NipPop

Uno sguardo in generale al fandom del visual kei

27 Novembre 2014
Stefania Viol

Una rubrica tutta dedicata al visual kei , a cura di Stefania Viol.

Il fandom giapponese del visual kei presenta delle peculiarità proprie al fenomeno che difficilmente si ritrovano all’interno di altri generi musicali. Infatti, oltre al fan ordinario, cioè quello che non va oltre il normale ciclo di consumo del prodotto musicale e delle attività a esso connesse, solitamente si incontrano altre tre tipologie: il giji renai taipu 擬似恋愛タイプ, l’otaku おたくe il naritai zoku なりたい族. Il giji renai taipu, letteralmente “tipologia pseudo-amore”, indica una cerchia di fan che provano un sentimento vicino all’amore nei confronti dei musicisti, che saltuariamente sfocia in episodi di oikake 追いかけ (stalking) e nel fenomeno delle grupie.

Questa tendenza, presente anche in altre scene del mondo del rock e nel mondo degli idol giapponesi, viene spesso interpretata dagli studiosi che si approcciano al fenomeno come la risposta a un disagio sociale vissuto da una ridotta fascia di ragazzine che non riescono a instaurare un rapporto positivo con la propria sessualità e, conseguentemente, con quella maschile: il visual kei e le sua rappresentazioni di genere allargate attirano queste adolescenti desiderose di trovare un modello maschile alternativo e ideale, libero dai paradigmi convenzionali. Per otaku si intende invece quella parte del fandom che sfocia nel fanatismo: persone che non si limitano al consumo ossessivo di musica e alla frequentazione di eventi, che portano al fenomeno del collezionismo di CD e goods, ma cercano anche di ottenere informazioni sulla vita privata dei membri delle loro band preferite. Questa tipologia di fan è per certi aspetti vicina alla terza e ultima categoria: i naritai zoku, traduzione giapponese del termine inglese “wannabe”. Comprende tutti quegli individui che si realizzano mediante l’imitazione ossessiva dei musicisti delle band visual kei ed è la tipologia più caratteristica del movimento, in quanto ad essa si riconducono due fenomeni peculiari di questo fandom, che analizzeremo nella prossima puntata di questa rubrica: le kosupure shōjo コスプレ少女 e i ban’yaro shōnen バンやろ少年, i due volti rispettivamente femminile e maschile del naritai zoku. Analizzando queste due tipologie di naritai zoku, è molto interessante notare come, nonostante il visual kei sia un movimento che ingloba tratti provenienti sia dalla sfera del gender maschile (musica rock), sia da quella femminile (cura estetica), i fan tendono ad attenersi ai modelli di genere tradizionali. Infatti, pur cercando di identificarsi nel movimento, il processo mediante il quale raggiungono il loro scopo è diverso, concentrato di volta in volta su simboli maschili o femminili: i ragazzi pongono al centro del loro interesse la musica, prendendo a modello band dal sound e dalla tecnica di alto livello, le ragazze i costumi, il trucco, le acconciature, rifacendosi agli artisti che presentano un look più ricercato e originale. Ne deriva che il potenziale sovvertimento degli stereotipi di genere proposto dal visual kei finisce quasi per annullarsi all’interno del suo fandom, vista la tendenza ad attenersi a quella che socialmente viene considerata l’appropriata sfera di competenza del proprio sesso. I fan dunque difficilmente esprimono la propria identità di genere mediante un’immagine transgender, ma selezionano dal movimento quegli elementi che più sono congeniali alle loro caratteristiche di gender.

Se il visual kei appare dunque come un movimento innovativo, non sembra ancora capace di spezzare il binomio di genere tradizionali. Dalla nascita di questo filone del rock giapponese, a trarre maggiore vantaggio è la sfera maschile, in quanto riconquista degli elementi come il trucco e la cura della persona che, con l’affermarsi della società patriarcale, erano andati persi. Al contrario, nonostante sia innegabile che il visual kei ha facilitato la frequentazione della scena rock da parte delle donne, mentre in precedenza la loro partecipazione ai concerti era fondamentalmente limitata ai casi in cui accompagnassero degli amici o i fidanzati, la controparte femminile non vede allargarsi le possibilità socialmente riconosciute al proprio gender, e il numero di ragazze membri di una rock band continua a non aumentare. Tramite il cosplay, le fan possono avere l’illusione di diventare un tutt’uno con l’artista e di condividerne l’identità, sperimentando così il mondo del rock: tuttavia, queste ragazze rimangono, forse inconsapevolmente, chiuse in una comunità tutta femminile, lontana da quella che è l’attività sulla scena di questo genere musicale.

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