Cronaca di una giornata al Ghibli Museum
Non so se è stato un colpo di fortuna che ci ha permesso di riuscire a prendere i biglietti per il museo con un breve anticipo, a confronto dei mesi di attesa indicati dal sito internet, o il fatto che comprarli direttamente in Giappone al konbini è più veloce ed è un metodo che non tutte le persone interessate a visitare il museo conoscono, fatto sta che siamo riuscite a prendere i biglietti a solo due settimane dalla partenza.
Per una persona che ama i film dello studio Ghibli, andare nel museo di Tokyo è un'esperienza bella e divertente. È un mondo a parte, separato dalla realtà. Nel momento in cui si entra sembra quasi di essere dentro a uno dei film dello studio, in uno di quegli edifici un po' strani che sono tipici di molte delle opere prodotte.
Dall'uscita della stazione di Mitaka bisogna prendere la sinistra e seguire il viale attraversato al centro da una lunga fila di alberi, che conduce al parco dentro il quale si trova il museo. La strada da percorrere non è molto lunga, circa 15 minuti a piedi, e oltretutto si è in compagnia di un Tottoro sorridente che vi accompagna lungo tutto il tragitto, indicando quanti metri mancano alla destinazione.
Sempre Tottoro a grandezza naturale, questa volta bigliettaio, accoglie chi arriva. Purtroppo è chiuso dietro un vetro, altrimenti ci si precipiterebbe ad abbracciarlo stretto, come chiunque ami quel film almeno una volta ha sognato di fare.
Una volta entrati dentro al museo non si possono fare foto, anche se ammetto che facendo finta di niente sono riuscita a scattarne un paio.
Nella prima stanza si trovano immagini e riproduzioni in miniatura e meccanizzate dei film. La prima che ci si sofferma a guardare, nascosta in un armadio con tante piccole nicchie, è quella dello studio di Miyazaki, con lui chino al lavoro sulla scrivania, affiancato dai suoi collaboratori. Un grazie silenzioso per i tanti anni trascorsi in quel modo, a creare delle opere che continuano ad emozionare, sorge spontaneo. Alcune di queste riproduzioni sono meravigliose. Come quella in cui uno dei robot del film Il castello nel cielo sembra essere sospeso nel vuoto mente vola sullo sfondo del cielo azzurro, o come quella in cui la più piccola delle bambine de Il mio vicino Tottoro sembra salti la corda, grazie all’illusione ottica creata dalle luci e dalla giostra che gira.
Nel biglietto è compresa la visione di uno dei cortometraggi prodotti dallo studio, noi abbiamo visto Koro no dai-sanpo , la storia di un cucciolo che, vedendo la sua padroncina andare via (per recarsi a scuola), riesce ad aprire il cancelletto di casa e cerca di seguirla, purtroppo perdendo le sue tracce e perdendosi lui stesso.
La visita al museo dura due ore, e il tempo vola veloce. Non c'è una guida o un ordine preciso nel quale visitare le stanze: si può andare dove si vuole, oltre al fatto che nell'edificio ci sono anche delle piccole rientranze nei muri in cui giocare a nascondino, una rampa strettissima di scale a chiocciola che collega i vari piani e che sembra quasi rubata da un vecchio sottomarino, e tante altre attività ludiche – ad esempio si possono muovere manualmente alcune delle scene dei film. Per i bambini è il paradiso. Alcune delle stanze sono arredate come uno studio di lavoro vecchio stile e in esse ci sono decine, se non centinaia, di disegni, bozze e schizzi dei film, ripetuti e perfezionati i luoghi e i volti dei personaggi. In ultimo, uno dei grandi amori dei bambini: il “cat bus” del film Il mio vicino Tottoro a grandezza quasi naturale, sul quale i bambini possono salire e giocare per qualche minuto, controllati ovviamente dallo staff. Dalla sala in cui si trova il “cat bus” si puo' arrivare fino al tetto dove si trova la statua del robot gigante di Laputa, visibile già dal cancello d'entrata, a svolgere il suo ruolo di guardiano del museo come nel film lo era dell'isola in cielo.
Sempre all'ultimo piano l'immancabile negozio di souvenir, dal nome "Mamma Aiuto", con decine di goods dello studio, a partire dai DVD per arrivare alle cartoline, all’oggettistica e ai capi di abbigliamento.
Dovendo scegliere, direi che le stanze con gli schizzi dei film sono quelle su cui mi sono soffermata di più, perché è da quei disegni che ogni opera ha preso vita. È stato bello staccarsi totalmente dalla realtà per un po'.
Se devo trovare una pecca al museo, è il fatto che ci fosse poco o nulla de Il Castello Errante di Howl, e non solo all'interno del negozio di souvenir. Sarà che sono affezionata a quel film, il primo che ho visto. Però escludendo questo “difetto” è stata un'esperienza sicuramente divertente e rilassante, nonostante ci fossero molte persone, e che rifarei assolutamente.