Venerdì 11 dicembre alle ore 18.00, in diretta streaming sui canali ufficiali di NipPop, si è tenuto il primo incontro del nostro ciclo Trasformazioni – il Giappone in movimento. L’evento, curato da Paola Scrolavezza, ha visto la partecipazione del celebre giornalista e yamatologo Pio d’Emilia, una vera e propria eccellenza dell’informazione italiana, che ci ha guidati in un viaggio nel Giappone di oggi, a pochissimi mesi dalle dimissioni del suo Primo Ministro più longevo, Shinzō Abe.
Il Giappone post-Abe: tutto come prima?
Profonda solidarietà con l’ex Primo Ministro più longevo della storia giapponese, ritiratosi dalla scena politica principalmente per motivi di salute: fin dall’età di diciassette anni convive infatti con una grave forma di rettocolite ulcerosa, alla quale aveva fatto riferimento già in occasione delle sue prime dimissioni, nel 2007, poco dopo la sconfitta dell’LDP alle elezioni della camera alta della Dieta. Le sue condizioni di salute sono incompatibili con il forte stress al quale i recenti avvenimenti nazionali e internazionali l’hanno sottoposto. Pio d’Emilia sottolinea come tuttavia queste dimissioni abbiano rappresentato un passaggio di fatto unicamente formale e un evento già precedentemente annunciato, ma che si sarebbe dovuto verificare solo a valle dei giochi olimpici. Per via del rinvio di questi ultimi, tuttavia, Abe non ha potuto far altro che passare anticipatamente il testimone a Yoshihide Suga, il suo fedele e altrettanto longevo Segretario generale di governo, che già durante la sua prima conferenza stampa da Primo Ministro ha mostrato l’intenzione di mantenere un’evidente continuità con la linea politica del suo predecessore. Secondo Pio d’Emilia, infatti, il Giappone guidato da Suga non sarà altro che il Giappone guidato da Abe, con tutti i difetti politici, economici e sociali che ne conseguono, come il mancato aumento dei salari e la gestione piuttosto incerta della pandemia. Una successione dunque estremamente lineare, che non ha destato grande scalpore né sorpresa, soprattutto in Giappone, dove da tempo i cittadini si relazionano al panorama politico quasi come se avessero inserito una sorta di “pilota automatico”, per citare il nostro ospite che ha infatti ribadito come la politica non faccia assolutamente parte degli argomenti di attualità ai quali i giapponesi amano solitamente dare spazio.
A pochi mesi dalle dimissioni di Abe: alcune considerazioni sul passato, presente e futuro del Giappone
In seguito agli interventi e alle domande dei nostri ascoltatori, il dibattito si è poi ampliato a importanti riflessioni sul rapporto complesso e intricato tra tutto ciò che passato, presente e futuro del Giappone rappresentano oggi. Un insieme di considerazioni e prospettive stimolanti attraverso le quali Pio d’Emilia ha saputo abilmente guidarci. Dalle politiche di certo poco solidali dell’amministrazione Trump nei confronti del governo Abe alla nuova leadership di Suga, che non sembra però farsi portavoce di una visione innovativa, specie se parliamo di politica estera, passando per il rapporto viscerale del popolo giapponese con l’Articolo 9 della Costituzione – attraverso il quale il popolo giapponese rinuncia alla guerra come diritto sovrano della nazione – e per lo storico accordo RCEP (Regional Comprehensive Economic Partnership), un accordo di libero scambio, che conta tra i firmatari anche Cina, Corea del Sud e Australia. Altrettanto interessanti anche le considerazioni su una possibile rielezione di Suga – a proposito della quale d’Emilia si definisce piuttosto incerto, in particolare per via dei nodi politici, economici e sociali ancora irrisolti legati alla questione Olimpiadi e Covid-19 – e l’opinione del giornalista sul giovane Shinjirō Koizumi, figlio dell'ex primo ministro Jun'ichirō Koizumi, che dal settembre 2019 ricopre la carica di Ministro dell'ambiente. Quest’ultimo è stato descritto da d’Emilia con parole piuttosto dure: “un ragazzino viziato che non ha mai organizzato un comizio per conquistare il suo sedile, la cui statura politica non è un granché, specie se consideriamo i suoi sforzi piuttosto vani per rendersi la figura politica ideale agli occhi delle nuove generazioni”. A tale proposito, il giornalista fa uno specifico riferimento al periodo di paternità che il giovane Ministro dell’ambiente ha trascorso insieme alla moglie, la quale, così come molte altre donne giapponesi, ha in seguito dichiarato di aver vissuto questa esperienza in modo decisamente negativo.
