NipPop

Loli-moe dal Giappone agli Stati Uniti: dal j-art pop all’east-coast hip pop

Il nuovo video di Pharrell Williams It Girl ha sollevato critiche e curiosità nel panorama mondiale della musica. C'è chi lo considera “an animated epic”, chi lo ha definito “Pokémon-inspired”, chi invece lo ha trovato inquietante. Ma cosa avrà mai di speciale? Il punto è che questo video nasce dall’incontro tra l'hip-hop americano e il mondo degli otaku giapponesi: la protagonista infatti è una ragazzina animata dagli occhioni grandi e dolci. E i co-direttori e gli artisti che hanno collaborato alla realizzazione sono il designer Fantasista Utamaro e il misterioso pupillo di Takashi Murakami , Mr. , che ha collaborato anche a una mostra dello stesso Murakami nel 2001, Superflat, seguita dalla fortunata Little Boy nel 2005. Lo stesso Mr., in un'intervista del 2007 , si definisce un lolicon: “Ho sempre amato i manga, sin da quando ero piccolo. Ma durante il liceo ho cominciato a sviluppare il mio lato più artistico, non volevo più limitarmi a leggerli, i manga. Mi imbarazzava molto essere un otaku. In Giappone ci sono molti otaku che hanno il ‘complesso di Lolita’ (lolita complex) e, quando frequentavo il liceo, uno di questi ha ucciso quattro ragazze. Anche io avevo lo stesso complesso – ce

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Con l’anima del riso. Variazioni e sensazioni

"Milano per due giorni capitale del sakè". Dovrebbe incominciare così un articolo che si rispetti sul Festival del Sakè organizzato il 20 e 21 settembre dall'associazione La Via del Sakè nei chiostri austeri, mondani e modaioli dell'Umanitaria, in pieno centro. 

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Intervista a Jake Adelstein

Per gentile concessione di Jake Adelstein Intervista a Jake Adelstein, giornalista e scrittore. Autore di Tokyo Vice. An American Reporter on the Police Beat in Japan (USA, 2009 – Italia, Einaudi 2011). Libro di memorie ma soprattutto storia mozzafiato sugli intrecci tra yakuza, crimine, politica e giornalismo. Che adesso diventa un film con Daniel Radcliffe Estroverso, ironico, disponibile. Se si fanno due chiacchiere – via web – con Jake Adelstein nessuno s’immaginerebbe mai che dall’altra parte dello schermo c’è uno dei più coraggiosi reporter degli ultimi anni, autore di un interessantissimo romanzo di memorie che racconta gli intrecci tra yakuza, crimine, politica e giornalismo. Grazie alle sue inchieste Adelstein è riuscito, infatti, a mettere sotto scacco Tadamasa Goto, pericoloso boss della yakuza (la mafia giapponese) e a decretarne la fine. Per riuscire a strappargli un’intervista lo inseguiamo – virtualmente – per mezzo modo: Usa, Giappone, Londra. È un periodo intenso per Adelstein. Il suo libro Tokyo Vice. An American Reporter on the Police Beat in Japan, bestseller uscito negli USA nel 2009 e pubblicato in Italia nel 2011 da Einaudi, sta per diventare un film che avrà come protagonista Daniel Radcliffe. Le riprese inizieranno a breve. “È un progetto che

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Cosa sono davvero i ninja?

Che cosa pensiamo quando sentiamo la parola "ninja"? Probabilmente la prima immagine che ci viene in mente è quella di uomini vestiti di nero, con maschera e cappuccio, che lanciano shuriken saltando e arrampicandosi tra i tetti e spariscono dietro a nubi di fumo. Sono personaggi che ancora oggi riscuotono molto successo, anche grazie ad opere come Naruto.

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Tottoro? Fa il bigliettaio…

Cronaca di una giornata al Ghibli Museum Non so se è stato un colpo di fortuna che ci ha permesso di riuscire a prendere i biglietti per il museo con un breve anticipo, a confronto dei mesi di attesa indicati dal sito internet, o il fatto che comprarli direttamente in Giappone al konbini è più veloce ed è un metodo che non tutte le persone interessate a visitare il museo conoscono, fatto sta che siamo riuscite a prendere i biglietti a solo due settimane dalla partenza. Per una persona che ama i film dello studio Ghibli, andare nel museo di Tokyo è un'esperienza bella e divertente. È un mondo a parte, separato dalla realtà. Nel momento in cui si entra sembra quasi di essere dentro a uno dei film dello studio, in uno di quegli edifici un po' strani che sono tipici di molte delle opere prodotte.

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Il design responsabile di Takayuki Hori

Il design è certamente un mezzo espressivo impiegato da alcuni esseri umani per rendere più bella e comoda la vita di altri esseri umani. A costo di essere provocatoriamente ingiusti, potremmo spingerci tanto lontano da dire che il design serve a rendere più appetibili le forme dei prodotti allineati sugli scaffali di negozi e ipermercati, a Milano come a Tokyo. Prodotti che, una volta utilizzati o danneggiati, sono invariabilmente destinati a essere buttati, rendendo forse più appropriata, per il contesto sociale affermatosi nel dopoguerra, in Italia come in Giappone, la definizione “società dei rifiuti” che non “società dei consumi”. Le conseguenze ambientali sono sotto gli occhi di tutti. 

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