Per la prima volta in versione digitale, il Far East Film Festival si apre domani presentando tantissimi titoli asiatici d’eccezione.
Domani, 26 giugno 2020, prende il via la 22° edizione del Far East Film Festival, che quest’anno sarà tutto virtuale. Ad inaugurare il festival il film sudcoreano The House of Us, diretto da Yoon Ga-eun.
Le pellicole giapponesi che parteciperanno al FEFF22 sono undici, a cui se ne aggiungono altre quattro del maestro Watanabe Hirobumi: al regista infatti è dedicato uno spazio a parte, per poterne celebrare a pieno il talento.
Alle ore 15:00 di domani verrà trasmesso il primo film giapponese, One Night (Hitoyo ひとよ) di Shiraishi Kazuya: un dramma che racconta la storia di una madre che ritorna dai figli, ormai adulti, quindici anni dopo averne ucciso il padre, e affronta tematiche quali la violenza domestica e l’emancipazione femminile.
Sabato 27 giugno, alle 11:30, potremo seguire i-Documentary of the Journalist (i-Shinbun Kisha Dokyūmento i-新聞記者ドキュメント) del regista Mori Tatsuya. Il documentario segue la vita della controversa giornalista Mochizuki Isoko durante i primi mesi del 2019, quando ha provocato il governo diffondendo notizie che i politici non volevano fossero rese pubbliche.
Nella giornata di domenica, sarà possibile guardare due film di produzione giapponese: colorless (Sarugaku-chō de Aimashō 猿楽町で会いましょう) di Koyama Takashi e Dance with Me (Dansu Uizu Mī ダンスウィズミー) di Yaguchi Shinobu. Il primo, trasmesso alle ore 15:00, tratta di un amore tra giovani, ma discostandosi dalla tipica love story romantica alla giapponese. Il secondo, alle 17:30, è una commedia musicale che prende vita in un noioso ufficio fra impiegati e dirigenti.
Si comincia la nuova settimana con A Beloved Wife (Kigeki Aisai Monogatari 喜劇 愛妻物語) di Adachi Shin, una commedia romantica che si snoda fra i litigi di una coppia sposata.
Martedì 30 giugno, guarderemo insieme My Sweet Grappa Remedies (Amai Osake de Ugai 甘いお酒でうがい), diretto da Ohku Akiko, il racconto della vita di una donna sulla quarantina, non sposata e senza figli. La particolarità sta nel fatto che essa non rappresenta lo stereotipo della vecchia zitella: non ha gatti e, soprattutto, non è disperata!
Si prosegue, il giorno dopo, con Labyrinth of Cinema (Umibe no Eigakan: Kinema no Tamatebako 海辺の映画館 キネマの玉手箱) di Obayashi Nobuhiko, film con un forte messaggio antibellico che però, grazie ai toni comici e sfacciati, non risulta per niente politicizzato o pessimista.
Alle ore 11:30 del 3 luglio, ci faremo una risata con la commedia Romance Doll (Romansu Dōru ロマンスドール), della regista Tanada Yuki, ambientata in un laboratorio di bambole gonfiabili.
Sabato 4 luglio sono in programmazione ben tre film giapponesi. Minori, on the Brink (Ojōchan お嬢ちゃん), di Ninomiya Ryutaro, mette in scena la realtà del femminismo oggi, la lotta e la protesta senza paura contro i soprusi e il maschilismo. Wotakoi: Love Is Hard for Otaku (Wotaku ni Koi wa Muzukashii ヲタクに恋は難しい), di Fokuda Yuichi, è la storia d’amore tra due otaku in un effervescente musical comico, mentre l’ultimo film della giornata è #HandballStrive (#HandoZenryoku #ハンド全力), di Matsui Daigo, che vede il confronto tra la vita digitale e quella analogica, vera, in un liceo giapponese.
I quattro film di Watanabe, in ordine di uscita al Far East Film Festival, sono: I’m Really Good (Watashi wa Genki わたしは元気), incentrato sull’infanzia, Cry (Sakebigoe 叫び声), uno spaccato di vita reale, Life Finds a Way (Futsu wa Hashiridasu 普通は走り出す), film semi-autobiografico e, infine, Party ‘Round The Globe (Chikyū wa Omatsurisawagi 地球はお祭り騒ぎ), che racconta la vita di due fan sfegatati dei Beatles.
Il film con cui si concluderà l’edizione digitale del Far East Film Festival 2020 è Better Days del regista cinese Derek Kwok-cheung Tsang.
Vi è venuta voglia di scoprire con noi il cinema asiatico? Fatecelo sapere nei commenti!
Fonte: Far East Film Festival