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Kuniyoshi – Il visionario del mondo fluttuante

14 Dicembre 2017
Davide Borgna

 

Dopo il successo dello scorso anno con la mostra dedicata ai maestri pilastri del movimento artistico dell’ukiyo-e (mondo fluttuante) – Hokusai, Hiroshige e Utamaro – Milano si tinge nuovamente dei colori del Sol Levante, ospitando la personale mostra dedicata a Utagawa Kuniyoshi, secondo la critica l'ultimo esponente della corrente artistica, per la prima volta presentato in Italia al Museo della Permanente, in via Turati, fino al 28 Gennaio.


Sono 165 le opere esposte, realizzate con la tecnica della silografia policroma – in giapponese nishirie – e provenienti dalla collezione privata di Masao Takashima. Suddivise in cinque sezioni, ognuna di queste è dedicata a un tema specifico: beltà, paesaggi, eroi e guerrieri, animali e parodie, gatti.  L'ultima sezione in particolare è dedicata alla passione dell'artista per i felini da compagnia.

L'universo femminile – beltà

A partire dalla prima stanza veniamo catapultati nell'universo femminile dell'artista, i cui tratti sono molto vicini a quelli di Utagawa Toyokuni, di cui fu allievo, e di Kunisada, specializzati nei ritratti degli attori kabuki. Kuniyoshi iniziò a ritrarre le donne solo a partire dagli anni '30, fresco del successo ottenuto dalle sue prime stampe dedicate ai guerrieri, i musha-e. Le donne di Kuniyoshi appartengono ai più svariati ranghi sociali, dalle geisha alle prostitute più dissolute dei quartieri di piacere, fino ad arrivare alle donne comuni, come le madri colte nei momenti della quotidianità. I soggetti rappresentati negli aiban (un tipo di formato 22.5 x 34.5 cm) sono caratterizzati da linee semplici, ma decise, che riescono a imprimere un movimento che le rende più reali rispetto ai ritratti realizzati dagli altri maestri dell’ukiyo-e.

Paesaggi e vedute – paesaggi

Dopo esserci abituati alla visione di cortigiane e donne di ogni genere, ci ritroviamo nella seconda sezione, dedicata ai passaggi. A prima vista, si può notare una impostazione stilistica ed estetica differente da quella di Hokusai e Hiroshige, a seguito dell’assimilazione di tecniche compositive occidentali, per lo più europee, derivate dalle incisioni e dalle calcografie, al tempo molto note nell'ambiente degli artisti nipponici. Tali influenze, riscontrabili nella cura dei dettagli – le nuvole, il fumo, le pieghe e le ombre delle vesti, o semplicemente i giochi di luce e ombra – conferiscono alle opere un effetto iperrealistico.

Miti, eroi e guerrieri/ Gli eroi del Suikoden – eroi e guerrieri (parte 1)

Lasciandoci alle spalle le ambientazioni paesaggistiche, accediamo alla terza sezione, dove il maestro riesce ad esprimere al meglio il proprio genio attraverso i ritratti di attori (yakusha-e) e di eroi e guerrieri (musha-e), oltre a quelli di personaggi storici del passato o mitologici. La sua capacità di reinterpretare racconti tramandati nel tempo grazie alle opere teatrali e in particolare al kabuki sotto forma silografica, mostra quanto profondamente la sua formazione sia legata alla scuola Utagawa. Nonostante ciò, Kuniyoshi rivela uno sguardo diverso, originale, da cui scaturiscono immagini complesse riconducibili al concetto occidentale di horror vacui.

Inoltre, minuziosi particolari compongono le scene, abitate da entità orrifiche e mitologiche ma anche da figure umane, come il leggendario samurai Miyamoto Musashi ad esempio, intento ad affrontare, brandendo soltanto una katana, una balena gigante, o come Takiyasha-hime che risveglia uno scheletro gigante per combattere l'eroe Mitsukuni.

Miti, eroi e guerrieri/ Gli eroi del Suikoden – eroi e guerrieri (parte 2)

L'improvviso successo di Kuniyoshi arrivò grazie alla seconda ristampa di 108 eroi del popolare Suikoden, noto con il titolo di Suikoden del nostro Paese, pubblicata con l'aiuto dell'editore Kagaya.

I personaggi rappresentati erano tratti dal romanzo cinese Shuihuzhan, portato in Giappone nel XVIII secolo, dove ottenne notorietà proprio grazie al lavoro svolto dallo stesso Kuniyoshi. Gli eroi erano dipinti in modo da coglierne il carattere sia fisico che psicologico, senza dimenticare le abilità marziali. Un'importante novità rappresentava l'introduzione dello horimono, il tatuaggio, che rendeva riconoscibili i singoli personaggi, i cui soprannomi si rifacevano appunto agli elementi della natura che ognuno di loro portava tatuato.

Giochi e parodie – animali e parodie

Nuova sezione, nuovo cambio di soggetti: il gioco diventa il tema principale.

Considerato l'Arcimboldo del Giappone per le sue creazioni simili a puzzle di figure umane, non si ha certezza del fatto che fosse stato effettivamente influenzato dal pittore italiano, anche se al tempo le incisioni europee erano ben note nell’arcipelago. Se nella sezione “Eroi e guerrieri” Kuniyoshi riesce a esprimere al meglio il proprio genio, qui troviamo invece il suo vero mondo, quello umoristico e giocoso. Una dimensione parallela dove trova massima espressione nei giga, le caricature, e nei kage-e, i giochi di ombre. Creatività e abilità tecnica che si ritrovano nelle parodie dei soggetti più in voga al tempo, di cui abbiamo già parlato in precedenza, qui impersonati da animali, passeri, volpi, rane o anche tanuki. Il geniale utilizzo degli animali antropomorfi era necessario per superare la censura parte delle riforme Tenpō, che colpiva la produzione di ukiyo-e.

I gatti di Kuniyoshi – i gatti

In quest'ultima parte, notiamo il forte interesse dell'artista nei confronti dei felini sulla base delle silografie prodotte durante la sua intera carriera. Molti sono gli aneddoti legati a questa sua passione. Ad esempio Yoshimune II raccontava che suo padre, allievo di Kuniyoshi, gli aveva riferito che il maestro era sempre circondato dai gatti e che in casa teneva un butsudan, un altarino funebre, dedicato ai suoi felini defunti, con annessa tavoletta funebre. Un altro aneddoto, invece, racconta che il maestro chiese sempre al suo allievo di chiamare un prete buddhista per dare al suo gatto nero, morto da poco, il nome postumo e tumularlo, ma dopo avere ricevuto i soldi per quella commissione, quegli preferì spenderli a Yoshiwara, il quartiere di piacere, venendo per altro poi scoperto.

A parte questi piccoli aneddoti, scegliendo i gatti come protagonisti nelle proprie tele Kuniyoshi replica scene di beltà, giocando spesso e volentieri con i motivi decorativi dei kimono o del mobilio che rimandano ai cibi preferiti dei felini, o propone caricature e imitazioni di attori del teatro kabuki, o ancora gioca con proverbi, ossimori e grafiche, per esempio spiegando i proverbi attraverso l'impiego dei gatti.

Se apprezzate il Giappone e l'arte in generale, vi consiglio di approfittare di questa opportunità, soprattutto perché parliamo di un inedito in Italia. Non ve ne pentirete. Potreste perdervi in ogni sua opera, nell'ammirare i soggetti rappresentati, e magari sorridere dell'eccentricità di questo suo mondo fluttuante.

 

 
 
 

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