Il rapporto tra corpo e spirito è un tema centrale nei cinque racconti che compongono Body di Nonami Asa, edito in Italia da Atmosphere Libri e tradotto da Daniela Guarino. Queste storie approfondiscono il legame intricato tra l'essenza fisica e quella spirituale, mettendo in evidenza i tormenti dell'animo, i desideri più celati e le paure che spesso ignoriamo o trascuriamo consapevolmente. La percezione del nostro corpo, pertanto, diventa parte integrante di un contesto in cui l'inquietudine dell'animo modifica irrimediabilmente l'equilibrio tra il materiale e lo spirituale.
Le novelle contenute in Body riescono a catturare l'attenzione del lettore in modo potente. Alcune di esse svelano gli strati più profondi della psiche umana, esponendone i lati oscuri e nascosti e i desideri repressi. Altre, invece, generano un senso di vergogna e repulsione, costringendo il lettore a confrontarsi, a malincuore, con la propria somiglianza con il protagonista. La risonanza di queste storie varia in base alle esperienze di vita personali e, soprattutto, alle ansie individuali. Ognuno di questi racconti, comunque, riesce a suscitare una reazione, rendendo impossibile rimanere indifferenti di fronte alle sfide e alle riflessioni proposte dall’autrice.
Nonami Asa ci propone infatti un viaggio nella complessità umana, esplorando il terreno delicato in cui si intrecciano i fili della carne e dello spirito. Le sue parole diventano uno specchio che riflette le sfumature più oscure e luminose dell'esistenza, costringendo il lettore a confrontarsi con la propria natura in modi che potrebbero risultare scomodi ma, allo stesso tempo, irresistibilmente avvincenti.
Come spiega la traduttrice Daniela Guarino nell’interessante postfazione al volume, il titolo originale dell’opera è Karada 身体, scritto con una combinazione di ideogrammi che nella lingua giapponese si riferisce specificatamente al corpo nella sua forma fisica e materiale. L’autrice sceglie consapevolmente di non avvalersi di altri termini, dalle diverse sfumature di significato, come mi 身, che fa riferimento più in generale non solo al corpo di una persona ma anche alla sua identità o personalità, oppure shintai 身体, che si riferisce invece all’esistenza fisica e alla persona in quanto essere vivente. La forma del corpo è ciò che vediamo e percepiamo, e proprio per questo è testimone dei cambiamenti dentro e fuori di noi. La trasformazione ritorna in tutti i racconti, nei modi diversi in cui i corpi dei protagonisti subiscono mutazioni, e il loro aspetto fisico si fa specchio del mondo interiore e dei suoi cambiamenti.
La manipolazione del proprio corpo materiale attraverso metodi non naturali si ripercuote negativamente sui protagonisti de L’ombelico e La spirale. Sia Aiko, che nel primo racconto cerca di invertire l’inevitabile processo di invecchiamento tramite la chirurgia estetica, sia Masao, che assume farmaci sperimentali per contrastare la perdita di capelli, sono talmente concentrati sul proprio aspetto esteriore da ignorare i turbamenti delle persone che hanno accanto e che li vedono trasformarsi, mutare.
Altri racconti, come ad esempio Il mento e Il sedere, si tingono di toni più cupi. I protagonisti di queste due storie sono invece giovani, con un corpo ancora non intaccato dal lento invecchiamento, ma che anzi non aspetta altro che l’occasione di fiorire. Allo stesso tempo, però, il loro spirito è afflitto da ansie e paure. Nel pieno della sua adolescenza, Hiroe protagonista de Il sedere, cerca di annientare la parte del suo corpo, quella che dà il nome al racconto, giudicato troppo voluminoso e che più la differenzia dalle altre ragazze della città. Spinta dalla famiglia si allontana dal suo luogo di origine, e una volta lontana dai suoi affetti cerca di essere accettata nel nuovo ambiente sociale in cui si ritrova. Il suo corpo si assottiglia fino quasi a scomparire, e la fame di amore offusca il bisogno di cibo, trasformandola in una fisicità idealizzata che può finalmente essere notata dai suoi genitori. Anche la storia di Atsushi ne Il mento, racconto ispirato dal famoso manga del 1967 Ashita no Joe di Takamori Asao e Chiba Tetsuya, ci insegna che lo spirito ha bisogno di affetto – un desiderio così potente da corrompere il corpo e portarlo all’autodistruzione. Atsushi tortura il suo corpo, cercando nella violenza e nelle percosse il contatto umano che gli è stato sempre negato.
Il rivolo di sangue è sicuramente la storia più peculiare fra le cinque incluse in questa raccolta. Fumiya, marito e padre di famiglia, ha preso l’abitudine di molestare le donne in treno. Sfiorando le ginocchia delle sue vittime, infatti, riesce finalmente a provare quel brivido di eccitazione assente nella sua vita. Dopo essere stato scoperto, le sue giornate iniziano a scorrere ancora più lentamente, quasi in una perenne stasi. Quando per errore la moglie si ferisce con un ago, la vista di una goccia di sangue che fuoriesce provoca una vera e propria estasi nel protagonista, che inizia quindi a cercare un contatto ancora più profondo: il sangue che scorre è la prova dell’esistenza stessa ed è solo così che riuscirà a soddisfare la propria sete di vita.
Body è un libro rivolto a tutti, anche se ci potrebbero essere alcuni elementi che hanno bisogno di contestualizzazione. Il matrimonio, la vita coniugale, e le dinamiche disfunzionali al loro interno sono sicuramente elementi importanti in alcuni dei racconti, come L’ombelico, Il rivolo di sangue, La spirale. Agli occhi di un lettore giovane può apparire incomprensibile la scelta della moglie di Fumiya di tornare a vivere con il marito e di perdonare le sue molestie, oppure può essere difficile provare pena per il marito assente di Aiko, che si lascia morire senza mai accennare al suo dolore. O ancora, empatizzare con Masao che, a soli 28 anni, avverte la pressione sociale che lo spinge verso il matrimonio e cerca quindi di ritardare, così come la calvizie, la sua vita adulta. Non è scontato per un lettore italiano riuscire a non essere critico nei confronti di situazioni come quelle descritte in questi racconti, ma va ricordato che Nonami Asa, classe 1960, ha pubblicato la raccolta nel 1999, ed è quindi necessario ricontestualizzare le dinamiche sociali che emergono per comprenderle veramente.
I racconti stessi offrono un appiglio in questo senso, laddove indugiano sui sentimenti e sensazioni con cui tutti possono empatizzare: paura, vergogna, bisogni e ansie sono emozioni non solo facilmente condivisibili ma riconducibili, secondo la scrittrice, allo squilibrio tra spirito e corpo, alla rottura di quello che in giapponese viene definito come shinjin ichinyō, l’unità di spirito corpo. I protagonisti, alla ricerca di una soddisfazione puramente estetica, mettono il corpo materiale al di sopra del proprio io interiore, cercando di allinearsi a canoni estetici che rispondono però a esigenze esterne, e finendo per perdere irrimediabilmente ciò che li rende davvero unici.