Prodotto e distribuito dal colosso dello streaming Netflix, Ride or Die fa il suo debutto il 15 aprile 2021 come adattamento della serie manga Gunjō, scritta e illustrata da Ching Nakamura, che narra la controversa e morbosa storia d’amore tra Nanae Shinoda e Rei Nagasawa.
Diretto da Hiroki Ryūichi, considerato uno dei cineasti più capaci di rappresentare su pellicola le figure femminili, il film si presenta come un thriller psicologico e al tempo stesso un road-movie sulla falsariga del grande classico Thelma & Louise, ma in stile nipponico.
La storia che Ride or Die ci racconta è fedele al manga, lineare ma al tempo stesso irrisolta. Il tema principale è l’amore omosessuale femminile con un focus particolare su cosa un grande amore può spingere l’essere umano a compiere. Ambientato nel Giappone contemporaneo il film è intriso di alcune delle grandi problematiche sociali della società giapponese come la violenza sulle donne, l’emancipazione femminile, la pulsione al suicidio, la discriminazione e l’angoscioso senso di segregazione che ne deriva.
Le due protagoniste sono Rei e Nanae, due donne che si conoscono al liceo: Rei è perdutamente innamorata di Nanae, si tratta però di un amore non corrisposto e negli anni si perdono di vista. Le loro vite procedono apparentemente perfette, Rei diventa medico chirurgo e convive con una donna mentre Nanae sposa un uomo d’affari molto ricco. Il film si apre in modo cruento, con una scena quasi splatter dove Rei seduce uno sconosciuto in un bar per poi ucciderlo brutalmente a casa di lui. Subito dopo un flashback ci riporta al giorno prima, quando Nanae chiama Rei chiedendole di vedersi. Le due s’incontrano in un hotel ed emerge che Nanae è vittima di abusi fisici da parte del marito. Sofferente e conscia del fatto che l’amica è ancora innamorata di lei le chiede disperatamente aiuto, proponendole di uccidere il marito. Rei accetta (ed ecco svelata l’identità dell’uomo sconosciuto) e per proteggere il suo amore è addirittura disposta ad andare in prigione, ma Nanae le propone invece di fuggire, senza una meta precisa. Ed è qui che comincia un viaggio on the road dalla destinazione ignota, e parallelamente un viaggio psicologico all’interno delle vite delle protagoniste, dove attraverso alcuni flashback che le riportano ai tempi del liceo scopriamo quali eventi le legano ancora oggi in un rapporto morboso fondato sulla manipolazione. Tutto ciò porta Rei a realizzare quanto poco sia bastato per farle mettere in discussione la sua vita così come la sua identità, mentre le convinzioni di Nanae, finalmente libera dalle catene del marito, iniziano a vacillare. Attraverso l’alternarsi di momenti di tensione e attimi di leggerezza che sembrano sfiorare la follia, la storia culmina in un finale quasi catartico dove vedremo l’amore trionfare ancora una volta.
Le capacità di Hiroki Ryūichi di trattare tematiche delicate come la sessualità e di “rappresentare le donne con profondità autentica” (Niels Matthijs) emergono soprattutto nella scelta stilistica. Il regista lascia molto spazio alle attrici e ai loro corpi, testimoni di inquietudini e ingiustizie che le parole difficilmente saprebbero esprimere. Non manca l’erotismo, elemento che dona un taglio passionale alla pellicola, per quanto le scene di sesso non siano molte. Inoltre, l’utilizzo dei flashback arricchisce la storia di dettagli, attesi a volte con impazienza. Lo spettatore quindi si ritroverà immerso in un vortice di emozioni contrastanti per tutta la durata del film.
Il manga è stato pubblicato in Giappone nel 2007 da Shogakukan, mentre il film è attualmente disponibile sulla piattaforma Netflix.