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“La studentessa” di Dazai Osamu, i racconti di un uomo che aveva in odio la vita.

18 Marzo 2021
Antonio Avallone

Dazai Osamu odiava la vita quasi quanto la vita odiava Dazai Osamu. Trentanove anni che sono un romanzo. Un romanzo che si conclude con un suicidio dopo cinque tentativi falliti. Depressione, droga e alcool fanno da sfondo alla vita di quello che è uno degli autori più amati e tormentati della letteratura giapponese contemporanea.

Prima di parlare dell'opera di Dazai Osamu è importante trattare brevemente la sua vita. Dazai Osamu 太宰治 (pseudonimo di Tsushima Shūji), uno degli autori più noti della letteratura giapponese, nasce a Kanagi, nella prefettura di Aomori, nel giugno del 1909. Figlio di un proprietario terriero e politico, fu cresciuto dalla servitù per gran parte della sua infanzia. Già a vent’anni Dazai aveva tentato due volte il suicidio senza successo. Due anni dopo, nel 1931, il periodo buio sembrò essere passato con il matrimonio con Oyama Hatsuyo. Nel 1935 abbandona gli studi dedicandosi completamente alla scrittura e riesce a farsi notare con alcuni racconti pubblicati su diverse riviste letterarie. Lo stesso anno tenta di nuovo il suicidio, ma fallisce. Tentò per ben cinque volte di togliersi la vita, ma fu solo nel 1948 che riuscì a porre fine alle sue sofferenze, gettandosi nel bacino di Tamagawa insieme alla sua amante.

I ripetuti tentativi di suicidio sono lo specchio di un mai sopito tormento psichico, che Dazai trasforma in storie e che possiamo leggere tra le righe della raccolta intitolata La studentessa e altri racconti, edita da Atmosphere Libri nel 2019. Il volume contiene sei racconti molto diversi fra loro, ma il primo, che è proprio quello che dà il titolo alla raccolta, è il più lungo e importante,.

La studentessa e altri racconti è una raccolta che unisce i lavori brevi composti nel periodo di più intensa produzione e di maggiore tranquillità artistica dell’autore. Le caratteristiche di Dazai trovarono il favore degli editori, i quali ricercavano degli autori capaci di trasmettere insegnamenti morali in un periodo, quello della Seconda Guerra Mondiale, in cui i prodotti popolari scarseggiavano. Per quanto possa sembrare contraddittorio, vista la vita ribelle e il carattere misantropo di Dazai, egli era infatti era solito inserire sul finale delle sue storie (spesso rimaneggiamenti di racconti della tradizione) un insegnamento morale che racchiudeva il senso del racconto.

Nel primo racconto, “La studentessa”, seguiamo la normale giornata di una adolescente di Tokyo, seguiamo il flusso dei suoi pensieri come se stessimo leggendo il suo diario personale. Nonostante il racconto abbia ormai più di ottant’anni resta incredibilmente attuale: il lettore si ritrova immerso nei ragionamenti della studentessa e si perde al loro interno senza rendersi conto di vivere in un’epoca completamente diversa da quella in cui è ambientato il racconto. È sbalorditiva l’abilità con la quale Dazai Osamu riesce a far emergere in maniera cristallina le paure per il futuro, l’odio per l’etichetta e i tormenti di una ragazza adolescente, come se li ascoltassimo dalla sua stessa voce. 

