Continuano le proiezioni dedicate alla filmografia del regista Obayashi Nobuhiro con School in the crosshairs (Nerawareta gakuen 大林宣彦), conosciuto anche come The aimed school, considerato uno tra i film più rappresentativi della scena cinematografica giapponese di fantascienza degli anni 80 del secolo scorso.
Realizzato nel 1981, due anni prima di The woman who leapt through time, il film è tratto dal romanzo omonimo di Taku Mayumura del 1973. Sulla scia delle produzioni che vedevano protagonisti i vari idol del periodo – questo sarà il primo di una lunga serie per il regista – e presentavano i giovani attori in modo piuttosto sessualizzato, la storia racconta la vita di una normalissima ragazza delle superiori di nome Yuko, che scopre di avere dei poteri psichici soprannaturali. La studentessa si troverà, quindi, ad affrontare situazioni al limite dell'assurdo, in cui addirittura degli alieni arriveranno sulla terra per trasformare la piccola società della sua scuola in un regime dittatoriale, per poi passare a conquistare la Terra.
Una riflessione interessante quella proposta da Obayashi e una critica velata alla società giapponese, in cui il senso del dovere e il rispetto delle regole vengono portati all'estremo e trasformati in una prigione per l'individuo.
Nonostante la regia sia troppo lenta e frammentata, fatto che rende difficile seguire la trama (il montaggio sembra richiamare la struttura narrativa dei manga, con stacchi o tagli netti in alcune scene, oltre a soffrire per la mancanza di un chiaro nesso causa-effetto in altre), il film dopo i primi 35 minuti in cui non succede praticamente nulla, esplode in un tripudio "iperpop" di effetti speciali, con innesti animati, compositing forzati ed effetti dai colori kitsch e pulsanti.
Le pellicole di Obayashi costituiscono un ottimo esempio della produzione cinematografica giapponese parallela a quella classica di fantascienza animata (a partire dai tanto amati "robottoni"), e hanno influenzato in modo significativo tutta la filmografia sci-fi occidentale: come ricorda Mark Schilling, infatti, «gli appassionati considerano da molto tempo il Giappone una superpotenza del cinema di fantascienza, soprattutto per un sottogenere, i film di mostri, e per un personaggio, Godzilla. In realtà, i film di fantascienza giapponesi degli anni Cinquanta e Sessanta, affollati di razzi spaziali, UFO e vari tipi di armi e gadget esotici, saranno pure stati ispirati ai film sulle invasioni aliene di Hollywood, ma il loro stile unico, la loro energia e la loro immaginazione hanno influenzato non solo registi e animatori giapponesi, ma anche le loro controparti in tutto l'Occidente».