KODO – One Earth Tour 2014 Legend
Quando la percussione diviene arte
Nell’isola di Sado, nella prefettura di Nigata, ha sede la più celebre scuola di arte taiko del Giappone, che ha dato vita nel 1969 al gruppo Ondezoka (鬼太鼓座) e successivamente al gruppo Kodō (鼓童).
Banalmente possiamo pensare che suonare uno strumento a percussione sia un’attività piuttosto statica, in cui il batterista, comodamente seduto, batte i rullanti o la grancassa seguendo uno spartito.
Dopo aver assistito a uno spettacolo del gruppo Kodō durante la tappa milanese (31 Gennaio – 3 Febbraio 2014) del loro ultimo tour mondiale, questa mia convinzione è andata letteralmente in pezzi.
Ciò a cui lo spettatore assiste, infatti, è una vera e propria danza con lo strumento, pervasa di energia e passione, che è riuscita a nobilitare i grandi tamburi taiko che caratterizzano le feste rurali e i riti per il raccolto in Giappone. Rievocando celebrazioni antiche e accostando composizioni moderne, frutto di prestigiose collaborazioni, a brani della tradizione, la loro musica è riuscita a ispirare gruppi di tutto il mondo, tra cui i fondatori del Cirque de Soleil.
Questi pionieri del taiko dimostrano, ad ogni spettacolo, una vigorosa padronanza dello strumento, liberando una forza che può essere lieve o esplosiva, delicata o tonante, ma che, in ogni caso, riesce a coinvolgere lo spettatore divenendo un'esperienza totalizzante.
A rendere maggiormente appassionante la rappresentazione è certamente l’uso di abiti tradizionali e l’interpretazione di celebrazioni rituali come l’ Onidaiko (il battito del demone), in cui, con una danza frenetica, due giovani danzatori/artisti trascendono la loro forma umana fino a diventare semi-dei.
Lo spettacolo portato nel One Earth Tour 2014 Legend consta di sette brani, alcuni composti dal direttore artistico Tamasaburo Bando, mentre altri su base tradizionale, arrangiati dal gruppo.
Nella prima parte dello spettacolo, l’enfasi è posta sul legame tra la natura e il suono del taiko, il cui ritmo può essere addirittura interpretato con dei colori, e, grazie all’accompagnamento di flauti, tamburi hirado-taiko e cimbali, i brani divengono un vero e proprio inno alla vita.
Nella seconda parte, invece, viene dato spazio alla messa in scena di feste tradizionali, come lo Yatai-Bayashi, una celebrazione in cui grandi carri (yatai) vengono spinti di villaggio in villaggio dagli uomini, incoraggiati proprio dal battito potente dei taiko che sono incorporati nella struttura stessa dei carri. Nello spettacolo del Kodō gli artisti utilizzano una strabiliante tecnica di percussione da seduti, riservando tale brano per il gran finale.
La parola giapponese Kodō ha un duplice significato: “battito del cuore”, perché il taiko è come il ritmico battito del cuore di una madre percepito dal bambino quando è ancora nel suo grembo, e “bambino del tamburo” perché la volontà degli artisti è di suonare in maniera semplice, con lo spirito che può avere solo un bambino.
Le date di Milano sono andate tutte esaurite, ed è stata aggiunta una rappresentazione extra, che non ha potuto comunque accogliere tutte le persone che desideravano assistere allo spettacolo. Ma per chi è incuriosito da quest’arte, o per chi desidera rivedere la magia del taiko, ricordo che dal 27 al 30 marzo 2014 il Teatro dell’Arte di Milano ospita un altro membro del gruppo Kodō, Leonard Eto, con lo spettacolo BlendDRUMStheatre#2 – gioia di vivere.
Se nell’immaginario comune la musica di Kodō si identifica con il taiko, è erroneo descrivere i loro spettacoli solo come dei concerti poiché, in realtà, rappresentano una vera e propria performance totale.