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Viaggio a Tokyo

16 Dicembre 2017
Valentina Russo

 

Un viaggio allucinato sulle orme dei grandi autori del fumetto gekiga. Quartieri a luci rosse, foreste dei suicidi, karaoke, manga kissaten, love hotel, templi buddhisti e negozi di jeans. La storia di un paradiso trovato, rinnegato e perduto per sempre.

Viaggio a Tokyo è stato pubblicato nel 2015 da Canicola ed è il primo fumetto di Vincenzo Filosa, fondatore dell’etichetta indipendente Ernest e autore per Canicola e Delebile. Presentato per la prima volta con una mostra al Far East Film Festival di Udine, è da subito segnalato dal critico inglese Paul Gravett tra le 10 graphic novel dell’anno.

Spesso è difficile uscire da un labirinto. E Filosa lo sa bene, perché il suo è un tentativo di rappresentare un’esperienza personale che da semplice viaggio si trasforma in un dedalo di insofferenza. Da Crotone al Giappone: è un volo che supera l’ambizione. È un volo che solo Astroboy può affrontare con coraggio. Per il giovane protagonista è un sogno divenuto realtà.

Eppure le pareti erette tra lui e un mondo così tanto distante da quello da cui proviene lo spaventano, e le espressioni disegnate nelle vignette allo stesso modo ne manifestano il crollo emotivo. わからない(wakaranai = non capisco) è uno stile di vita più che un’espressione.

“Dove vuole arrivare?” ti chiedi leggendo, finchè non inizi a realizzare che se c’è uno scopo in questo fumetto è la ricerca stessa, e arrivato alla fine, dopo aver attraversato incubi allucinati, ti chiederai come hai fatto a uscire inconsapevolmente dal labirinto. Il Giappone si rivela crudo, come un mondo di magnifiche o terrificanti suggestioni.

Tokyo è la grande e meravigliosa metropoli, certo, ma è nei vicoli più nascosti che Filosa ritrova se stesso e l’onestà senza filtri che cerca. E’ fra le pagine di Tsuge Yoshiharu e Tsuge Tadao, nel bar con un amico. Nella brutalità resa dolce dalla quotidianità. E’ come quando ritornando a casa dopo tanto tempo si apprezza anche ciò che fino a quel momento si era disprezzato.

Tra pastiche e citazioni  si stuzzica continuamente la curiosità del lettore a saperne di più sul genere del gekiga (o “racconto di realtà”) che ha ispirato l’autore nella ideazione nella scrittura di questa avventura, e risulta difficile credere che Filosa sia “l’uomo senza talento” che pensa di essere. E’ innegabile che già sfogliando le prime pagine si rimane colpiti dallo stile delle tavole e dal modo in cui, tra note di ironia e tragiche disavventure, emerge l’introspezione psicologica del personaggio (con cui tra l’altro è semplice entrare in empatia!).

Se cerchi anche tu qualcosa e vuoi trovarla, Viaggio a Tokyo è la lettura da portare con te come promemoria del fatto che quello che troverai a destinazione potrebbe essere ben più sorprendente di ciò che ti aspettavi.

 

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