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Tokyo Soundtrack: una musica muta per la fine del mondo

6 Aprile 2018
Martina Zuppa

Quando la musica sarà messa a tacere, quale sarà il tuo canto?

È da qui che comincia il canto, con queste parole Hideo Furukawa consegna nelle mani del suo pubblico il romanzo Tokyo Soundtrack (trad. it. di Gianluca Coci). Un'opera ritmata, intensa e quasi sinfonica grazie alla sua capacità di fondere problematiche dolorosamente concrete e attuali con i moti della psiche, là dove la musica muore e tutto ciò che resta è un canto di rivolta. Cosa può l'uomo di fronte alla crudeltà del presente? Può abbandonarsi e muoversi per inerzia oppure ballare sulle note di un canto che fa tremare la terra dalle fondamenta e descrive i passi dei tre protagonisti di questa vicenda.

Una melodia in tre movimenti

Tokyo Soundtrack è un romanzo che fonde le atmosfere di un mondo avviato verso la distruzione con i toni del realismo magico e dell'introspezione psicologica. Può essere letto, infatti, come la descrizione realistica della nascita di una nuova distopia o come un cammino introspettivo verso la scoperta del sé e della propria identità. In entrambi i casi siamo guidati attraverso la narrazione dalle figure di tra ragazzi:

  • Touta, il bambino che, naufrago su un'isola deserta, costruisce qui il suo regno, ma viene ben presto a contatto con la crudeltà umana e la distruzione che uccide la musica e azzera qualsiasi suono. Nei suoi occhi si riflettono le barbarie che i giapponesi continuano a perpetrare sull'ecosistema. Flora e fauna vengono completamente distrutte dall'azione umana. La sua fuga verso la capitale diviene allora un percorso di ricerca e di immersione in un mondo nuovo. Nella capitale, descritta come un mostro mutante, conosce il popolo degli “irregolari”: clandestini, immigrati, prostitute, stranieri che si muovono guidati dall'istinto di sopravvivenza in un mondo alla deriva.
  • Hitsujiko, la bambina che, abbandonata e ripudiata dalla madre, diviene lei stessa “madre” di molte ragazze che come lei sono state scartate dalla società o si sono volontariamente allontanate da essa. Tutte loro danzano, mettono in moto il loro corpo e con la magia delle loro oscillazioni incantano gli uomini che fino ad allora avrebbero potuto ferirle. Derise e umiliate rinascono dalle proprie ceneri e, come una fenice, cantano in un gesto di estrema ribellione al sistema.
  • Leni, lo straniero, il diverso, il personaggio che più di tutti incarna un ritmo nuovo. Lei è un lui, lui una lei, non fa differenza, non ha sesso, rifiuta qualsiasi definizione perché fin da subito si rende conto che solo vivendo in un limbo tra femminile e maschile può essere sé stesso. È seguendo i suoi passi che riusciamo a scorgere una Tokyo diversa, la Tokyo degli immigrati, dei non-giapponesi, una città dal fascino misterioso e inquietante che nasconde un segreto da svelare e un nemico da sconfiggere.

Sinfonia d'insieme: i temi

Ciò che colpisce della narrazione è la maestria con la quale Hideo Furukawa riesce a districare una trama complessa e a riunirla nel finale. Come un direttore d'orchestra fa in modo che tematiche di notevole complessità vadano a fondersi in un insieme armonico.
Al centro della narrazione:

  • i cambiamenti climatici e i danni che l'uomo ha procurato all'ecosistema. Le stagioni impazzite si riflettono nel canto delle cicale a marzo e in un'estate torrida e interminabile. Le malattie e i pericoli che derivano da questa situazione provocano nella popolazione un senso di insicurezza e disagio che sfocia in un'isteria collettiva;
  • l'arte come strumento di lotta. Il cinema, in particolare, diviene espressione della ribellione. La macchina da presa, come una pistola, cattura e proietta immagini che colpiscono per la forza comunicativa. Immagini così primordiali da non aver bisogno di alcun suono;
  • la liminalità in tutte le sue forme: dalla pluralità sessuale alla capacità di camminare e, nell'atto di camminare, conquistare spazi di conoscenza e osservazione come moderni flâneur;
  • la paura del diverso e le spinte nazionalistiche, l'odio ingiustificato che si trasforma in violenza;
  • la rivolta, la necessità di cambiamento, un cambiamento violento e radicale, quasi distruttivo;
  • l'eros come uno strumento che produce l'unica musica che non verrà distrutta, perché il suono di due corpi che si fondono è portatore di forza vivificatrice.

De plus en plus: lo stile

La caratteristica che più affascina del romanzo è il ritmo della scrittura. Come se ci trovassimo di fronte a uno spartito i tempi si alternano fino a precipitare nel finale. La lunghezza dei capitoli iniziali, in cui la narrazione si concentra sull'infanzia dei protagonisti, viene via via sostituita da altri più brevi e ricchi di avvenimenti, fino ad arrivare ai brevissimi capitoli finali che si alternano in un susseguirsi di immagini velocissime, come istantanei frame che disegnano i movimenti finali della partitura.

Alla fine è solo silenzio

Hideo Furukawa riesce davvero a zittire qualsiasi suono. Parola dopo parola ci coinvolge in una partitura dai toni spettacolari, magici, avventurosi, talvolta drammatici. Della musica non rimane alcuna traccia quando, voltata l'ultima pagina, riflettiamo sull'intera vicenda. La musica viene messa a tacere da eventi drammatici e cantare è l'unico modo per riportarla in vita, ma oggi tutto ciò che riusciamo a fare è riflettere su questa tragedia in silenzio.

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