Il taiko è la percussione tradizionale della cultura giapponese, un tamburo in legno ricavato da un unico tronco d'albero, usato anticamente in contesti bellici, culturali e religiosi: il gruppo Munedaiko ci ha accompagnati alla scoperta di questa meravigliosa arte.
Venerdì 30 novembre 2018 i Munedaiko hanno tenuto a Bologna il secondo workshop di tamburi taiko. Durante NipPop 2018 avevamo assistito al loro concerto, rimanendone davvero impressionati: quando si è aperta la possibilità di partecipare a un seminario, spinti dalla curiosità, ci siamo iscritti senza esitazione.
L’incontro si è aperto con una breve presentazione di tutti noi partecipanti, del leader dei Munedaiko, Mugen Yahiro e di Lorenzo Gullotta, altro membro del gruppo. Il maestro ci ha poi spiegato quale sia l’essenza dell’antica arte del taiko, che non può essere ridotta all’aspetto puramente musicale e tecnico: è fondamentale l’intenzione con cui ci si approccia a questa pratica, la cui chiave è la consapevolezza. Essere presenti nel “qui e ora” e consapevoli del proprio corpo fisico è il primo passo per vivere pienamente l’esperienza.
Proprio per questo, come prima attività, siamo stati invitati a fare dei “semplici” esercizi di coordinazione con le mani e con i piedi, che si sono però rivelati complicati da eseguire, perché il sistema nervoso veniva stimolato in modo diverso rispetto a quanto avviene abitualmente nella quotidianità.
Suonare i tamburi taiko, come si può immaginare, richiede anche un grande sforzo fisico, al quale il corpo va opportunamente preparato. Il maestro ha guidato un riscaldamento mirato sui gruppi muscolari che sarebbero stati maggiormente coinvolti: parte addominale e lombare, quadricipiti, spalle e braccia. Un altro aspetto su cui si è soffermato Mugen è la postura: è importante che la schiena sia ben dritta e non arcuata o protesa verso il tamburo, mentre le spalle e le braccia devono restare rilassate. Infatti, l’intensità del suono non è dovuta alla forza impressa dal corpo, ma all’ampiezza del movimento e alla naturale accelerazione del braccio dovuta alla gravità. Anche l’impatto sul tamburo va curato con attenzione, perché deve essere intenzionalmente sfruttato per la risalita del braccio, come se la superficie fosse elastica.
Oltre alla preparazione fisica, chi pratica l’arte del taiko dedica una grande attenzione anche a quella mentale. Prima di iniziare a suonare, ci siamo quindi raccolti in un momento meditativo: il suono di una campana ha aperto la recitazione del Sutra del Cuore, il quale racchiude – ha spiegato Mugen – i principi fondamentali per approcciarsi alla pratica nella maniera più corretta.
Dopo un’ora dedicata alla fase preparatoria, finalmente è arrivato il momento di suonare i tamburi, utilizzando i tre movimenti base che ci ha illustrato Mugen. Ognuno di questi produce un effetto diverso: quello più ampio, di norma, dà il suono più intenso – anche se il maestro ha precisato che non sempre è così – mentre i movimenti di ampiezza minore permettono di realizzare ritmi più veloci.
I tamburi erano disposti in cerchio, Mugen si trovava al centro e ci dava il ritmo da seguire. Una volta che avevamo preso dimestichezza, ci invitava a ruotare in modo che tutti potessimo provare le diverse tipologie di tamburo. Man mano le difficoltà aumentavano: Mugen assegnava ritmi diversi in base al tamburo che suonavamo e faceva dei cenni per indicarci quando l’intensità doveva crescere o diminuire. In questo modo siamo riusciti a creare un intreccio armonico di suoni e ritmi, nonostante fosse quasi per tutti la prima volta.
Questa esperienza è stata per noi molto bella e ci sentiamo di consigliarla, anche se senza dubbio si è rivelata molto faticosa. La cosa che ci ha colpiti di più di questa pratica è che non ha uno scopo puramente performativo, come si potrebbe pensare dopo aver assistito a un concerto. Partecipando al workshop abbiamo potuto capire quanto siano importanti la concentrazione, l’attenzione e la consapevolezza di ogni gesto, che l’approfondimento di quest’arte aiuta a migliorare e ad applicare anche alla vita di tutti i giorni.