NipPop incontra Anna Specchio, giovane ricercatrice che si occupa di letteratura giapponese contemporanea e traduttrice. Fra i suoi ultimi lavori, la traduzione per la collana Asiasphere (Atmosphere Editore) del best seller di Higashino Keigo, La colpa.
NipPop – Higashino Keigo è uno dei più famosi scrittori del Giappone contemporaneo: come ti sei avvicinata a lui? e quali ritieni siano i punti di forza della sua scrittura?
Anna Specchio – Ho conosciuto Higashino Keigo durante una cena: ovviamente non di persona, ma il suo nome è spuntato fuori in un discorso e, non avendo mai letto niente di suo, il giorno dopo sono andata a spulciare su internet e ho subito fatto un po’ di acquisti (non tutti i romanzi tradotti in italiano erano ancora disponibili, ho dovuto prenderli di seconda mano). Non ci è voluto molto perché mi appassionassi, anche perché sono sempre stata un’amante di gialli, noir e thriller. Difatti me ne sono proprio innamorata, ho trovato le sue trame semplicemente geniali. In quel periodo stavo traducendo Si alza il vento di Hori Tatsuo, e non avrei mai immaginato che nel giro di pochi mesi mi sarei trovata tra le mani proprio un suo romanzo: è successo tutto così in fretta, una coincidenza pazzesca! È stato Gianluca Coci, che mi ha seguita durante gli studi e che è il mio attuale tutor di Dottorato, a propormi di tradurre Tegami: un giorno mi ha telefonato e mi ha chiesto se mi andava di lanciarmi in questa nuova avventura. Come potevo dire di no? Avevo 28 anni e l’idea di tradurre Higashino per Asiasphere mi elettrizzava! 🙂
Riguardo i punti di forza della sua scrittura, invece, credo che risiedano nello stile e nell’originalità delle trame. Quella di Higashino è una scrittura lineare, semplice e accessibile ma matura. La sua voce è quella di un uomo che vive il Giappone contemporaneo, sa cogliere i cambiamenti della società e i suoi problemi, mescolando così diverse tematiche all’interno di trame ricche di colpi di scena. Quando ho finito di leggere Il sospettato X ci sono rimasta di stucco: quello che prova il protagonista dev’essere un dolore atroce e straziante, inesprimibile a parole. Il comportamento delle coppie di genitori protagoniste de Il segreto del lago è agghiacciante, proprio come quello di alcuni personaggi presenti all’interno de La colpa. Ecco, ho l’impressione che Higashino riesca veramente a cogliere quanto di più profondo risiede nell’animo umano e rappresentarlo nel più verosimile dei modi.
NipPop – La colpa è un romanzo nel quale Higashino tocca alcuni dei temi a lui cari – i rapporti famigliari, la pressione sociale: in cosa ritieni consista la sua originalità?
Anna Specchio – Probabilmente nel non sferrare “attacchi diretti”: le accuse che muove alla società sono sempre velate dal comportamento dei suoi protagonisti, ma non c’è mai una voce fuori campo pronta a pontificare su un determinato argomento. Ognuno esprime la propria opinione, ma un’opinione resta pur sempre un’interpretazione soggettiva, sono poi i fatti a parlare. Per esempio, Naoki e il suo tutor temono che uno dei motivi per cui il ragazzo non trova lavoro derivi dall’assenza di una famiglia tradizionale pronta a coprirgli le spalle, ma nel testo non c’è una vera e propria accusa al sistema di reclutamento giapponese. Quella dei due uomini resta fino in fondo una supposizione, anche se il ritardo con cui Naoki trova lavoro sembra effettivamente avvalorare la loro tesi.
NipPop – Ci racconti qualcosa della tua esperienza come traduttore di questo testo? cosa ti ha catturato e cosa ti ha messo in difficoltà?
