Every Day a Good Day (Nichinichikorekojitsu 日日是好日), presentato al Far East Film Festival 2019 e diretto da Omori Tatsushi, è una piccola perla che si concentra con semplicità sulla cerimonia del tè e su come questa riesca ancora a toccare la vita delle persone, ben oltre la riduzione a mera attrattiva turistica.
OGNI GIORNO È UN BUON GIORNO
La trama si avvia a partire dal 1993 e si concentra sulla protagonista Noriko (Kuroki Haru), al tempo giovane studentessa universitaria che ancora non ha trovato la sua strada e fatica a stare al passo con le situazioni. Un giorno la madre della ragazza, invita lei e la cugina Michiko (Tabe Mikako) a frequentare delle lezioni di cerimonia del tè presso la casa dell’anziana signora Takeda (Kiki Kirin).
In occasione del primo incontro a casa della donna, vedono un kakejiku tradizionale che recita “Ogni giorno è un buon giorno”, frase chiave che accompagnerà le due giovani per tutto il film, fino a quando ne comprenderanno il reale significato e l’importanza che può avere nella vita di ciascuno.
Da quel momento in poi inizia il percorso di Noriko e Michiko, che il film segue concentrandosi in particolare sulle vicende della prima nel corso degli anni, toccandone le crisi e le gioie. Noriko, da sempre razionale e calcolatrice, fatica a comprendere il significato dietro alle movenze rituali della cerimonia del tè. Con il passare degli anni, tuttavia, quei movimenti diventano quasi abitudinari per lei, così come la lezione dalla signora Takeda ogni sabato.
CICLICITA’
Da subito, si nota come la linearità della storia è scandita dal susseguirsi delle stagioni: i cambi di scena corrispondono a salti temporali che ci portano da una stagione all’altra, nei momenti in cui le due ragazze apprendono come servire le differenti tipologie di tè e il significato di differenti kakejiku appesi al muro. Alcuni passaggi risultano monotoni, ma il regista è riuscito a far emergere l’unicità di ogni rituale: la cerimonia, per quanto presenti movimenti ripetitivi, non è mai la stessa.
Altro espediente distintivo utilizzato dal regista è quello di inserire qualcosa di diverso in ciascuna delle scene a casa della signora Takeda. Gli errori commessi dalle studentesse sono ogni volta diversi, spesso vengono introdotte nuove allieve, talvolta cambia il contesto come ad esempio nel momento della celebrazione del primo tè dell’anno nuovo. Ma anche in queste piccole diversità è l’elemento della ciclicità la costante, creando un buon equilibrio tra lo sviluppo temporale della storia e una tematica che – troppo insistita – rischia di annoiare lo spettatore.
Noriko e Michiko nella loro quotidianità affrontano quelle che sono le classiche preoccupazioni delle ragazze dalla loro età, dalla difficoltà di trovare un lavoro all’ansia per l’inizio di una relazione d’amore. Ogni loro azione sembra essere guidata da una necessità o comunque da un bisogno profondo di appagamento, soprattutto per quel che riguarda Michiko, mentre Noriko sembra essere sempre un passo indietro rispetto alla cugina, alla perenne ricerca di qualcosa. L’unica costante che riesce a rasserenare Noriko anche nelle crisi peggiori è proprio la certezza della cerimonia del tè.
Questo fattore di calma viene incarnato più concretamente dalla signora Takeda, che si dimostra essere un pilastro nella vita di Noriko e non si fa mai domande sul perché qualcosa vada fatto in un certo modo. Questa sua semplicità la rende una presenza stabile nella vita delle due ragazze che, nel pieno della crescita, si trovano alle prese con situazioni di fronte alle quali sono impreparate.
Qui emerge la differenza tra le due diverse generazioni, ognuna con i propri punti di forza e le proprie debolezze, anche se tutte le vicende umane finisco per fare semplicemente da contorno al tema principale: la cerimonia del tè.
Nel complesso Every Day a Good Day è un film godibile che, nonostante la ripetitività di alcuni elementi, non annoia lo spettatore. La ritualità dei momenti è quasi rilassante, e trasmette a chi guarda l’equilibrio generale che definisce tutta la pellicola. I personaggi non sono eccessivamente sviluppati, ma nonostante questo il film ha una propria personalità che fa emergere come ogni giorno potrebbe davvero essere un buon giorno se affrontato nella giusta prospettiva.
L’elemento tradizionale è inserito armoniosamente in una quotidianità più moderna come quella vissuta dalle due protagoniste Michiko e Noriko, andando oltre la cerimonia del tè come mero tratto culturale e dandole un nuovo valore sospeso nel tempo.