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Kakuta Mitsuyo @NipPop

20 Dicembre 2014
NipPop Staff

Intervista realizzata il 29 ottobre 2014 a Bologna, presso la Scuola di Lingue e Letterature, Traduzione e Interpretazione.

NipPop: Hai pubblicato il tuo primo romanzo a soli 23 anni. Quale pensi che sia il segreto del tuo successo? Che cosa consiglieresti a un giovane che vuole intraprendere la carriera da scrittore?

Kakuta Mitsuyo: Ho scritto il mio primo libro quando avevo 23 anni, ma poi in realtà sono seguiti diversi anni di insuccesso. Ho fatto fatica in tanti sensi, ma sono contenta di aver continuato a scrivere, sono contenta di avere ancora oggi l'occasione di continuare a scrivere. Il mio consiglio ai giovani è di leggere tanto, perché leggere da la forza e nuove idee per scrivere.

 

NP.: Una curiosità: conosci qualche scrittore italiano?

KM.: Sì, non è così recente, ma conosco Susanna Tamaro.

 

NP.: La seconda domanda riguarda più nello specifico Yokame no semi. Come è stato accolto in Giappone?

KM.: Il libro è stato molto letto e i lettori sono aumentati ulteriormente dopo l'uscita del film tratto dal romanzo. Un altro fenomeno che non mi aspettavo è la crescita del numero dei lettori e di coloro che hanno visto il film dopo il terremoto del 2011. Non ce lo aspettavamo.

 

NP.: Che cosa ti ha spinto a scegliere come tematica centrale il disfacimento della famiglia nella società contemporanea?

KM.: In Giappone negli ultimi 50 anni, la struttura della famiglia è cambiata profondamente. Ma nello stesso tempo i legami di sangue mantengono una grande importanza. Rispetto all'America e all'Europa, ci sono pochissime adozioni in Giappone, proprio perché viene a mancare il legame di sangue. Per questo mi domando continuamente “cos'è la famiglia?”, un legame di sangue oppure il tempo trascorso insieme? Scrivere di questi temi, mi ha aiutato nella riflessione.

NP.: Ritieni che il romanzo possa essere uno specchio dell'emergere di nuove realtà famigliari nel Giappone contemporaneo?

KM.: È una domanda difficile, perché in Giappone siamo molto conservatori. Il mondo del romanzo rimane a sé, non si può dire che ci sia una reale influenza reciproca fra la realtà e il romanzo.

 

NP.: Il fatto che il romanzo abbia avuto così tanto successo, che il film abbia avuto altrettanto successo, che sia stato girato un dorama, sono evidentemente una prova del fatto che il tuo libro parla di tematiche che sono sentite in Giappone in questo momento, e soprattutto ha saputo trovare il linguaggio giusto per proporle.

KM.: Forse è il legame che si instaura tra il rapitore e la bambina, questo legame così forte è una cosa che cerchiamo, che ci impressiona. Quindi può darsi che il successo sia legato a quello.

 

NP.: Ultima domanda: ieri hai incontrato il pubblico italiano a Roma, oggi a Bologna. Che sensazioni hai avuto? Quale è la reazione che hai notato da parte del pubblico italiano di fronte al tuo romanzo e alle tematiche che tratta?

KM.: Ho avuto l'occasione di parlare davanti al pubblico italiano, prima a Roma e poi a Bologna. Sia a Roma che a Bologna, il pubblico mi ha accolto con tanto entusiasmo: tante domande, ho visto molto interesse. In realtà in Giappone prima di partire, avevo paura. Credevo che questa tematica così seria e pesante fosse troppo giapponese e non venisse capita dal pubblico straniero, e invece mi hanno accolto con molto entusiasmo e sono molto contenta. Spero che questo romanzo venga letto da molti italiani.

 

NP.: Grazie, siamo noi che siamo molto contenti di aver avuto l'opportunità di parlare con Kakuta Mitsuyo, di leggere il suo romanzo in traduzione italiana. Speriamo che ne vengano presto tradotti altri, perché tu hai scritto moltissimi altri lavori che oltre a meritare in generale di essere tradotti, potrebbero sicuramente incontrare il gusto e il piacere del pubblico italiano. Quindi ci auguriamo che questo sia soltanto il primo di tanti. Ti ringraziamo ancora moltissimo per essere stata qui oggi, e per questa breve intervista che ci hai concesso per il nostro sito. Grazie ancora.

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