Architetto di professione, da otto anni Simon Pilling si dedica al commercio di straordinari capolavori di lacca. Lo ringrazio sinceramente per avermi permesso di presentare alcuni suoi pezzi al pubblico di NipPop.
La lacca è parte del patrimonio artistico di molti paesi dell’Asia orientale, da Tōkyō a Rangoon, da Beijing a Bangkok.
Ogni regione ha saputo sfruttare le proprietà di questo materiale per fini pratici; d’altra parte, ogni regione ha saputo anche trasferire la propria sensibilità estetica sugli oggetti rivestiti di resina.
Il Giappone ha espresso le potenzialità della lacca in modo superbo, in una dialettica sempre feconda tra il gusto “nazionale” e gli influssi stilistici esterni, quello cinese in primis. La tradizione degli shikki (oggetti laccati) vanta una lunghissima storia nell’ arcipelago, e sopravvive ancora oggi, all’ inizio del XXI secolo. Inizialmente apprezzati dall’aristocrazia di corte e dal clero buddhista, a partire dal periodo Muromachi (1336-1573) gli shikki iniziarono a essere utilizzati anche dalle persone comuni. Fino alla restaurazione Meiji (1868) i produttori, organizzati in gilde, avevano basato valore e significato della propria opera sul prestigio del committente. Dopo gli sconvolgimenti culturali del Meiji, essi iniziarono a concepire le creazioni come l’ espressione della creatività individuale.
Tale enfasi sulla creatività dell’individuo resta ben presente ancor oggi, negli oggetti straordinari che hanno visto la luce negli ultimi anni del periodo Heisei (1989-)
Questa scatola del 2007 dalla forma irregolare porta il sigillo di Okada Yuji (n.1948), craftman di lunga esperienza che espone regolarmente alla Nitten e alla Nihon Gendai Bijutsu Ten, due eventi importantissimi per le arti tradizionali. Okada ha potuto ottenere la forma organica grazie alla tecnica della lacca secca (kanshitsu), successivamente decorata con un notevole ventaglio di tecniche diverse: makie (base nera con spruzzi d’oro e platino), intaglio di conchiglie e inserimento di altre polveri colorate.
Oggi come prima della modernità, il soggetto favorito dal designer è la natura: due libellule volano una accanto all’altra quasi a voler seguire una scia dorata, ignare del ragno che attende nell’ ombra, sul versante opposto; il tutto al di sopra di un fluire frammentato di conchiglia iridescente. I temi classici della natura e dell’attimo senza ritorno convivono armoniosamente con la forma morbida e inusuale, nel connubio tra passato e presente.
Lo specchio, creato da Wakamiya Takashi (n.1964) nel 2008, riprende un soggetto tradizionale, quello del rapace, che spesso veniva dipinto come simbolo di importanti casate di bushi. A rimarcare il legame con il passato c’è il castello di Himeji, contro lo sfondo di un cielo rosso per il tramonto o per l’infuriare di una battaglia. Anche qui temi tradizionali dialogano con il presente della composizione audace e la resa del cielo naturalistica.
Quella che apparentemente sembra una trousse da viaggio, è in realtà una scatola di lacca piccola e leggera, datata 2013 e firmata Sasaki Gakuto (b. 1983). Un tema caro al giovane designer è l’illusorietà delle nostre percezioni, esplorata attraverso il medium della lacca.
I suoi lavori sono curati in ogni minimo dettaglio, in modo da rappresentare una replica perfetta degli oggetti che vogliono imitare. Solo prendendoli in mano, lo spettatore si rende conto di essere stato ingannato, e non può che sorridere di sé stesso.
Nel 2011 Matsuzaki Tooru (n.1944) ha voluto creare un mizusashi, contenitore per l’ acqua della cerimonia del tè, cercando di trasmettere il sentimento di ciò che è senza tempo fin dalla fase di intaglio: infatti ha ricavato la scatola e il coperchio separatamente da singoli blocchi di legno appartenenti ad alberi vecchi oltre cinquecento anni. La superficie scabra si armonizza con un intaglio volutamente grezzo, impreziosito da grosse pennellate di lacca argentata.
Il pezzo mostra una ruvida eleganza che ben si adatta a una sukiya, la capanna per la cerimonia del tè, ma anche a un appartamento arredato con uno stile minimalista, rendendo possibile l’augurio di Matsuzaki che esso possa durare altri mille anni.