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Korosu: dal palcoscenico alla pagina

17 Luglio 2017
Corrado Cucchi

Edito da Kappalab a ottobre 2016, in concomitanza con la mostra pittorica Facing Histories ospitata dal Museo d'Arte Moderna di Bologna, il libro KOROSU di Yumi Karasumaru presenta un’antologia di testi delle performance teatrali realizzate dall’artista giapponese nel corso della sua ventennale carriera, accompagnata dalla riproposizione di alcune sue opere pittoriche.

 

L’artista

Nata ad Osaka nel 1958, Yumi Karasumaru è attiva tra il Giappone e l’Italia. Famosa per aver affrontato nella sua pittura il dramma collettivo dei bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki, dedica i suoi testi al dramma privato, ispirandosi a fatti di cronaca nera giapponese. Filo conduttore della sua indagine è il trauma come fattore che costringe tanto la società quanto l’individuo a riconsiderare la propria identità e il proprio ruolo sul palcoscenico della realtà.

La tecnica pittorica

Partendo da foto di agglomerati urbani, singoli oggetti, esseri umani, l’artista rielabora i soggetti traslandoli in una cromia dalle tonalità acide, innaturali e contrastanti, attraverso una tecnica ibrida di matita, china e acrilico. Lo sguardo non convenzionale su scenari storici e di vita quotidiana invita l’osservatore a un approccio inedito e attivo nel cogliere nuovi significati e interrogativi.

I testi

Le brevi storie di cronaca nera sono raccontate attraverso uno stile fortemente paratattico che rivela la predilezione da parte dell’autrice per il linguaggio per immagini. Le frasi scarne sono pregne di informazioni visive e prive di introspezioni psicologiche o commenti sui fatti: una registrazione impassibile, fredda e priva di flessioni di giudizio, persino di fronte ad atti di violenza e omicidio. Non è quindi un caso che siano gli stessi artefici di tali azioni a esprimerne motivazioni e pianificazione.

Dal palcoscenico alla pagina

Avulsi dal contesto performativo, i testi giungono al pubblico privi del filtro della recitazione e della mimica, nonché di altri device scenici adottati dall’artista, quali sottolineature musicali e proiezioni visive. In considerazione quanto si è detto sopra sullo stile di scrittura, è evidente come anche in questo caso sia richiesto un ruolo attivo da parte del lettore.  Sprovvisto di qualsiasi istruzione, questi è lasciato solo. Quale messaggio trarre dal racconto? In quale contesto vanno ricercate le cause prime della violenza e del fatto di cronaca? Qual è la loro eco nel contesto stesso? In suo soccorso giungono le immagini giustapposte al testo, che, in un riutilizzo affatto scontato, instaurano – o meglio suggeriscono – determinate associazioni di contenuto. Interessante notare come le opere pittoriche facciano qui un passo indietro per relegarsi nel ruolo di didascalie al testo. Passo indietro ravvisabile anche nelle performance da parte dell’artista stessa, quando, usando il proprio corpo come schermo per proiezioni visive, da pittrice si fa tela.

 
 

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