Che ne sarà del nucleare?
D’Emilia si ritiene fiducioso riguardo alla già precedentemente annunciata uscita del Giappone dal nucleare, che secondo il giornalista sarà confermata e portata avanti anche sotto il nuovo governo Suga. In quanto “paese intelligente e progredito”, così come la Germania, il Giappone intende lasciare il nucleare in maniera graduale e, nonostante alcune mancanze relative alla riconversione del sistema di produzione energetico, il giornalista ci ha ricordato che esiste attualmente, a quasi dieci anni dal disastro di Fukushima, un solo impianto attivo in tutto il territorio nazionale.
Tra le personalità politiche da sempre critiche nei confronti del nucleare, i nostri ascoltatori hanno ricordato Taro Yamamoto, che d’Emilia ha affermato di aver apprezzato soprattutto durante i primi anni della sua carriera politica. Il giornalista ha infatti descritto la sua ammirazione per l’attore e politico giapponese in occasione della consegna di una lettera aperta all’Imperatore emerito Akihito, con la preghiera di occuparsi della questione Fukushima e di riaccendere la consapevolezza nazionale sulla questione del nucleare. D’Emilia lo descrive come “un giovane colto e capace di ascoltare”, ma non nasconde la perplessità in merito ad alcune recenti scelte dai toni populisti che potrebbero sottolineare l’assenza di una linea decisionale e di un impegno concreti riguardo a temi sociali fondamentali come le pari opportunità.
Olimpiadi e Covid-19
Un altro importante nodo politico e amministrativo che il Giappone di oggi dovrà presto nuovamente affrontare riguarda senza dubbio i Giochi olimpici. E mentre la scelta di tenere o meno questi ultimi dipende da decisioni umane, non possiamo fare a meno di ricordare che la pandemia rimane attualmente una variabile ancora imprevedibile. “Sento diversi colleghi che tendono a inserire la questione Olimpiadi e la questione Covid-19 in un unico calderone e, molto spesso, non vengono fatte distinzioni nemmeno in riferimento alla gestione della pandemia da parte dei diversi paesi asiatici. Credo che questa visione sia profondamente superficiale. Mentre paesi come la Cina e la Repubblica di Taiwan hanno gestito l’emergenza, non possiamo affermare lo stesso del Giappone. Non perché quest’ultimo nasconda i morti, ma perché dall’inizio della pandemia non si effettuano più di ventimila tamponi al giorno su tutto il territorio nazionale e i positivi asintomatici non vengono per questo pressoché mai rilevati”. Volendo poi esaminare in maniera più approfondita il futuro dei prossimi Giochi olimpici, d’Emilia ha aggiunto: “è importante considerare che le decisioni non dipendono esclusivamente dal CIO (Comitato Internazionale Olimpico) o dal governo giapponese: il Covid-19 condiziona in primis le varie Federazioni olimpiche nazionali, dunque gli atleti, i veri protagonisti dei Giochi. Si dovrebbe inoltre probabilmente ricorrere a stadi virtuali e ad altre restrizioni che non gioverebbero a una manifestazione del genere, senza considerare tutti i vari problemi relativi alle qualificazioni, che già da tempo gettano gli atleti in una condizione di totale incertezza. I costi per il primo rinvio sono stati di circa tre miliardi di dollari, ma potrebbero aumentare considerevolmente nel caso di una futura gestione azzardata nel 2021, fino a rappresentare una vera e propria catastrofe economica”. Alla luce di queste considerazioni, d’Emilia resta convinto del fatto che il Giappone dovrebbe preventivamente rinunciare allo svolgimento dei Giochi già in questi mesi. Giochi che, ribadisce, “non rappresenterebbero affatto ideali di rinascita e ricostruzione”.
