie e ossessioni.
In molti si sono chiesti perché i fatti immaginati da Mizuno nel suo racconto dovrebbero realizzarsi nella realtà: Su cosa si fonda la sua paura? Una risposta potrebbe essere il fatto che Tanizaki, con intento ironico, abbia associato lo scenario alla retorica del romanzo-confessione. I lettori nel romanzo avrebbero potuto identificare l’assassino del racconto con Mizuno, perché nella realtà i lettori giapponesi erano abituati ad associare i personaggi degli shishōsetsu, caratterizzati da dettagli auto-referenziali e dal realismo a tutti i costi, agli autori stessi. In tutto questo si denota la maestria di Tanizaki nel saper giocare tra la scrittura e la realtà.
Nero su bianco è un romanzo noir che può non piacere a tutti, perché il piacere della sua lettura – forse prendendo esempio proprio dal padre del noir giapponese Edogawa Ranpo – non sta nella risoluzione di un caso o nello scovare il colpevole, ma nello studio attento e intrigante della psiche umana, in cui realtà e finzione si mescolano costantemente.
La serata si è conclusa con saluti, ringraziamenti per la partecipazione e un promemoria per il prossimo appuntamento di NipPop Book Club: mercoledì 11 dicembre alle ore 19:00, sempre presso La Confraternita dell’Uva, in compagnia questa volta di Matsumoto Seichō e della sua opera La ragazza del Kyūshū.