Lo scorso 25 marzo si è tenuto presso il Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Moderne di Bologna l’incontro con la mangaka Kan Takahama dedicato alla sua ultima opera pubblicata in Italia, Il Gusto di Emma.
Dietro le quinte di un’opera tutta al femminile
All’incontro hanno partecipato Asuka Ozumi, publishing and licensing manager di Dynit Manga, la nota fumettista Sara Colaone, Giuliana Benvenuti e Rita Monticelli, entrambe docenti presso l’Univesità di Bologna, esperte di media e di donne.
Un’opera a tre mani
Il Gusto di Emma è un’opera che nasce dalla mente di tre donne: Emmanuelle Maisonneuve, Julia Pavlowitch e Kan Takahama. La mangaka si è occupata delle tavole e del riadattamento dell’opera in chiave manga.
Durante l’incontro Kan Takahama ci ha spiegato in dettaglio l’intenso e minuzioso lavoro dietro i due volumi.
Un’opera fusion
Il tutto è nato dalla proposta di un’azienda francese la quale ha chiesto alla mangaka di occuparsi di una peculiare figura professionale: l’ispettore della guida Michelin. Messa in contatto con Emmanuelle Maisonneuve, una delle prime donne a svolgere questa professione, è iniziato un intenso lavoro per creare la figura di “Emma”, personaggio ispirato direttamente all’ispettrice francese. L’ispettore Michelin è una professionale enigmatica e avvolta nel mistero, nonostante ciò l’autrice racconta sollevata di non aver ricevuto proteste né di avere dovuto affrontare alcun problema di tipo legale. In Giappone l’opera è stata pensata per essere pubblicata a puntate di circa venti pagine ciascuno sul settimanale della nota casa editrice Kōdansha.
Il processo di creazione dell’opera
Per prima cosa, spiega Kan Takahama, per ricreare al meglio ambientazioni e cibi si è largamente documentata recandosi in Francia, assaggiando personalmente i piatti e visitando i ristoranti stellati che la protagonista giudica nell’opera. Lavorando a distanza, anche l’utilizzo di internet attraverso guide e portali online, si è rivelato indispensabile. Le due autrici francesi si sono occupate invece della sceneggiatura del fumetto, inviando la bozza e numerose foto campione per aiutare la mangaka.
Una volta disegnato, ogni episodio veniva poi spedito in Francia per l’approvazione definitiva da parte delle due autrici prima della pubblicazione effettiva.
Un ritratto realistico
L’autrice spiega più volte durante l’intervista di aver cercato di realizzare un ritratto il più veritiero possibile alla reale Emmanuelle Maisonneuve, sottolineando che se ci si imbatte per caso in un ristorante in una donna di simili fattezze, occhiali rossi e sguardo arguto, è possibile che sia proprio l’ispettrice.
Una donna in un ambiente maschilista
Durante l’intervista la mangaka sottolinea più volte l’importanza di mostrare una figura femminile all’interno di un mondo, come quello dell’alta cucina, dominato in gran parte da uomini. Emma è un personaggio forte, domina la scena e la storia, condividendo il ruolo di protagonista insieme allo squisito cibo che ci viene mostrato. I personaggi maschili, come il fidanzato, sono presenti ma quasi di contorno. L’autrice spiega come intenzionalmente non sia esplicitato il periodo preciso in cui l’ispettrice ha lavorato, ma si può intuire che si tratta dei primi anni Duemila. Rispondendo alle numerose domande racconta che effettivamente qualcosa dall’epoca in cui è ambientato il manga è cambiato per quanto riguarda la condizione lavorativa femminile sia in Francia che in Giappone.
Un’opera dei sensi
Un’interessante intervento è stato fatto dalla fumettista Sara Colaone, la quale durante la lettura è riuscita ad immedesimarsi completamente nella protagonista. L’opera ha suscitato in lei la voglia di provare e assaggiare i piatti presentati. L’autrice stessa ha dichiarato che, anche una volta conclusasi l’opera, oltre a frequentare di tanto in tanto ristoranti stellati, osserva gli ambienti, le portate e il servizio con l’occhio critico di Emma. La lettura è gradevole e l’occhio non rimane di certo deluso dalla bellezza delle tavole. Il manga, completamente a colori, ha un tratto semplice, colorato e fresco, che invoglia il lettore.
Donne che ispirano donne
L’autrice racconta di aver tratto ispirazione da varie opere passate che vedono protagoniste delle donne. La più celebre forse è la figura di Nadia, protagonista della serie anni ’90 Il Mistero della Pietra Azzurra (Fushigi no umi no Nadia). L’autrice, allora ragazza, era rimasta colpita da Nadia, personaggio così peculiare per la televisione nipponica del periodo. Pelle scura e personalità risoluta. Con Il Gusto di Emma ha voluto sottolineare l’indipendenza di una giovane donna che riesce a far valere i propri ideali e la sua attività in una professione tacitamente non inclusiva nei confronti del genere femminile.