Una taverna multicolore, aperta senza distinzioni o pregiudizi a chiunque voglia trovare un riparo.
Yarō Abe, classe 1963, debutta nel mondo del manga nel 2003, grazie alla vittoria al concorso “Nuovi talenti” della Casa editrice Shōgakukan. La sua passione per il fumetto nasce negli anni universitari, che trascorre a Waseda, ed esplode dopo che ha lavorato per oltre vent’anni in un’agenzia pubblicitaria. È solo nel 2006 che pubblica La taverna di mezzanotte, opera che lo ha definitivamente consacrato come uno dei mangaka più interessanti degli ultimi anni.
La taverna di mezzanotte, in giapponese Shinya Shokudō 深夜食堂, appare in Italia nel luglio del 2020 ed è il primo di 23 volumi (ancora in corso), pubblicato nella linea Aiken da Bao Publishing. L’edizione Bao raccoglie due volumi originali alla volta con una cadenza d’uscita semestrale. Inoltre, l’opera è stata anche trasposta in una fortunata serie tv targata Netflix intitolata Midnight Diner: Tokyo Stories di cui potete leggere la recensione sul nostro sito.
Come viene anticipato nel titolo, nel manga sono racchiuse storie ambientate a Tōkyō che trasportano il lettore in un mondo intimo, reale e malinconico, ma dove resta viva una sottile vena di umorismo molto nipponico. Infatti, nascosto tra i vicoletti di Shinjuku esiste un piccolo ristorante, La taverna di mezzanotte appunto, aperto da mezzanotte fino alle sette del mattino. Un locale tranquillo, pervaso da un'atmosfera familiare dove i clienti arrivano alla ricerca di un posto accogliente e caldo dove condividere le proprie storie. Il cibo è l’indiscusso protagonista che unisce e intreccia le vite di tutti i frequentatori e che li sprona, spesso inconsapevolmente, a parlare di sé.
Yarō Abe apre la porta della taverna al lettore, lo invita a sedersi al bancone assaporando una varietà di cibi in compagnia dei più disparati avventori e dello chef: una persona semplice e introversa di cui non conosciamo il nome, ma che aiuta il lettore a integrarsi all’interno di questo luogo aperto a tutti. Un’esperienza che chi legge sente viva sulla propria pelle, un viaggio tra i ricordi di persone sconosciute, tra ricette e tradizioni diverse, tra le vite che animano la notte e che danno a ogni giorno un sapore nuovo.
Il suo menù offre solo un piatto, ma chi ci va sa che lo chef cucinerà qualunque cosa i clienti gli chiedano, se ha a disposizione i giusti ingredienti.
Questa è la politica aziendale del nostro chef: cucinerà qualunque cosa gli venga chiesta a patto che abbia tutti gli ingredienti o che gli vengano portati direttamente dai clienti. In sua compagnia, mentre lo osserviamo preparare minuziosamente la cucina, assistiamo all’arrivo delle prime persone che donano vivacità alla lunga notte, le cui ore sono continuamente scandite dal riecheggiare di un orologio.
Tra promesse non mantenute, cuori infranti, tradimenti, lutti, violenze conosciamo pian piano ogni personaggio. È il caso di Ryū, il capo di una banda criminale, amante dei würstel rossi che condivide ogni sera con Kosuzu, direttore di un gay bar. Due personalità così diverse che però vengono unite da un piatto. Così succede anche a Marilyn, la spogliarellista, che incontra Kimi, un uomo timido e geloso, davanti a una costardella al sale, e i due finiranno per unirsi in una relazione. Ma questo ristorante è anche un luogo che ricongiunge vecchie conoscenze e dà la possibilità di emergere a nuovi talenti: è il caso di Saya, cliente abituale, che sotto gli occhi di tutta la taverna subisce violenze dal compagno. Proprio qui oltre a trovare un aiuto nei clienti, rincontrerà il fratello che le salverà la vita. Ancora, Miyuki Chidori una giovane cantante di enka (genere di musica leggera in voga tra gli anni ‘50 e ‘80) che lo chef ospiterà nel locale organizzandone l’esibizione in modo tale che possa raggiungere il successo.
Davanti a piatti tradizionali come la zuppa di germogli di bambù, l’inarizushi, gli yakisoba in salsa, e a piatti bizzarri come il manzo alla Stroganoff, gli spaghetti Napolitan o i tramezzini all’uovo, ci confrontiamo con storie e personalità del tutto differenti. Non mancano gli stranieri che entrano nella taverna spesso accompagnati da una persona del posto: Furio, un napoletano che ordina un piatto di spaghetti chiamato Napolitan, tipico a Yokohama, del quale non può più fare a meno; Peter, uno studente Erasmus dalla Germania, che assaggia le salsicce di pesce. Ma tra i clienti troviamo anche spogliarelliste, gay boys, studenti, professori, taxisti, artisti, dottori e pornodivi. Una taverna multicolore, aperta senza pregiudizio a chiunque voglia trovare un riparo.
Yarō Abe ci descrive con sincerità la realtà della vita quotidiana, dalle piccole sfide come quella di mettersi a dieta, a quelle più grandi come la lotta contro una malattia. Con altrettanta semplicità e accuratezza disegna le vicende, suddivise in capitoli che prendono il nome del piatto che li caratterizza. La prima pagina in carta serigrafata nasconde la taverna avvolta nella notte, in seguito alcune pagine a colori che aprono la scena calando il lettore all’interno di questo posto magico, e poi i colori scompaiono lasciando il posto a pagine in bianco e nero intervallate da una pagina completamente nera: rappresenta un orologio, che ricorda al lettore che tutto ciò che accade, accade la notte.