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Kinō nani tabeta?: una coppia queer in cucina

5 Luglio 2020
Lisa Stivè

Kakei Shiro è un serio avvocato cinquantenne, che vive a Tokyo e lavora in un piccolo studio legale nel centro della capitale. Diligente, senza particolari hobby e apparentemente scapolo, l'uomo nasconde in realtà due segreti: la sua relazione e la convivenza con Kenji il primo, e la sua sfrenata passione per la cucina il secondo.

Queste le premesse dietro Kinō nani tabeta? きのう何食べた? (conosciuto anche con il titolo inglese What Did You Eat Yesterday?), dorama di TV Tokyo del 2019 tratto da un manga di Yoshinaga Fumi. Iniziato nel 2007 e tutt’ora serializzato sulla rivista settimanale Morning, racconta in maniera a volte leggera e a volte cercando di far riflettere – ma senza mai prendersi troppo sul serio – la vita quotidiana e i problemi di tutti i giorni di una coppia omosessuale non più giovanissima. A fare da cornice è l'amore di Shiro per la cucina: momento importante della giornata è infatti la cena, quando sperimenta nuove ricette o prepara piatti washoku 和食, ovvero pietanze classiche della cucina giapponese. Da qui la comicità: riluttante a spendere troppo per la spesa, questo spesso lo porta a inseguire letteralmente questo o quello sconto al supermercato e a incontrare tipi bizzarri o casalinghe maliziose in nome del risparmio. Numerose sono le gag scaturite dalla discrepanza tra la "maschera" ufficiale di avvocato serio, adulto e coscienzioso di Shiro con l'espressione delusa e affranta dopo aver scoperto che dal fruttivendolo vicino al supermercato l'insalata costa 50 yen (circa 40 centesimi) in meno.

La vita di Shiro si snoda sostanzialmente tra la casa, il supermercato, e il lavoro, dove nessuno è a conoscenza non solo del suo orientamento sessuale, ma nemmeno della sua relazione con Yabuki Kenji, un allegro parrucchiere di Shibuya che, al contrario di Shiro, vive in maniera aperta e tranquilla la sua sessualità. Di qualche anno più giovane, Kenji si trova a proprio agio nell'ambiente gay di Tokyo: non a caso i due si sono conosciuti in un bar a Shinjuku ni-chōme, quartiere queer per eccellenza, dove però Shiro non poteva che sentirsi un pesce fuor d’acqua. Infatti i due non potrebbero essere più diversi — Shiro, avvocato, serio e adulto, e Kenji, parrucchiere, frivolo e scherzoso — eppure tra loro si instaura una serena routine, tra le colazioni, i bentō e le cene che ogni giorno l’avvocato prepara per il compagno.

E non a caso i problemi con cui devono confrontarsi sono problemi del quotidiano, con cui ogni persona queer può trovare un'affinità: la diffidenza verso i colleghi, la percezione degli estranei, il confronto con altre coppie di omosessuali e – non per ultimi – il rapporto con i genitori e quello di Shiro con la propria sessualità. Fonte delle preoccupazioni dell'avvocato infatti è proprio la sua "maschera" da eterosessuale: maschera che da un lato lo porta a temere di subire outing quotidianamente, ma che dall'altro non riesce ad abbandonare in quanto non riesce a sentirsi parte della comunità gay locale. Se da un lato nella serie sono numerosi i momenti più leggeri, non mancano quelli che affrontano in maniera delicata anche temi più spinosi: primo fra tutti il tentativo di una coppia gay in là con gli anni di veder riconosciuti i propri diritti legali in materia di testamento.

L’altro tema ricorrente è proprio il rapporto di Shiro con i genitori e la loro percezione: seppur a piccoli passi e spesso in maniera maldestra (“Non importa se sei gay o un criminale, tu sei mio figlio e ti accetterò comunque”, dice Hisae, madre di Shiro), accetteranno le scelte del figlio, fino ad arrivare a voler conoscere il suo compagno, invitandoli timidamente a pranzo per lo oshōgatsu お正月, il primo giorno del nuovo anno. Questo non significa però che la famiglia eterosessuale — la classica famiglia nucleare giapponese — sia tutta rose e fiori: la figlia trentenne di Kayoko, la casalinga amica di Shiro, non vuole sposarsi né avere figli, mandando in crisi le aspettative del padre. “Alla fine i problemi dei genitori rimangono gli stessi, sia che i figli siano gay o eterosessuali”, commenta rassegnato Shiro.

Come già Midnight Diner e il manga da cui è tratto, anche Kinō nani tabeta? non manca di proporre agli spettatori le ricette di ogni pasto preparato: chikuzen’ni, mochi, tonkatsu, kaki-goori, ma anche lasagna e pasta naporitan, sono solo alcune ricette della cucina giapponese che Shiro, che non ama mostrare apertamente i propri sentimenti, prepara per Kenji ogni sera come segno del suo affetto.

Sebbene si tratti di una serie di intrattenimento, che vuole offrire 25 minuti di tranquillità piuttosto che prendere una posizione, Kinō nani tabeta? è un dorama che non ha troppe pretese se non quella di suggerire spunti di riflessione e offrire allo spettatore uno sguardo leggero sui problemi quotidiani di una coppia moderna, una come tante altre.

 

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