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NipPop @Asian Film Festival 2017 con il direttore Antonio Termenini

10 Dicembre 2017
NipPop Staff

 

Il nostro staff, in occasione della seconda tranche dell’edizione 2017 dell’Asian Film Festival, che si è  tenuta dal 6 al 9 dicembre presso la Cineteca di Bologna,ha incontrato il direttore, Antonio Termenini, che ci racconta del Festival e della sua passione per il cinema d’Asia.

NipPop: Come direttore artistico dell’Asian Film Festival, cosa vuol dire organizzare un evento di queste dimensioni e, soprattutto, in base alla tua esperienza personale/lavorativa, cosa significa proporre film prodotti in Asia al pubblico italiano? Antonio Termenini:  In questi quindici anni è sempre stato difficile presentare tanti film dall’Estremo Oriente al pubblico italiano. Storicamente, a differenza della Francia e di altri paesi europei, il cinema orientale diventa “di moda” e inizia ad essere distribuito con una certa regolarità dopo la vittoria di Hana-bi di Takeshi Kitano al festival di Venezia nel 1997. Segue un decennio in cui anche il pubblico italiano familiarizza con nomi come Kim Ki-duk, Hideo Nakata, Wong Kar-way, Park Chan-wook, Chen Kaige, Zhang Yimou, Jia Zhang-ke, Tsai Ming-liang e Hou Hsiao-hsien. 
La progressiva crisi delle sale cinematografiche e degli incassi riporta il cinema dell’Estremo Oriente in una nicchia molto ristretta, quella dei dvd, dei blu ray e delle pay tv. Compito dei festival, compreso Asian Film Festival, è stato quello di colmare questo vuoto, cercando anche di stimolare la curiosità per vari aspetti, non necessariamente cinematografici, legati al quel mondo.

NipPop: Solo quattro anni fa descrivevi il cinema asiatico "non popolare": trovi che le cose siano cambiate? Se sì, grazie a quali fattori?
A.T.: Alcuni registi sono diventati più “popolari” e accessibili, come Zhang Yimou o Ang Lee, ma il cinema dell’Estremo Oriente, come quello di tanti altri paesi al di fuori della sfera europea, rimane un cinema per pochi in Italia.

NipPop: Da dove nasce il tuo interesse per i film asiatici? E quale cinematografia fra quelle asiatiche sei maggiormente fiero di aver portato in Italia?
A.T.:  Il mio è un interesse profondo verso quei paesi che prescinde dal cinema. Ho viaggiato molto in Asia, in particolare negli ultimi dieci anni, scoprendo aspetti sempre nuovi e stimolanti legati alla cultura, alla tradizione, alla modernità, agli usi e costumi. Il colpo di fulmine risale al 1987 quando vidi L’ultimo imperatore di Bernardo Bertolucci. Si aprì, per me, qualcosa di sconosciuto che mi attirava sempre di più. Corsi in biblioteca comunale a leggere un tomo sulla storia della Cina edito da Laterza di circa 600 pagine.
La cinematografia alla quale sono maggiormente affezionato, tra quelle asiatiche, è quella di Taiwan, quella di Hou Hsiao-hsien ed Edward Yang e della new  wave, che negli ultimi anni è riuscita anche a rinnovarsi brillantemente.
Sono fiero, in questi due anni, di aver contribuito alla diffusione della prima vera e propria cinematografia cambogiana della storia, grazie al movimento Anti-archive.

NipPop: Dopo il primo appuntamento con l’edizione 2017 dell’Asian Film Festival a giugno, finalmente in questa seconda tranche abbiamo la possibilità di vedere anche film giapponesi. Cosa ha determinato la scelta di queste particolari pellicole?
A.T.:  Asian Film Festival ha sempre proiettato molti film giapponesi. Si può dire che nei cento anni del cinema, il Giappone ha sempre rappresentato un punto di riferimento imprescindibile per gli autori asiatici e dal resto del mondo. In questa seconda parte di “Asian Film Festival 14” ci è sembrato importante proporre il penultimo film di un regista come Kiyoshi Kurosawa, Daguerrotype, e  Bangkok nites di Tomita Tatsuya, sguardo inconsueto e anticonvenzionale sul turismo sessuale in Thailandia, visto attraverso gli occhi di un giapponese.
 
NipPop: Cosa ne pensi delle collaborazioni internazionali? Più precisamente, a proposito del film Daguerrotype, nato da una collaborazione Belgio-Francia-Giappone, credi che produzioni di questo tipo siano utili per avvicinare il pubblico e il mercato europei all'Asia?
A.T.:  Si tratta di un caso piuttosto isolato. E’ da tempo che si cerca di incentivare le co-produzioni tra diverse aeree del mondo, con risultati alterni. In questo caso era possibile perché Kurosawa è un regista famoso, particolarmente in Francia, ma ulteriori esempi altrettanto validi sono quelli in cui interviene direttamente o il Ministero degli Esteri Francese o qualche grande casa di produzione a sostegno di alcuni autori di prestigio internazionale.

NipPop: Cinema giapponese a parte, quali sono le aspettative per il festival?
A.T.:  Asian Film Festival ha cambiato casa molte volte. Troppe. Roma, Reggio Emilia, Carpi e adesso Bologna. Grazie al rapporto con la Cineteca speriamo davvero di radicarci con le parti più dinamiche e più culturalmente vive della città, per portare a Bologna un festival che ha promosso al meglio il cinema asiatico.
 
NipPop: Ci sono già idee/progetti per l’edizione del prossimo anno, anche per quel che riguarda la cinematografia giapponese?
A.T.:  La quindicesima edizione si svolgerà a Bologna dal 23 al 29 o 30 maggio e, come sempre, anche con la presenza di qualche ospite di prestigio, il Giappone sarà una delle fondamenta del programma del festival.

 

 
 
 

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