NipPop alla ventesima edizione del Far East Film Festival ha incontrato Ryūichi Hiroki, il regista di Side Job. Hiroki, classe 1955, dopo un esordio nell’industria dei pinku eiga, nel 1994 ottiene la notorietà a livello internazionale con 800 Two Lap Runners. Da allora alterna lavori commerciali (come Kabukicho Love Hotel, presentato al FEFF2015) a progetti più personali, come appunto Side Job (2017), incluso da Kinema Junpo nella classifica dei migliori dieci film dell’anno.
NipPop: Lei è originario di Fukushima: scrivere un libro dedicato al disastro del 2011 e in seguito produrre e dirigere Side Job a distanza di sei anni è stato un modo di rielaborare la tragedia?
Ryūichi Hiroki: Sinceramente, forse dopo sei anni ho trovato una soluzione, una risposta dentro di me. E’ per spiegare questa cosa, la mia sensazione, o meglio la brutta sensazione che ho vissuto nel 2011 subito dopo il grande terremoto, che ho voluto raccontare attraverso il mio film quanto era stata forte la mia esperienza. Era morto mio padre e quel giorno io ero sullo Shinkansen diretto da Fukushima a Tokyo: il treno ovviamente si è fermato, e quella notte ho dormito a bordo. Non sono riuscito a essere presente al funerale. Il giorno dopo ho camminato fino alla stazione più vicina e per fortuna ho trovato una macchina a noleggio, l’ultima rimasta. Sono arrivato, ma purtroppo era già tutto finito.
Il mio compito non è trasmettere la speranza, ma mettere a nudo con sincerità la vita dura, cruda che tutt’ora vivono i sopravvissuti.
NipPop: Nel suo film ognuno dei personaggi affronta il dolore e le conseguenze della tragedia del Tōhoku in modo diverso. Si è ispirato a storie vere oppure solo alla sua esperienza personale?
Ryūichi Hiroki: Alcune storie sono vere, e le ho raccolte dal vivo, intervistando persone reali. Ma per esempio, la vicenda della protagonista, che decide di entrare nell’industria del sesso, non è una storia vera: ho voluto utilizzare questa figura per creare un filo conduttore fittizio. Penso e credo che ci siano davvero persone che hanno scelto di fare questo mestiere dopo il disastro, ed è importante che lo spettatore che vede il film pensi e immagini che forse questo tipo di realtà esiste, succede.
NipPop: La protagonista di Side Job, Miyuki, vive una doppia vita fra Iwaki e Tokyo, e ogni volta che lascia la cittadina per andare nella capitale si trasforma completamente, sia nell’aspetto esteriore che nel carattere. Questo cambiamento può essere letto come una metafora del rapporto complicato fra la provincia di Fukushima, che è stata colpita dal disastro, e le zone più centrali del Giappone?
Ryūichi Hiroki: Sì, in effetti è proprio così. Per questo ho voluto dare tanta importanza nel film al cambiamento delle espressioni stesse di Miyuki nel tragitto da Fukushima a Tokyo.
NipPop: Crede che dopo Fukushima in Giappone ci sia una maggiore coscienza dei rischi che comporta la produzione di energia elettrica attraverso le centrali nucleari? È un argomento ancora discusso o piano piano si sta spostando dal centro dell’attenzione?
Ryūichi Hiroki: In effetti l’attenzione su questo argomento è un po’ in calo. Però l’atteggiamento verso la questione delle centrali nucleari, verso l’impiego dell’energia nucleare sta cambiando, e io spero che l’opinione pubblica cambi ancora di più.
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