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Japanese Heels – L’iconoclastia del presente: divagazioni a proposito di Murakami Ryū

Pensieri, parole, visioni, fragili come i più sottili e slanciati dei tacchi a spillo. Una rubrica firmata M.me Red. Non era il rumore di un aereo. Era il ronzìo di un insetto che mi volava dietro l’orecchio. Più piccolo di una mosca, l’insetto mi ha girato per un po’ davanti agli occhi, poi è scomparso in un angolo della stanza buia. Sul tavolino bianco rotondo che riflette la luce del soffitto c’è un posacenere di vetro. Dentro si consuma una sigaretta lunga e stretta, sporca di rossetto sul filtro. Sul bordo del tavolo c’è una bottiglia di vino a forma di pera; sull’etichetta è disegnata una donna bionda con un grappolo d’uva in mano, che si riempie la bocca di chicchi. Anche sulla superficie del vino dentro al bicchiere si riflette tremolante la luce rossa del soffitto. Le gambe del tavolino affondano e scompaiono nella lana folta del tappeto. Di fronte c’è un grande specchio. La donna che vi sta seduta davanti ha la schiena imperlata di sudore. (Murakami Ryū, Blu quasi trasparente, incipit)

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Japanese Heels – Il grido muto: Una storia crudele di Kirino Natsuo

Pensieri, parole, visioni, fragili come i più sottili e slanciati dei tacchi a spillo. Una rubrica firmata M.me Red. Il colore di M.me Red è indubitabilmente il rosso, ma non un rosso qualunque: quella particolare sfumatura di rosso cupo, con una punta di noir. Un colore che ben si addice a una delle mie scrittrici preferite, Kirino Natsuo – definita da Daisuke Hashimoto “l’unica vera voce innovativa della letteratura giapponese degli ultimi venti anni” – e a uno dei suoi maggiori successi, Una storia crudele.

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