Sabrina Baracetti, direttrice del Far East Film Festival di Udine, incontra lo staff di NipPop per parlare della 20esima edizione della rassegna dedicata al cinema popolare d’Asia. Un’edizione che celebra il passato e guarda al futuro.
NipPop: Il FEFF quest’anno celebra il suo 20esimo anniversario. Cosa si prova ad aver dato vita a un evento che ormai si è consolidato come uno fra i più importanti appuntamenti con il cinema asiatico in Europa?
Sabrina Baracetti: Si prova che quando abbiamo iniziato eravamo molto giovani ad esempio! E poi si sente un senso di responsabilità molto forte nei confronti del territorio, anzi nei confronti dei due continenti. Quest’anno in particolare c’è stato l’effetto anniversario, e tutti i film makers asiatici hanno deciso di venire qui, anche con le loro risorse personali, o coinvolgendo istituzioni governative, cosa che quando siamo partiti accadeva molto più raramente. Anzi dovevamo essere noi ad andare in Asia, per cercare in qualche modo di convincerli a venire. E non è stato facile all’inizio portarli qui, a Udine, in una città che non riuscivano nemmeno a collocare sulla mappa geografica, che non sapevano dove fosse. La frase che ripetevamo sempre era “Venice, it’s near Venice, close to Venice, same airport!” Altrimenti non capivano dove fosse. E soprattutto, non capivano come mai noi fossimo così interessati a un prodotto che dal loro punto di vista era destinato prettamente a un pubblico locale. Se pensiamo per esempio alla commedia, a quando abbiamo presentato Michael Hui, ecco in Asia non credevano di poter avere una chance di presentare quel tipo di cinema a un’audience occidentale e internazionale. Adesso la situazione si è capovolta, nel senso che loro stessi considerano Udine come una piattaforma vincente, di business e non solo. Perché – per fare un altro esempio – non c’era nessun motivo commerciale per cui personaggi come il regista, i protagonisti e i produttori di Steel rain venissero al FEFF dal momento che il film era già disponibile su Netflix: sono venuti per incontrare il pubblico, perché l’incontro col pubblico è essenziale. Fa parte di una strategia certo, ma è anche un’esigenza del regista, per capire se il suo film può essere apprezzato, e in questo senso può diventare un motivo di ispirazione.
NipPop: Il FEFF presenta ogni anno un ventaglio di proposte straordinariamente diversificate sotto il profilo delle cinematografie asiatiche rappresentate e dei generi. Rispetto agli esordi, il metodo di selezione dei titoli da presentare durante il festival è cambiato? E su che criteri vi basate per la scelta?
Sabrina Baracetti: Lo schema e la formula che adottiamo sono sempre gli stessi, perché a Udine non c’è un festival director, si lavora in team, e con un gruppo di consulenti che vivono e lavorano in Asia, e quindi chiaramente vedono anche molti più film di noi. Ci confrontiamo con loro durante tutto l’anno, anche se è a Udine che prendiamo le decisioni definitive.
Il criterio più importante per noi è non avere pregiudizi, anche se chiaramente siamo più focalizzati sul cinema di genere, in qualche modo la nostra specialità. Però se un film è bello, lo scegliamo a prescindere: abbiamo fatto tantissime eccezioni rispetto a una linea ideale legata soltanto ai generi cinematografici. Anche in questa edizione ce ne sono molte: basti pensare a Side Job, oppure anche a Dear Ex [Taiwan 2018, regia di Mag Hsu & Chih-yen Hsu], prodotti che certo non possono essere circoscritti a un’estetica di genere, sono molto più audaci, sono capaci di mescolarsi ai limiti del genere con elementi più autoriali.
NipPop: In questi anni ci sono stati film che avreste voluto proporre o tematiche che avreste voluto trattare, ai quali poi avete rinunciato per qualche motivo? Se sì, quali?
Sabrina Baracetti: Non mi sembra. Chiaramente la parte del leone la fanno le cinematografie produttivamente più forti – Giappone, Corea, Cina – però quest’anno abbiamo voluto spingere il sud-est asiatico, dargli un particolare rilievo. Per esempio con Crossroads: One Two Jaga [Malaysia 2018, regia di Nam RON], che abbiamo proiettato nel corso della serata di apertura, mentre per la chiusura abbiamo programmato una proposta molto ardita, un film indonesiano girato nell’arco di una notte. Siamo molto curiosi di vedere quale sarà il responso del pubblico: è una scelta’ coraggiosa, come del resto lo è il film. Insomma, stiamo cercando di promuovere altre cinematografie oltre a quelle più forti.
NipPop: Al ventennale del FEFF va in scena il futuro, ma come vi immaginate il FEFF40? Ci sono dei progetti idee ora irrealizzabili ma che un domani potremmo vedere al festival?
Sabrina Baracetti: Diciamo che delle linee programmatiche le abbiamo già tracciate quest’anno… fra 20 anni facciamo tutto direttamente online! (ride). Seriamente, le linee programmatiche ci sono già: nei nostri primi 20 anni abbiamo seguito alcuni registi molto vicini alla nostra idea di cinema, ad esempio Hiroki Ryūichi, ma abbiamo dato molto spazio anche a opere prime e seconde – quest’anno ce ne sono 21 all’interno di una selezione di 55 film! È proprio pensando non tanto a quello che è stato ma a quello che verrà, che abbiamo deciso di puntare sulla nuova generazione. Nella storia del FEFF siamo stati e siamo tuttora vicini a determinati nomi, abbiamo costruito delle relazioni con i registi, li abbiamo seguiti come è giusto che faccia un festival. Propone un autore e poi ne segue l’evoluzione. Nello stesso tempo tuttavia sentiamo l’esigenza di avvicinarci alle nuove generazioni di autori, quelle che segneranno i prossimi vent’anni. Per questo abbiamo dato tanto spazio alle opere prime e seconde, formando anche una giuria di tecnici, una vera rivoluzione per noi, visto che il nostro è sempre stato un festival basato sul voto del pubblico. Nel quale continuiamo a credere fermamente, sia chiaro. Altre linee programmatiche interessano sicuramente il discorso del restauro, che abbiamo avviato l’anno scorso, e che per il futuro vorremmo focalizzare sull’opera di Johnnie To, che ha bisogno di essere recuperata.
NipPop: Noi di NipPop ci occupiamo principalmente di Giappone, avete qualche anticipazione su star giapponesi che vorreste portare a Udine?
Sabrina Baracetti: Sicuramente Kiyoshi Kurosawa, è sempre stato un nostro sogno portarlo. E naturalmente Takeshi Kitano, sarebbe bellissimo. E magari Abe Hiroshi e Sakura Ando [già ospite del FEFF17).
NipPop: Qual è stato il film giapponese che secondo lei ha avuto maggior risonanza tra il pubblico e la critica fra quelli proposti in questi vent’anni? E l’ospite più memorabile?
L’ospite è stato senza dubbio Miike Takashi, un delirio… E poi grande successo ha avuto anche l’evento musicale con Joe Isahishi che abbiamo organizzato nel 2015: nel giro di pochissime ore abbiamo venduto tutti i biglietti. Un evento unico. E poi fra gli ospiti l’idol Kazuya Kamenashi: alle sei di mattina avevamo già la fila di fan in attesa fuori dal teatro!