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Un giorno di ceramica

13 Aprile 2016
Guendalina Fanti

In questo periodo non ho scritto molto, mi spiace. Ma il fatto che non abbia tempo non è la causa principale! In concomitanza con la fine del semestre a scuola, ho iniziato a fare qualche baito, lavoretti part-time (un po’ più di quanto previsto) e quindi per questo mese ho principalmente studiato e lavorato. E mangiato. Potrei stilare la top ten dei miei errori al lavoro o parlarvi della scuola, ma non adesso. Ora vi parlo di qualcosa di un po’ artistico: la ceramica.

Una cosa che mi piace tanto del Giappone – e in particolare di Kyōto – è l’arte tanto diversa dalla nostra che si respira nell’aria. Quando passo davanti al negozio che fabbrica ombrelli tradizionali (ne sono rimasti solo due), quando vedo i ventagli, i kimono, le scatole laccate e i paraventi… Mi incanto. Mi sembra che il gusto estetico sia diverso dal mio e all’inizio tutto mi appariva troppo semplice o troppo decorato, non trovavo una via di mezzo!

Lo stesso vale per la ceramica: se una ciotolina era tutta scura non le davo importanza, cercando piuttosto un’alternativa più colorata, piena di fiori ad esempio. Un ciotola tutta nera mi sembrava uno spreco.

Invece stando qui, sto cominciando a capire che tutto ha un peso e un significato. I colori, le sfumature, le forme.

Ho provato a fare ceramica per la prima volta in vita mia e ho capito quanto lavoro ci sia dietro un piccolo oggetto.

Mi ci ha portato una signora che ho conosciuto in un giardino a ottobre. Ogni tanto pranziamo insieme e, quando la sono andata a trovare a Kobe, mi ha regalato una ciotolina fatta e dipinta da lei. Mi è piaciuta talmente tanto che ho buttato lì un “mi piacerebbe provare!”. Detto fatto. La volta dopo mi ha portato direttamente a casa del suo maestro di ceramica e abbiamo passato il pomeriggio a fare ciotoline (le mie abbastanza storte!)

Ne ho fatta una “a mano libera”: doveva essere robusta e cicciotta ai lati così da risultare confortevole alla presa. Poi ne ho fatte alcune con il tornio (e con l’aiuto del maestro). Qui sotto le prove:

Si creano le forme, poi si lasciano asciugare per un pochino. Si limano per perfezionarle, quindi si mettono in forno a 800 gradi centigradi per 8 ore circa. Questa è la prima fase di cottura e si chiama suyaki 素焼き. Quando si tolgono dal forno si lasciano raffreddare e poi si ricoprono con uno smalto che si chiama yūyaku 釉薬 , in poche parole si ricoprono di vernice. A seconda dello smalto che si applica il colore finale risulterà differente. Infine si mettono di nuovo nel forno a una temperatura che raggiunge i 1300 gradi centigradi per 13 ore circa.

Le ciotoline hanno una forma diversa a seconda dell’utilizzo.

Questo vaso a fiori me lo ha fatto il maestro. Devo metterci dentro uno o due fiori colorati che troverò sul fiume Kamo. Aspetto con ansia lo hanami per portare a termine la missione!

Cosa mettereste voi in questa ciotolina blu? Io ammetto che avevo pensato agli orecchini… invece… è destinata al sake!

Questa invece è per il tè! Cosa ne dite del colore? A me all’inizio non convinceva tanto, ma secondo i miei amici giapponesi era uno tra i più belli!

Uscita dalla casa del maestro di ceramica (a due passi dal Kiyomizu-dera) mi sono diretta verso Gion, per aspettare il tramonto…. No, per prendere la metro e andare al baito!

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