Francesca Scotti intervista Paolo La Marca, traduttore e critico, esperto di storia del manga e in particolare del rapporto tra il fumetto (e più in generale le pop cultures) e la letteratura giapponese contemporanea. Sua la traduzione di Lady Snowblood, il manga di Kazuo Koike e Kazuo Kamimura edito in Italia da J-POP.
Francesca Scotti: Che tipo di preparazione deve sostenere un traduttore che voglia affrontare il mondo del fumetto? E qual è stata, in questo senso, la tua esperienza personale?
Paolo La Marca: Prima di tutto, non può mancare la passione per il fumetto e per la traduzione in generale. Per fare questo lavoro – tanto complesso quanto poco considerato – bisogna essere motivati e coinvolti. Nel caso specifico del fumetto, poi, credo sia importante conoscere e avere padronanza dei suoi linguaggi, essere lettori prima che semplici traduttori. C’è chi dice che la traduzione di un manga sia facile e immediata, al contrario, presenta a mio avviso una serie di problematicità legate alla sfera linguistica e culturale. Shurayuki hime (Lady Snowblood), ad esempio, è un’opera pregna di riferimenti storici (epoca Meiji, 1868-1912), giochi di parole, allusioni, registri e varietà linguistiche. Per affrontare opere del genere, è necessario, quindi, avere non solo una solida preparazione linguistica (giapponese moderno, classico e dialetti) ma anche culturale/storica.
Nel mio caso, devo ammettere che l’esperienza di traduzione è stata appagante su tutti i fronti. Erano anni che cercavo di portare in Italia le opere di Kamimura Kazuo e non ti nascondo, quindi, la gioia di aver potuto finalmente lavorare su un classico come Lady Snowblood. Devo ringraziare per questo la figlia del mangaka, Kamimura Migiwa, che ha proposto il mio nome alla casa editrice. E poi, anche Jacopo Costa Buranelli, editor della J-Pop, che ha assecondato ogni mia scelta, lasciandomi carta bianca su tutto, perfino sull’adattamento.
FS: Quali sono le principali differenze che esistono tra tradurre un fumetto e un testo narrativo?
PLM: Bella domanda… Non vorrei rispondere in maniera troppo vaga o troppo ovvia, ma così su due piedi, ti direi che la grande differenza risiede nell’immaginazione. Se in un romanzo leggi la descrizione fisica di un personaggio o di un paesaggio, sei portato a ricostruire questa “immagine” nella tua testa, mettendo insieme e rielaborando le informazioni date dall’autore. Si tratta di un processo più complesso, quasi empatico tra scrittura e traduzione, tra autore e traduttore. Nel caso di un manga, invece, la parte “descrittiva” è palesata grazie ai disegni, quindi, il lavoro maggiore consiste nel riuscire ad adattare le battute dei personaggi alle loro espressioni facciali e al contesto situazionale. E poi, non dimentichiamoci il lavoro – altrettanto complesso – sulle onomatopee.
FS: Come hai organizzato il tuo lavoro per tradurre Lady Snowblood?
PLM: Avendolo già letto in passato, partivo avvantaggiato perché ne conoscevo la storia e i personaggi. Il lavoro di traduzione è iniziato a fine gennaio dello scorso anno, quando la casa editrice mi ha inviato i file con le tavole del manga. Complice la pausa didattica all’università, sono riuscito a ultimare una prima traduzione a fine marzo, ulteriormente rivista e riadattata fino alla versione definitiva consegnata a luglio.
Ho iniziato a tradurre capitolo per capitolo, appuntando su un file word la traduzione, segnalando le parti dialogiche, quelle diegetiche e le onomatopee. In contemporanea, ho iniziato il lavoro di balloon placing, annotando sui file delle tavole in jpeg le corrispondenze tra la mia traduzione (balloon, onomatopee, parti diegetiche) e il testo originale. Durante il processo traduttivo, ho segnalato tutti termini e le situazioni che, a mio avviso, necessitavano di un approfondimento legato al contesto storico, culturale e sociale. Tutto questo lavoro è confluito nelle note a bordo pagina e negli approfondimenti alla fine di ciascun volume. Poi mi sono dedicato alla scrittura della postfazione al secondo volume (quello sull’archetipo della donna vendicativa nella narrativa a fumetti) e sui profili biografici dei due autori.
FS: Quale è stata la parte di più difficile e quale quella più affascinante della traduzione?
PLM: Nel caso di Lady Snowblood, la parte più difficile è coincisa con quella più affascinante. La sceneggiatura di Koike Kazuo – oltre a essere ricca di informazioni e dettagli su persone, ma anche su eventi verificatisi in epoca Meiji – risulta particolarmente interessante grazie ai continui giochi di parole e alle allusioni sparsi un po’ ovunque nel testo. Una bella sfida, insomma.
FS: Ti stai dedicando a qualche nuovo progetto?
PLM: Sul fronte della letteratura, sto lavorando alla traduzione di alcuni racconti di Kurahashi Yumiko, personalità di spicco della letteratura giapponese sin dagli anni Sessanta.
Sul fronte del fumetto, invece, ci sono due progetti ancora in fase di sviluppo e in cerca di un editore. Il primo è una raccolta antologica di racconti brevi; il secondo, invece, riguarda una serie di saggi dedicati alla storia del fumetto giapponese. Al momento sto scrivendo la parte sullo shōjo manga (il fumetto per ragazze).
FS: Grazie!
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