Attalo Agricanto ha solo dieci anni quando assiste impotente al massacro della sua famiglia, mamma, papà, i fratellini più piccoli, ad opera dei nazisti. Unico superstite di una violenza insensata, si risveglia senza sapere come a bordo di quello che all’inizio gli appare uno strano velivolo in orbita nello spazio sopra il pianeta Terra.
È l’inizio di una fantastica avventura che lo porterà a conoscere personaggi come il Comandante Furio Matteotti o il sottotenente Kyōko Sōzō, volando nello spazio a bordo della Corazzata Misterioso Futuro, ovvero la Corazzata Spaziale Mussolini che dà il titolo al romanzo di Davide Tarò.
La narrazione però si muove su una linea temporale che ha un intervallo di dieci anni, alternando (potremmo dire intrecciando) la storia di Attalo con quella del creatore della tecnologia che permette alla nave spaziale di librarsi nello spazio. L’altra metà della romanzo vede infatti protagonista il fisico Leo Szilard, scienziato realmente esistito e autore di importanti studi nel campo della fisica e della microbiologia, nonché direttore insieme a Enrico Fermi della costruzione del primo reattore nucleare, più tardi coinvolto anche nel progetto Manhattan.
Szilard si trova a Londra per lavoro, quando viene contattato da una giovane scienziata del Rikagaku Kenkyūsho (Istituto di ricerche sulla fisica e la chimica) di Tōkyō e invitato a proseguire le sue ricerche sull’energia nucleare in Giappone, lavorando a un progetto segreto…
Tantissimi, durante l’arco della narrazione, sono i richiami agli eroi dell’infanzia dell’autore, che nel suo romanzo opera quasi una riscrittura, un omaggio ai grandi classici del fumetto e dell’animazione giapponese firmati da Matsumoto Leiji, come il celeberrimo Capitan Harlock. È infatti impossibile non riconoscerlo nella accurata descrizione del Comandante Furio Matteotti (ironia del nome di un oppositore del fascismo):
Il capitano era seduto a gambe aperte, il mantello nero con l’interno rosso lo avvolgeva come un sudario per poi aprirsi leggero all’altezza delle ginocchia con invidiabile grazia. Il gomito destro appoggiato sulla poltrona, la mano sinistra, come una tigre, affondava le dita inguantate sopra la calotta di un teschio che faceva da bracciolo al trono oscuro.
Vestiva una tuta nera che gli aderiva come una seconda pelle, con l’effigie bianca di un teschio sul petto e sul manto. Un cinturone di cuoio marrone con una fibbia argentata, faceva mostra di sé intorno ai suoi fianchi. Appeso a quest’ultimo, una lunga e sottilissima spada e una pistola dalla canna allungata.
Ai piedi calzava due stivali scuri a gambale alto che stavano nervosamente in attesa, come se da un momento all’altro l’intero corpo dovesse scattare all’attacco.
Il collo, coperto da un bavero dai risvolti purpurei come la stoffa del trono, si mosse lentamente verso destra, spostando la testa in direzione degli oblò che davano sulle stelle. Una benda nera copriva uno degli occhi. Quale immensa tristezza su quel volto sfregiato da una lunga cicatrice che gli solcava metà faccia. (pag. 12)
Ancora, proprio come il protagonista dell’opera di Matsumoto, anche il comandante Matteotti è fuggito dalla terra, verso la libertà dello spazio infinito, nel disperato tentativo di allontanarsi da un mondo stretto nella morsa dei regimi totalitari e sul baratro di un secondo conflitto planetario. Tanti sono, si diceva, gli omaggi e i richiami al grande classico del manga (e successivamente dell’animazione) giapponese, per tacere dei rimandi a La Corazzata Yamato, che presta il titolo all’opera, e naturalmente a Galaxy Express 999, entrambi scaturiti dalla penna del Maestro Matsumoto.
Davide Tarò fa parte di quella generazione di scrittori e mangaka che dal Giappone si sono lasciati liberamente ispirare e che dalla produzione giapponese mutuano temi e generi (come Lisa E. Anzen e Federica Di Meo, autrici del manga italianissimo e di grande successo Somnia – Artefici di sogni). Non si tratta però di copie carbone di storie e stili nipponici, ma di veri e propri omaggi intertestuali che strizzano l’occhio al Giappone e all’importanza che la sua cultura riveste nella formazione e nell’intrattenimento di una sempre maggiore parte della popolazione mondiale. Nel caso di Corazzata Spaziale Mussolini, momenti della storia contemporanea italiana si combinano con protagonisti della fantascienza giapponese, creando quella che è stata definita una “animeucronia”, ovvero un genere sci-fi in cui la nostra Storia si fonde con la storia dell'animazione nipponica in maniera inquietante, inaspettata e segreta.
A sottolineare ancora una volta il posto speciale che, innegabilmente, la cultura giapponese contemporanea occupa nella vita e nell’immaginazione di una grossa fetta delle nuove generazioni.
Davide Tarò, Corazzata Spaziale Mussolini, Caserta, Editrice La Torre, 2014.
Per saperne di più:
http://www.editricelatorre.it/scheda.asp?id=131
Intervista a Davide Tarò
http://pqeditor.altervista.org/corazzata-spaziale-mussolini-raccontata-davide-taro/