Antonietta Pastore, nota traduttrice dal giapponese di Murakami Haruki e di molti altri autori moderni e contemporanei, è anche una brillante scrittrice, vincitrice del premio “Settembrini” per il suo romanzo Leggero il passo sui tatami. Mia amata Yuriko è la sua opera più recente, uscita quest’anno, e trae ispirazione dalle vicende di una zia (la Yuriko del romanzo) dell’ex marito dell’autrice stessa, da lei conosciuta durante un viaggio a Etajima, e della quale le aveva raccontato sua suocera.
La fantasia ha sopperito alla mancanza di conoscenza dei dettagli più intimi della vicenda reale, ma la storia d’amore tra Yuriko e Yoshi risulta verosimile ed è magnificamente raccontata.
Attraverso le parole della narratrice, alter ego dell’autrice, incontriamo Yuriko, donna forte eppure trattata dai parenti come fosse una bambina fragile, poiché il 6 agosto 1945 si trovava a Hiroshima ed è quindi stata vittima delle radiazioni sprigionate dall’esplosione della bomba atomica. Il romanzo ci fa rivivere la relazione tra la donna e Yoshi, iniziata in periodo di guerra, e ci fa condividere la trepidante attesa e la preoccupazione vissute da Yuriko mentre il marito è in missione, ma anche la speranza in un futuro migliore, da costruire insieme, speranza che solo il grande amore può far nascere.
Nella parte più tragica del racconto prendiamo parte alle difficoltà della guerra, all’incertezza e alla percezione della fragilità della vita stessa, alla complessità della sopravvivenza quotidiana. Era un periodo in cui anche la semplice gelatina di mandarini portata da Yoshi il giorno del suo primo incontro con Yuriko rappresentava un lusso. E a tutto ciò si aggiunge l’esperienza della bomba atomica, vissuta dai personaggi della storia come un’affermazione di potere da parte degli Stati Uniti, non necessaria per far terminare la guerra e forse solo utile per testare gli effetti di quell’arma terribile, allora sconosciuti, sull’essere umano.
Non è un caso che il libro sia stato scritto in questi anni, infatti c’è un evento ben preciso che ha riportato alla mente dell’autrice la vicenda di Yuriko: l’incidente di Fukushima. Dopo il maremoto e l’incidente nucleare, veste aree sono state evacuate e le discriminazioni nei confronti delle persone colpite dal disastro sono state le stesse subite dagli abitanti di Hiroshima e Nagasaki nel dopoguerra: alloggi negati quando si trasferivano in altre città, insulti ai bambini da parte dei compagni di scuola, fidanzamenti annullati.
Sedici anni vissuti in Giappone uniti alla incredibile capacità dell’autrice di immedesimarsi profondamente nelle protagoniste dei suoi romanzi, ci trasmettono in modo realistico e vivido la forza della storia d’amore e la tragedia del disastro atomico, riuscendo così a dare voce attraverso una singola storia a tutte le donne vittime dei disastri nucleari. E vittime innocenti delle paure della società. Donne, come dice la stessa Antonietta Pastore, vittime due volte.