Edita da Atmosphere Libri, nella traduzione di Luca Capponcelli, e pubblicata nel 2019, la raccolta Limone e altri racconti racchiude la quasi totalità delle opere di Kajii Motojirō. Una vita letteraria breve ma capace di lasciare un segno indelebile e di ricevere le recensioni più entusiaste da grandi contemporanei quali Kawabata Yasunari e Kobayashi Hideo. Un complesso e delicato viaggio in un universo sensoriale dove l’immaginazione e le emozioni regnano sovrane.
La complessità racchiusa in ogni racconto di questo straordinario autore la si può ritrovare anche nella vicende che hanno caratterizzato la sua breve esistenza, la cui conoscenza può senz’altro aiutarci a comprendere alcune tra le tematiche più sentite della sua produzione artistica. Nato a Osaka nel 1901, Kajii Motojirō soffre fin dai suoi primi anni di vita per la sorte della madre Hisa. Una donna colta, capace di trasmettere tutta la propria passione per la letteratura ai suoi sei figli, ma ciononostante vittima della società patriarcale e costretta a subire i continui trasferimenti del marito per motivi lavorativi e la pratica del concubinaggio, ancora radicata nella società giapponese dei primi del Novecento. Durante uno di questi trasferimenti, precisamente a Toba, la famiglia Kajii si ricongiunse con la nonna paterna Sue, che aveva precedentemente contratto la tubercolosi. In quegli anni il morbo avrebbe colpito uno dopo l’altro lo stesso autore e i suoi fratelli.
Dopo un breve periodo a Tokyo e l’interruzione degli studi universitari – periodo in cui lancia la rivista Aozora dove viene pubblicato il suo racconto d’esordio, Remon – tenta di curarsi in un sanatorio della penisola di Izu, dove frequenta Kawabata Yasunari e altri celebri scrittori che ne ammirano il profondo talento letterario. Nonostante gli anni trascorsi al sanatorio di Izu, tuttavia, le sue condizioni si aggravano e Kajii Motojirō si spegne a soli trentuno anni. La tubercolosi e la costante sofferenza legata a questa condizione fisica e mentale sono un tema centrale e ricorrente nella produzione dell’autore, così come il corpo malato e la morte. A questi aspetti così drammatici e legati alla sua breve esperienza di vita, Kajii accosta una dimensione sensoriale e surrealista, ricca di immaginazione e di momenti in cui i dettagli e le sensazioni che potrebbero sembrare all’apparenza più insignificanti acquistano una nuova luce e sono in grado di catturare appieno l’attenzione del lettore.
I racconti di Kajii sembrano rifuggire qualsiasi classificazione stilistica o letteraria. Nonostante presentino infatti alcuni tratti delle principali tendenze letterarie contemporanee – tra gli stimoli del romanzo dell’Io, del modernismo, degli scritti proletari e della scuola neo-percezionista – sono così ricchi di particolarità espressive e stilistiche da rendere impossibile inscrivere l’autore in una corrente specifica. Tutto ciò risulta chiaro dai primi passi di Kajii Motojirō nel mondo della letteratura.
La raccolta si apre con una poesia scritta nel 1922, nella quale fa la sua prima comparsa l’idea di base del vero e proprio racconto d’esordio dell’autore: Remon (Limone). La frammentazione interiore del giovane protagonista, afflitto da un perenne stato di inquietudine dovuto a una grave malattia polmonare e al peso della nevrastenia e dei debiti, delinea un quadro di sofferenza corporea e spirituale che solo la semplicità di un limone esplosivo potrà contrastare. Una sorta di effetto catartico che racchiude una forza e una delicatezza impareggiabili e che ritroviamo in altri elementi all’interno dei racconti di questo volume: dalla luna e le ombre in L’ascensione di K, oppure l’annegamento di K, alle mosche intorpidite del sanatorio in Mosche d’inverno, alle fantasie che solo le finestre aperte sulla notte sono in grado di celare in Sentimenti dalla vetta di una rupe. E queste sono solo alcune delle potenti e delicate immagini che Kajii Motojirō contrappone in maniera del tutto unica e imprevedibile alla sofferenza e all’insofferenza delle condizioni fisiche e mentali dei propri protagonisti. Immagini che sanno essere al contempo potenti e spiazzanti, pur essendo evocate dagli oggetti, dalle situazioni e delle emozioni più semplici.
È difficile scrivere di queste pagine che, come già detto in precedenza, sfuggono a qualsiasi definizione di stile, etichetta, schema e corrente. Ed è proprio questa la forza di ogni componimento di Kajii Motojirō e della sua intera produzione letteraria. Il nostro consiglio è quindi quello di immergervi completamente nella lettura e di farvi trasportare in un universo quasi parallelo, eppure così tangibile. Così potente, eppure così delicato. Così spiazzante, eppure così semplice. Così tetro, eppure così luminoso.