Il recente aumento dei suicidi, della violenza domestica e dei divorzi
Dopo esserci occupati di argomenti più strettamente legati all’ambito politico e amministrativo, ancora una volta grazie al contributo degli ascoltatori la nostra diretta si è focalizzata su alcune delle questioni sociali più attuali e drammatiche che interessano il Giappone di oggi: l'escalation dei suicidi, della violenza domestica e dei divorzi. Come sia Pio d’Emilia che la nostra Paola Scrolavezza hanno più volte sottolineato, si tratta di temi molto seri, riguardo i quali non possiamo far altro che provare a formulare considerazioni e risposte non esaustive, dall’esterno, senza perdere di vista alcune differenze culturali e sociali. In particolare, la visione giapponese dell’atto stesso del suicidio e di ciò che esso rappresenta, e l’assenza di supporto sociale e solidarietà da parte dello stato per quanto riguarda le patologie legate alla depressione – termine tecnico che i giapponesi rifuggono perché ancora troppo legato all’idea di pazzia, preferendo la metafora “raffreddore dell’anima” – e le problematiche relative alla disparità di genere. Per illustrare al meglio come i giapponesi sono soliti relazionarsi a queste problematiche sociali, il giornalista ci ha poi raccontato un episodio che lo ha colpito nel profondo. Una sera, passeggiando per le strade di Shibuya, ha scorto tra le varie bancarelle un’insegna con la scritta “Siediti che parliamo gratis”. La presenza di un servizio simile, ci porta a una riflessione su un aspetto tipico della cultura nipponica: la condivisione di difficoltà e problemi personali con i propri famigliari o i propri amici non è infatti una consuetudine, bensì un gesto percepito come negativo nei confronti di persone care, che non si desidera in nessun modo appesantire. Diventa perciò evidente come in una situazione così complessa quale quella attuale, la pressione possa spesso diventare eccessiva, nello showbusiness – da sempre considerato tra i più duri al mondo – così come nella sfera privata, specie per le donne, spesso costrette a portare il peso della gestione della famiglia e, nei casi più estremi, vittime di violenze domestiche. Di una gestione famigliare così complessa fanno poi ovviamente parte i figli e, come sottolineato dalla nostra Paola Scrolavezza, anche nel campo dei diritti dei minori il Giappone è arrivato molto in ritardo. Basti pensare che il concetto stesso di “violenza sui minori” non esisteva fino ai primi anni del Duemila.
La società giapponese: un passo avanti rispetto alle sue istituzioni
Al termine del dibattito, affrontiamo un’ultima curiosità dei nostri ascoltatori: ci sono novità per la comunità LGBTQ+ in Giappone dal punto di vista legislativo? Pio d’Emilia sottolinea la grave mancanza da parte delle istituzioni giapponesi nell’esprimersi ufficialmente in merito, e ironizza: “persino noi catto-giudaico-cristiani col Papa in casa siamo riusciti a darci, dopo vari tentativi piuttosto zoppicanti, uno straccio di legislazione per i matrimoni tra persone dello stesso sesso”. Poi aggiunge: “il Giappone non riesce invece a prendere per le corna questo aspetto, nonostante la società giapponese sarebbe da tempo pronta a cambiamenti legislativi a favore di questa comunità”.
Ringraziando ancora una volta Pio d’Emilia per la sua preziosa partecipazione e gli spunti di riflessione che ci ha fornito sul panorama giapponese attuale, con la sua straordinaria capacità di raccontare e coinvolgere, non ci resta che darvi appuntamento al prossimo incontro del ciclo Trasformazioni – il Giappone in movimento. Durante questo nostro secondo incontro, dal titolo “To the digital observer”, che si terrà il 22 gennaio sempre alle ore 18.00, parleremo con Giacomo Calorio del cinema giapponese contemporaneo attraverso il monitor. Vi aspettiamo in diretta sui nostri canali ufficiali!