Anna Specchio – La prima cosa che mi ha colpito è stata la semplicità della sua scrittura. Le frasi sono brevi e dirette, anche se forse è stata proprio questa l’insidia più grande da superare per trasformarle in un bell’italiano. A parte in due o tre occasioni, in cui i periodi più lunghi mi hanno dato del filo da torcere per individuare la corretta sequenza temporale dei fatti, non ho avuto grosse difficoltà di comprensione. In compenso sono intervenuta parecchio sul testo di arrivo, che ho praticamente riscritto, come del resto avviene con tutte le traduzioni dal giapponese: laddove il testo di partenza prevede la forma passiva, in italiano è preferibile la forma attiva; se il giapponese può esprimere un concetto con due o tre caratteri, in italiano è necessario spiegare la stessa cosa anche con più frasi, perifrasi e altro. Sì, forse quello che mi ha messo più in difficoltà è stato proprio l’italiano, ah ah! Ma è stato un favoloso banco di prova: ho tradotto davvero con passione, e sono riuscita a passare da una prima stesura discutibile (per usare un eufemismo) a una versione finale abbastanza soddisfacente. Almeno spero 😉
NipPop – Una piccola curiosità: come è stato scelto il titolo, La colpa, in sostituzione dell’originale, Tegami (lett. Lettere)?
Anna Specchio – Quando l’editore mi ha chiesto quale titolo assegnare all’edizione italiana ho proposto per prima cosa di mantenere l’originale e chiamarlo Le lettere. Ma un titolo così semplice sarebbe stato in grado di acchiappare i lettori? Di quali lettere si parla? Intitolarlo Lettere dal carcere avrebbe richiamato alla mente Gramsci, non potevamo permettere che nel lettore si insinuasse questa confusione. Un’alternativa valida sarebbe stata L’ultima lettera, in riferimento a quella che tronca il rapporto tra i due fratelli, ma avevo paura che rivelasse troppo la trama. Dopo varie discussioni, l’editore ha avuto un’altra idea: assegnare alla traduzione italiana un titolo più sintetico, come Criminale, in riferimento sia a Tsuyoshi, sia a Naoki sia alla società giapponese ricca di pregiudizi. Criminale però mi suggeriva l’idea di un noir, mentre Tegami è un romanzo a sfondo sociale e così, seguendo il nuovo filone, ho proposto La colpa. Per la colpa di Tsuyoshi di avere commesso un omicidio, per la non colpa di Naoki di essere il fratello di un assassino, per la colpa della società che ha costretto Tsuyoshi a commettere il reato e ha in qualche modo escluso Naoki.
NipPop – Nel tuo immaginario, alla fine della storia, l'atto di cantare Imagine di Lennon davanti ai detenuti riesce a riavvicinare i due fratelli?
Anna Specchio – Assolutamente sì. Sempre che Naoki sia effettivamente riuscito a cantarla! A questo proposito, consiglio di vedere anche il film tratto dal libro, uscito nel 2006 e prodotto da Shōno Jirō. Nonostante Imagine funga un po’ da colonna sonora del romanzo, nel film non viene cantata neanche una volta, perché Naoki non sogna di diventare un cantante ma un comico (adattamento discutibile). Di conseguenza, quando si trova di fronte al pubblico di detenuti, Naoki non si blocca prima di iniziare a cantare ma si esibisce con l’amico in uno spettacolo di cabaret, riuscendoci. Nella scena finale si vedono, in ordine, Tsuyoshi che – con molta probabilità – torna verso la sua cella in fila indiana con gli altri detenuti e Naoki che, uscendo dal carcere, cammina incontro a Yumiko e alla piccola Miki: stanno entrambi tornando alla loro realtà, il volto segnato da un’esperienza fortissima. E la canzone che accompagna questo momento è Kotoba ni dekinai di Oda Kazumasa: Anata ni aete, hontō ni yokatta, ureshikute, ureshikute, kotoba ni dekinai. La la la…