Il quarto dorama ispirato al manga La fidanzata di Minami di Uchida Shungicu è una dolcissima fiaba moderna che ci racconta i sogni di una ragazza minuscola, che osserva il mondo da un taschino.
Chiyomi Horikiri è una ragazza allegra e creativa: va a scuola, trascorre il tempo con i suoi amici e si dedica alla passione per la danza e a quella (segreta) per la scrittura. Il suo bel vicino di casa e compagno di classe è Shunichi Minami, grande amico d’infanzia per il quale ha una cotta da sempre, divenuto freddo e irraggiungibile dopo aver vissuto un dramma famigliare. Chiyomi sogna di diventare una ballerina professionista, ma il suo desiderio si scontra con la volontà dei genitori, che per il suo futuro hanno altri piani. Una notte, dopo una violenta lite con loro e con Minami, la ragazza scappa amareggiata sotto la pioggia e in un momento di disperazione esprime il desiderio di tornare bambina e recuperare la felicità incontaminata della sua infanzia. Questo la porterà a svegliarsi la mattina dopo in un corpicino alto 15 cm, confusa e infreddolita. Minami la troverà e si prenderà cura di lei.
Sono queste le premesse del dorama (che potete trovare su Netflix Italia) Minami-kun no koibito – Il mio piccolo amore, quarta trasposizione televisiva del manga La fidanzata di Minami di Uchida Shungicu, che avremo l’onore di avere come ospite a NipPop2018 i prossimi 18, 19 e 20 maggio (qui vi avevamo parlato della sua poliedrica carriera). Va subito detto che le intenzioni di questo prodotto televisivo del 2015 non sono le stesse del manga originale, poiché questa versione della storia ha parzialmente rinunciato ai tratti più cupi e complessi dell’opera della Uchida per attirare un pubblico più vasto (e principalmente femminile). Alla serie vanno però riconosciuti diversi meriti. Il personaggio di Minami è molto ben caratterizzato e parecchio lontano dallo stereotipo del ragazzo belloccio e infallibile che può apparire nei primi episodi. L’esplorazione della sua storia permette alla serie di toccare tematiche come l’abbandono e la responsabilità verso la famiglia, ed è qui che essa trova i suoi momenti più emotivi ed efficaci. La scelta dei due attori protagonisti si è inoltre rivelata azzeccatissima, in particolare nel caso della tenera Chiyomi, che con il suo viso rotondo e la sua voce squillante (e a tratti fastidiosa, va detto) uniti ai suoi vestitini dai colori pastello pare veramente una bambola.
Quella che la serie mette in scena è un’autentica fiaba moderna che coniuga con grande naturalezza elementi della vita di tutti i giorni ad altri più tradizionali: si passa così dai rituali legati all’antica leggenda locale della Principessa Pollicina alle scene in cui Chiyomi saltella buffamente sui tasti del tablet o dello smartphone di Minami per scrivere messaggi ai suoi famigliari. Il tutto mostrato attraverso una fotografia luminosissima e un uso degli effetti digitali non sempre credibile, ma comunque funzionale.
Nell’arco dei suoi 10 episodi il dorama alterna efficacemente momenti leggeri e situazioni esilaranti (i sogni deliranti di Minami sono un vero spasso) a scene piuttosto emotive che diventano occasione di riflessione su argomenti più seri, dimostrando di saper mantenere il giusto equilibrio tra i due aspetti. In particolare, ci viene data una bellissima rappresentazione del concetto di famiglia attraverso quelle di Chiyomi e di Shunichi e le loro rispettive sottotrame, così come quelle degli altri personaggi secondari che popolano la serie. Il loro contributo alla storia non risulta mai superfluo, in quanto la loro presenza non fa che mostrarci nuove sfaccettature dei due protagonisti.
Ma l’aspetto in cui Il mio piccolo amore riesce meglio è proprio la costruzione del rapporto tra Chiyomi e Minami, che diventati inseparabili durante l’infanzia prima si allontanano, poi si scontrano (anche letteralmente, come in ogni manga shōjo che si rispetti) e infine si ritrovano a dover abitare sotto lo stesso tetto. Man mano che la storia procede la loro relazione diventa sempre più stretta, e in questo gioca un ruolo importante anche la chimica innegabile tra gli attori Taishi Nakagawa e Maika Yamamoto. La serie dimostra una dolcezza e una delicatezza assolute nella rappresentazione di questo rapporto reso complicato – ma non impossibile – dalla differenza di statura. Nel taschino di Minami la piccola Chiyomi trova il suo luogo prediletto, tanto che lo paragona al senso di protezione, calore e tenerezza dei ricordi prenatali, a una felicità incondizionata e assoluta. “Persino nel mio corpo minuscolo, certi sentimenti non cambiano”.
Minami-kun no Koibito andrebbe visto con la consapevolezza di avere davanti un prodotto leggero, con le ingenuità e i limiti che ne conseguono, ma con tante cose da dire e una maniera dolcissima di trasmetterle.
Se volete saperne di più sulla partecipazione di Uchida Shungicu al nostro festival date un’occhiata qui.