Vivere solo nell’attimo presente…provare piacere solo a ondeggiare,
ondeggiare senza curarsi neanche un po’ della miseria che ci guarda in faccia…
essere come una zucca galleggiante sulla corrente di un fiume :
questo è ciò che si chiama ukiyo.
La frase dello scrittore Asai Ryōi, autore dello Ukiyo monogatari, accoglie i visitatori all’interno della sala dove sono state esposte 29 opere del maestro Utagawa Kunisada, meglio conosciuto come Utagawa Toyokuni III, appartenente al movimento artistico dello ukiyo-e.
Palazzo Poggi, in collaborazione con il “Centro Studi d’Arte Estremo-Orientale” e la “Fondazione del Monte”, ospita per il 2017-18 una mostra, suddivisa in tre esposizioni distinte secondo un itinerario cronologico, dedicata all’artista nipponico. A partire da sabato 16 dicembre fino a mercoledì 28 febbraio, si potrà visitare la seconda parte, nella “Sala di Arte Orientale”.
Al contrario dei colleghi Hokusai, Hiroshige e Kuniyoshi, che nel corso del tempo hanno ottenuto notevole successo anche all’estero con le proprie opere xilografiche, Kunisada non ha avuto la stessa fortuna, in quanto gli studiosi del XIX secolo vedevano nella sua arte una forma di degenerazione decadente, non solo nei colori, ma anche nella rappresentazione delle stampe teatrali e delle belle donne.
Allievo di Utagawa Toyokuni, leader nel campo delle stampe teatrali, Kunisada sviluppa tuttavia uno stile personale, all’epoca all’avanguardia, riuscendo in breve tempo a superare per fama il proprio maestro. Il suo genio artistico affronta molti aspetti del teatro kabuki, legati soprattutto all’attività frenetica degli attori sia in scena che nella quotidianità, rappresentandoli a mezzo busto o a figura intera, collocati su uno sfondo brillante in pose ed espressioni di forte intensità, che provocavano nel pubblico presente un prevedibile applauso.
Nello stesso periodo, Kunisada iniziò a dedicarsi alla rappresentazione del mondo femminile, dando vita a veri e propri capolavori. Ciò che caratterizza maggiormente queste opere è la vitalità con cui presentano i soggetti in differenti situazioni, dalle più umili alle più rituali, come la cura del maquillage.
Inoltre, non vi è alcuna distinzione di rango sociale. Come venivano ritratte le mogli dei samurai o le donne del popolo, allo stesso modo non era difficile trovare immagini di grandi cortigiane o prostitute. Queste ultime, a differenza di quelle rappresentate dagli altri maestri, tipiche del distretto di Yoshiwara, lavoravano in bordelli senza licenza governativa.
Le ragazze scelte da Kunisada, invece, provenivano dalla zona Fukagawa, ed erano note per i loro talenti artistici e la loro raffinatezza. Il realismo, che il maestro offriva, nasceva dalla sua capacità di raffigurare con verosimiglianza i gesti più naturali e di ricostruire l’ambiente attraverso gli oggetti.
Nell’arco di due decenni, Kunisada è riuscito a imporsi in questi due campi, divenendo leader indiscusso nelle stampe teatrali, ma nelle raffigurazioni delle donne ha dovuto condividere il podio con Keisai Eisen e Utagawa Kuniyoshi. In seguito, la figura femminile, interpretata dagli onnagata, si evolvette ulteriormente in una figura irrigidita e semplificata di bassa statura, con la testa grande, il collo grosso e le spalle curve. Questo uso faceva riferimento all’ambiente malsano dove vivevano e ai nuovi canoni in voga al tempo, ma si trattava di un modello poco femminile, presto abbandonato per fare posto a figure più snelle.
La carriera di Kunisada si tinse di novità quando si approcciò a nuovi soggetti, i guerrieri eroici, i musha-e, e i paesaggi.
Ciò che impegnò maggiormente il maestro, insieme alle stampe, fu l’attività di illustratore di libri popolari, tra cui possiamo ricordare il romanzo parodistico di Ryūtei Tanehiko Nise Murasaki inaka Genji (‘La falsa Murasaki e il Genji campagnolo’), divenuto famoso grazie alle sue illustrazioni. Accanto a questa importante produzione, bisogna menzionare anche libri contenenti ritratti di attori e libri erotici, quest’ultimi destinati alla vendita ai privati, spesso appartenenti all’alta aristocrazia, come si evince dai materiali utilizzati nella realizzazione.
Il periodo storico in cui visse l’artista coincise con un momento molto critico, segnato dalla crisi del paese che portò il governo Tokugawa ad attuare editti che danneggiarono non solo l’attività teatrale ma anche il mondo dello ukiyo-e. Al contrario di note personalità come Kuniyoshi che, avendo infranto tali decreti, furono arrestati, Kunisada, nonostante la collaborazione con Ryūtei, ne uscì indenne adeguandosi alle norme governative, che apportarono modifiche importanti alla sua produzione. Le figure degli attori e delle prostitute furono bandite completamente, rimpiazzate da soggetti morali, nello specifico quelli che esaltavano le virtù confuciane. Questo tuttavia non lo fermò, perché ricorse a varie strategie per non incorrere in eventuali censure, come l’utilizzo di donne e attori nelle vesti di famosi personaggi storici o leggendari. In aggiunta, tali lavori non si limitavano alle canoniche dieci stampe, ma venivano stampati in oltre cento copie, rilegate in appositi album, come il Tōkaidō gojūsan tsugi no uchi ( ‘Le cinquantatré stazioni del Tōkaidō’).
Questa in particolare fu considerata una novità per l’epoca, perché vi erano rappresentati attori a mezzo busto su uno sfondo paesaggistico. Il successo fu enorme e portò a creazioni analoghe, basti pensare alla parodia felina proposta da Kuniyoshi.
Nonostante le piccole dimensioni della sala, l’esposizione è molto interessante e vi garantisce un piccolo assaggio della tecnica che Kunisada ha sviluppato durante tutto l’arco della sua carriera.