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NipPop x FEFF26 – “Moving”: crescere, ma non dimenticare.

3 Maggio 2024
Alessandro Di Vita


Nel panorama del cinema giapponese, pochi sono gli autori capaci di catturare l’essenza dell’esperienza umana con la stessa sensibilità di Somai Shinji. Quest’anno il Far East Film Festival ci porta una versione restaurata della sua pellicola del 1993 Moving (Ohikkoshi).

Renko Urushiba, interpretata da Tabata Tomoko, ha 11 anni, frequenta il sesto anno delle elementari e sembra quasi non accorgersi di tutto quello che succede attorno a lei. Vive una vita tranquilla e spensierata, a scuola ha molte amiche e persino un ragazzo, e quasi ignora il fatto che i genitori si stiano separando.

Tutto cambia però quando suo padre Ken’ichi, interpretato da Nakai Kiichi, amorevole e scherzoso quindi molto lontano dallo stereotipo del padre di famiglia severo e anaffettivo mostrato di solito dai media giapponesi, se ne va di casa in seguito alla separazione dalla moglie.

La madre di Renko, interpretata dalla cantante Sakurada Junko, prova in tutti i modi a vivere in armonia con la figlia, arrivando persino a stipulare una sorta di codice di comportamento madre-figlia. Le cose all’inizio sembrano andare per il meglio, ma quando Ren sente la mamma parlare di divorzio capisce che le cose stanno per cambiare in modo più drastico e definitivo di quello che pensava. Per questo decide di mettere in atto un piano per ricongiungere i suoi genitori, fino ad arrivare, al culmine del film, a organizzare con la carta di credito rubata alla madre una vacanza al lago Biwa, dove una volta erano andati tutti e tre assieme, per rivivere i ricordi di quando erano una famiglia felice.

Qui i tre vivono esperienze che li cambieranno profondamente, fino alla scena più d’impatto della pellicola, dove Ren dopo aver rivissuto un ricordo felice della sua famiglia che gioca sulla riva del lago, riesce a trovare la forza di abbracciare la se stessa del passato e lasciarla andare, realizzando finalmente il suo bisogno di guardare verso il futuro.

Somai non è l’unico nome stellare dietro a questo film, la sceneggiatura infatti è stata scritta da Okudera Satoko, che si è occupata di capolavori come La ragazza che saltava nel tempo di Hosoda Mamoru.

Un incredibile traguardo che questo film riesce a raggiungere a differenza delle miriadi di altre pellicole che portano in scena tematiche simili, come il divorzio e il trauma che ne consegue, è quello di riuscire a rimanere focalizzato sul punto di vista della protagonista, mantenendo un registro per la maggior parte del tempo leggero nonostante la delicatezza dei temi trattati. La pellicola infatti, pur essendo a tratti disorientante, anche nelle scene più cariche di tensione non perde mai quel tocco di leggerezza che rende perfettamente la percezione di una ragazzina preadolescente che affronta un crescendo di esperienze dolenti e traumatiche senza riuscire a comprenderne a pieno il calibro, fino a raggiungere il punto di rottura. Altra sensazione che il film riesce a trasmettere alla perfezione è lo smarrimento della protagonista nel travolgente flusso di cambiamenti che investe la sua vita, come si può notare in tante delle scene dell’ultima parte, dove seguiamo Renko mentre vaga in mezzo ai migliaia di partecipanti a un chiassoso festival: la sua figura solitaria diventa una metafora della solitudine e dell’impotenza dell’individuǝ di fronte al fluire dell’esistenza.

La crescita della protagonista non è innescata da un evento sconvolgente, ma è un processo graduale raccontato con delicatezza lungo tutto l’arco della pellicola. La ragazzina noncurante dell’inizio del film inizia ben presto a sentirsi vicina a una delle sue compagne di classe, trattata da tutti come una reietta, perché vive una situazione simile alla sua, avendo anche i suoi genitori divorziato. Si spinge fino a proteggerla, quasi dando fuoco alla scuola, appena qualche scena dopo. La crescita però non è un percorso affrontato solo dalla protagonista: anche i genitori infatti sono tratteggiati in modo molto approfondito, e si ritroveranno verso la fine della storia trasformati in due persone nuove: il padre si lascerà alle spalle l’alcol, quasi a simboleggiare una più matura assunzione di responsabilità, e la madre si scoprirà più giocosa e meno severa, arrivando infine a realizzare che le colpe della separazione non sono solo del marito.

Nonostante la produzione vanti la partecipazione di nomi famosi, il film è difficile da reperire ed è considerato una pellicola rara: un vero peccato considerando tutto quello che riesce a trasmettere senza rinunciare all’intrattenimento, ed è per questo che lo staff di NipPop ve ne consiglia vivamente la visione.

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