Nel secondo racconto, “Il mare delle sirene” , Dazai Osamu racconta le gesta di Chūdō Konnai, un samurai alla ricerca dell’onore perduto. Qui l’autore modifica il classico racconto di bushi dando maggiore profondità ai personaggi, specialmente alle figure femminili, che acquisiscono un ruolo sentimentale di grande spessore. D’altro canto emerge in tutta la sua evidenza anche il tipico tratto caricaturale che conferisce alla narrazione un tocco personale inconfondibile. Un samurai riesce a colpire con una freccia una sirena che aveva quasi provocato la morte di un gruppo di passeggeri di una nave. Noda Musashi, il suo superiore, al racconto di quell’impresa si esalta al punto da volerla raccontare direttamente al suo Signore e ai suoi funzionari. Tra di loro però si trova anche Aosaki Hyakuemon, funzionario superiore dal comportamento spregevole che deride Noda Musashi e la sua storia. Konnai, quindi, per riguadagnare l’onore messo in discussione, torna alla ricerca di quella sirena che, ormai morta, doveva essere stata portata sulla spiaggia dalle correnti. Il bushi però muore, vittima della stanchezza accumulata durante la ricerca, e Musashi decide che, per salvare l’onore del samurai, ucciderà Hyakuemon in modo da mostrare a tutti che Konnai non mentiva. Nel finale il corpo della sirena viene rinvenuto: Dazai vuole trasmettere il messaggio che “chi ha la forza di credere alla fine vince sempre”.

Bambù blu” e “Una storia di onesta povertà” sono tratti dalla raccolta Racconti straordinari dello studio Liao, racconti in lingua cinese di argomento soprannaturale. Il primo racconta la storia di uno studioso, tartassato dal comportamento irrispettoso della donna che è stato costretto a sposare e dall’ossessione per la cultura che – è convinto – lo porta a essere superiore agli altri. L’uomo trova la pace dopo essere stato trasformato in un corvo, quando si innamora di un esemplare femmina dal nome di “Bambù blu”. Sarà lei a fargli capire infine che “apprendere è una cosa meravigliosa, ma vantarsi di essere al di sopra delle tribolazioni umane è vile e riprovevole”. Alla fine l’uomo torna a casa ed è contento di condurre una vita normale con la moglie, che ha assunto sembianze bellissime, e si rende così conto di quanto sia onorevole accontentarsi dei semplici piaceri della vita.

In “Una storia di onesta povertà" il protagonista, Mayama Sainosuke, conduce una vita povera ma tranquilla. Un giorno aiuta due sconosciuti a raggiungere il suo paese e li ospita a casa sua. I due, fratello e sorella di nome Saburō e Kie, vivono nel capanno che Sainosuke ha abbandonato. Tra lui e Saburō scoppiano spesso accese discussioni perché Saburō riesce a coltivare crisantemi molto più belli senza il minimo sforzo traendone un guadagno.  Con il passare del tempo, però, Sainosuke e Kie si innamorano e tra l’uomo e Saburō nasce una forte amicizia. Nel finale scopriamo che sia Saburō che Kie erano due spiriti dei crisantemi: Saburō scompare lasciando a  Sainosuke tutto quello che ha, mentre Kie resterà per sempre al suo fianco mantenendo le sembianze di una donna.

Gli ultimi due racconti, che trattano della stessa storia, sono “Sull’amore e la bellezza” e “Lanterne di una storia d’amore”. Entrambi sono incentrati sulla famiglia Irie, i cui componenti, fratelli e sorelle, si sfidano in una gara di narrazione dandosi un tema e continuando il racconto a turno. In entrambi i casi a Dazai bastano poche pagine per delineare con precisione il carattere di ogni componente della famiglia solamente attraverso il racconto che ognuno sviluppa. All’inizio del secondo dei due racconti, l’autore anticipa che quella sarà l’ultima volta in cui tratterà della famiglia Irie: ha lasciato trascorrere troppo tempo fra un racconto e l’altro e non sente più la voglia di trattare l’argomento. Questo, oltre a farci capire quanto forte sia il legame di Dazai con i personaggi da lui creati, mostra anche il motivo per il quale è uno degli autori più amati del Giappone. È proprio per la sua empatia, che si manifesta soprattutto nel racconto “La studentessa”, dove si immedesima in un personaggio completamente diverso da sé, e per l’onestà nei confronti dei suoi lettori, ai quali era estremamente legato, che continua a essere letto e apprezzato nel suo paese e non solo.

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