Al TIFF2029 abbiamo visto in anteprima I Was a Secret Bitch (“Kakure Bicchi” yattemashita “隠れビッチ”やってました). Una commedia drammatica, diretta e sceneggiata da Miki Kochihiro, che segue il difficile percorso di crescita di una spezza-cuori seriale.
Hiromi è una giovane di bell’aspetto ed educata. Ha un lavoro modesto, ma dignitoso (commessa in un centro commerciale) e un sogno nel cassetto (diventare illustratrice) che non spera più di realizzare; come tanti della sua generazione convive con i suoi coinquilini in una share house. Insomma, Hiromi è una normalissima millennial Giapponese, almeno all’apparenza.
Perché il suo aspetto kawaii è una facciata meticolosamente costruita per far infatuare gli uomini di lei. La sua grande passione è infatti conquistare il maggior numero di corteggiatori, farsi offrire cene e regali, per poi scaricarli freddamente nel momento in cui le confessano il loro amore. Nell’intimità Hiromi è cinica e antipatica, parla come una scaricatrice di porto, bullizza la coinquilina, tracanna lattine di birra. E il suo hobby è scaccolarsi.
La sua doppia natura fa sì che i coinquilini, Akira e Aya, le diano il soprannome secret bitch. E proprio dai conflitti che continuamente scoppiano tra di loro Hiromi capisce che questo ruolo non le basta, e che forse per una volta vorrebbe essere lei a innamorarsi. Come nei film romantici, scatta ilcolpo di fulmine con Ando, un ragazzo sempre sincero e ottimista, che si sforza per realizzare il suo sogno di diventare parrucchiere: esattamente il contrario della nostra protagonista.
Ma proprio quando Hiromi pensa di essersi sistemata, scopre che il suo ragazzo, apparentemente così onesto, la tradisce. Devastata, Hiromi sprofonda nella depressione, finché, toccato il fondo, decide di cambiare radicalmente la sua vita, smettendo di mentire a sé stessa e agli altri sulla sua vera natura. Inutile dire che la sua vera personalità non è così popolare come la precedente. Nonostante ciò, il suo collega Misawa si innamora di lei. Ma prima di poter intraprendere una relazione sana, Hiromi dovrà fare i conti con i propri traumi ed imparare ad apprezzarsi.
I Was a Secret Bitch è un film drammatico, ma con momenti sorprendentemente divertenti, trascinato dalla personalità bipolare della protagonista. Hiromi è interpretata da Sakuma Yui (già protagonista della serie televisiva Transit Girls). L’attrice si dimostra capace di passare ecletticamente da un umore all’altro, agevolata da una regia cucitale addosso per esaltarne i cambi di espressione. Nell’esagerato dualismo del personaggio si intravede la rappresentazione di una generazione (quella nata tra gli anni ’80 e ’90) abituata dall’uso dei social network a mostrarsi sempre perfetta, nascondendo spesso l’insoddisfazione per l’atroce banalità della propria vita.
L’attrice Sakuma Yui insieme al regista Miki Kochihiro sul Red Carpet del Tokyo International Film Festival
Il film interroga così le nuove modalità di relazione, da quelle tra coinquilini – che, nell’impossibilità per molti giovani di acquistare una casa, vanno a sostituire la famiglia – alle relazioni sentimentali occasionali. Queste ultime, rese facilmente accessibili da una società iper-connessa ma superficiale, diventano un antidoto a un senso di incompletezza e incapacità di realizzarsi lavorativamente e emotivamente. Il messaggio di fondo non è certamente nuovo, e le realtà sociali proposte, con le loro contraddizioni, non vengono esplorate fino in fondo, restando a fare da sfondo allo sviluppo psicologico di Hiromi. Tuttavia, proprio grazie all’ambiguità della protagonista, I Was a Secret Bitch riesce a non scadere in una morale troppo facile (restate a guardare fino alla scena finale, dopo i titoli di coda, per credere). Il risultato è un film piacevole e che sa intrattenere, regalando lacrime e risate.
I Was a Secret Bitch è uscito nelle sale giapponesi il 6 dicembre.