Una storia di crescita personale colma di segreti pronti a essere rivelati. L’isola dei gigli rossi, in originale Higanbana ga saku shima (letteralmente “L’isola dove sbocciano gli higanbana”) è un romanzo dell’autrice giapponese di origine taiwanese Li Kotomi, pubblicato nel 2021 in Giappone sulla rivista letteraria Bungei Shunjū e nel 2023 in Italia da Mondadori, nella traduzione di Anna Specchio. Questo romanzo vi accompagnerà in un percorso di maturazione e trasformazione, tra incomprensioni dovute alla lingua e alle difficoltà della crescita, mettendo in luce problemi cruciali nella società contemporanea.
Li Kotomi, nome di penna di Li Qinfeng, è nata a Taiwan nel dicembre del 1989, e la sua fascinazione per il Giappone e la sua lingua e cultura risale alla prima giovinezza. Nel 2013 dopo la laurea in letteratura cinese e giapponese, si trasferisce a Tokyo per seguire un master all’Università di Waseda.
Nonostante la sua lingua madre sia il cinese mandarino, le sue opere sono prevalentemente in giapponese. Il suo debutto letterario infatti è del 2017 con il romanzo Hitorimai, che le è valso il premio Gunzō per i nuovi scrittori, al quale ne seguono altri quattro tra i quali L’isola dei gigli rossi, al momento l’unico tradotto in italiano.
Grazie proprio a quest'ultimo romanzo l’autrice ha vinto il premio Akutagawa per scrittori esordienti nel 2021: è la seconda scrittrice non giapponese e la prima proveniente da Taiwan a ricevere il prestigioso riconoscimento.
La narrazione inizia in medias res, dall’incontro fra le due protagoniste: Yona, nativa dell’isola, si imbatte in una ragazza svenuta sulla spiaggia, circondata dai fiori del giglio rosso che danno il titolo al romanzo. La prima scena già delinea le figure delle due protagoniste: Yona, impulsiva e risoluta, che si ritrova rapita dalla bellezza della ragazza trovata sulla spiaggia, e la seconda, a cui successivamente verrà dato il nome di Umi, completamente spaesata, senza ricordi, in un luogo che non conosce e fra persone di cui non comprende la lingua.
Il racconto si sviluppa abbastanza velocemente con una breve descrizione di Isola – così è chiamata dai suoi abitanti – della quale viene fornita anche una mappa, seguita da un balzo in avanti nel tempo fino al momento in cui Umi si risveglia nella casa dove Yona vive con il suo genitore, Sera. Con un ritmo incalzante e anche troppo deciso vengono introdotti gli usi e costumi di Isola, come i vestiti che gli abitanti indossano e alcune sfumature della lingua parlata dai suoi abitanti, il “Nipponese”, un curioso ibrido fra cinese e giapponese. Senza nemmeno cambiare pagina torniamo alle due ragazze e alla loro vita quotidiana..
Poi, con un rallentamento improvviso della narrazione, il romanzo indugia nel racconto dettagliato della quotidianità delle due ragazze e delle difficoltà che Umi affronta per abituarsi alla vita sull’isola, così diversa da quella a cui era avvezza, e per ritrovare un po’ di pace. Nonostante l’andamento pacato di questa sezione, vengono introdotti due elementi molto importanti: il primo è l'esistenza di una ”lingua delle donne”, parlata dalle donne e dalle noro, le guide politiche e spirituali di Isola, alle quali Yona aspira a unirsi; il secondo è il personaggio di Tatsu, il migliore amico di Yona, che viene lasciato intuire nutra dei sentimenti per lei. Tatsu è un ragazzo della stessa età di Yona e in quanto tale, prossimo alla maggiore età. A Isola, prima del raggiungimento della maggiore età, i ragazzi sono spinti a specializzarsi in quella che diventerà poi la loro professione. Tatsu si sta preparando per diventare un macellaio, ma in realtà il suo sogno è diventare una noro, come Yona.
La pace viene interrotta bruscamente dal festival del Machili, al termine del quale le noro tornano a Isola mascherate da divinità, con doni che consistono in beni di vario tipo, dalle materie prime ai macchinari moderni come le automobili. In concomitanza con questo singolare evento si celebra anche il ritorno della grande noro, l’anziana leader delle noro. Yona e Umi con l’appoggio di Sera decidono di rivolgersi a lei nella speranza di ricevere qualche informazione sul passato di Umi, che la ragazza continua a non ricordare. In un primo momento la grande noro si mostra reticente e determinata a cacciare Umi dall’isola, ma mossa dalle suppliche delle due amiche, decide di dare una possibilità alla giovane: se Umi si dimostrerà in grado di passare l’esame per diventare una noro potrà rimanere a Isola.
Le protagoniste, inizialmente scoraggiate dall’ultimatum della grande noro, decidono poi di affrontare insieme la sfida.
Il ritmo del romanzo è senz’altro particolare e a tratti arduo, laddove a tratti sintetizza informazioni ed eventi importanti in una manciata di frasi per poi rallentare e soffermarsi a descrivere ogni minimo particolare, il che rende la narrazione poco omogenea.
I personaggi nel complesso sono ben caratterizzati, ognuno con le sue particolarità ma senza cadere in facili cliché, soprattutto i protagonisti, che incarnano in modo molto realistico i turbamenti dell’adolescenza: Yona e Tatsu vengono ritratti come testardi e impulsivi, mentre Umi, anche in conseguenza dell’amnesia e del trauma che ne è la causa, risulta avere un carattere più riflessivo.
Gli altri personaggi fungono più che altro da sfondo, e il loro unico scopo sembra essere quello di sostenere il percorso di crescita dei protagonisti. Molti temi drammaticamente attuali, quali xenofobia, omofobia, “pulizia etnica”, vengono accennati ma mai davvero esplorati, lasciando in chi legge un vago senso di insoddisfazione. Una questione che viene invece approfondita è quella della lingua: sin dalle prime pagine l’autrice cerca di destreggiarsi tra tre lingue diverse, la lingua del Sol Levante, il “nipponese”, e la lingua delle donne parlata dalle noro. All’inizio il continuo cambiamento di linguaggio e registro a seconda del parlante può risultare disorientante, ma presto si rivela una strategia narrativa efficace e accattivante.
Nel complesso L’isola dei gigli rossi è una lettura piacevole, sebbene a tratti farraginosa, deludente in alcuni aspetti ma incredibilmente interessante in molti altri. È un romanzo che per certi versi riporta all’atmosfera dei romanzi young adult introducendo però tematiche più mature, come l’esclusione etnica o sessuale, anche se – come abbiamo già sottolineato – non sufficientemente approfondite.