Tokyo, di notte, cambia volto. L’amore, di notte, cambia volto. Yes, yes, yes apre uno sguardo alla vita dei ragazzi che lavorano nei locali gay della capitale giapponese, costretti a prostituirsi nell’attesa di trovare un posto diverso, magari migliore, nella società.
Yes, yes, yes è il romanzo con cui Hisao Hiruma debutta nel 1989. Subito riconosciuto come talento dalla critica, proprio grazie a questo libro gli viene assegnato nello stesso anno il prestigioso premio letterario Bungei. Nel 1997 Yes, yes, yes arriva in Italia, per la collana “Farfalle” di Marsilio, in prima traduzione mondiale, curato da Andrea Maurizi.
Il romanzo viene pubblicato durante il cosiddetto “Gay boom” giapponese, agli inizi anni ’90 che vede l’omosessualità divenire uno degli argomenti standard e tra i più ricercati di programmi televisivi, show radiofonici, libri, film, manga.
Hisao Hiruma nasce a Tokyo, dove tuttora vive e lavora. Il suo nome è spesso associato al genere artistico-narrativo bara (“rosa” in giapponese) conosciuto anche come “men’s love”, dedicato alle storie d’amore tra uomini scritte da uomini per un pubblico adulto maschile omosessuale. Genere quindi da non confondere con il più famoso e commercializzato yaoi (le cui storie sono invece scritte da e per donne), che tratta gli stessi temi ma idealizzandoli, e stereotipando personaggi e situazioni.
Jun, comune adolescente di Tokyo, si sentiva svuotato, dentro di lui non c’era né dolore né altro sentimento: né sofferenza, né desideri, né collera: niente di niente. Seguendo allora un impulso masochista decide di prostituirsi in un quartiere gay della città ma, dopo il piacere dei primi incontri, anche il sesso non diventa altro che vuota routine, semplicemente un modo per guadagnare soldi in poco tempo.
I protagonisti di Yes, yes, yes sono gli uomini di ogni età, con le loro fragilità, le loro paure, la propria idea di virilità e i propri istinti carnali. Ogni capitolo del romanzo si concentra su un uomo diverso, mettendone in luce anzitutto il modo di rapportarsi con l’atto sessuale, per poi scavare più a fondo nella sua psiche o eventualmente illustrare quali circostanze lo abbiano portato a compiere la scelta di trovarsi su quel variopinto palcoscenico che è il “Bar Adolescence”, sia che reciti la parte del prostituto sia che reciti la parte del cliente.
Non tutti i ragazzi cha lavorano al locale sono gay, altri invece sognano (o hanno) apertamente una relazione con un uomo; alcuni clienti preferiscono andare a letto con degli uomini perché lo considerano più conveniente, altri riescono a provare un qualche sentimento d’amore o desiderio solo per persone del loro stesso sesso: la sessualità e, come viene specificato in più punti, l’identità di genere descritte nel romanzo sono fluide, tinte dei mille colori caratteristici del mondo LGBT+.
Yes, yes, yes non è però un elogio all’amore, né per gli altri né per se stessi, come invece ci si aspetterebbe da un libro che tratta di storie di vita di persone appartenenti a categorie ancora stupidamente discriminate. Per buona parte della narrazione il protagonista Jun non prova sentimenti particolari, risucchiato com’è nel vortice nichilista tipico della vita da prostituto. Degli incontri particolari sembrano tuttavia risvegliare la sua parte più emotiva, insinuando nel lettore il dubbio che possa essersi perfino innamorato o che, ormai stufo, non cerchi una qualche redenzione. Redenzione che tarda ad arrivare poiché la sua mente torna ben presto ad essere annebbiata dal piacere carnale e da un’opprimente melanconia.
Shinjuku Ni-chome, quartiere gay di Tokyo
Nel libro non viene descritta la Tokyo cosmopolita di Shinjuku o Roppongi, né la ricca Tokyo di Ginza o la modernità di Akihabara. No, lo sfondo delle vite di Jun e dei suoi “colleghi” è costituito da fumosi locali gay, vicoli bui e maleodoranti e hotel da quattro soldi. Non è di certo un’atmosfera piacevole, tuttavia non basta a soffocare l’animo e a frenare l’energia tipicamente adolescenziale fatta di sentimentalismo, sogni e sfrontatezza di questi ragazzi.
Di questo mondo in lento degrado l’autore fa un ritratto attento e oggettivo; nella sua scrittura fredda e quasi disincarnata non c’è posto per il pregiudizio né tantomeno per la morale. Ed è proprio questa sua natura, che potremmo definire impersonale, a riuscire a mettere in risalto lo squallore della situazione che Jun, e molti come lui, sono costretti a vivere per via di una società che opprime ma allo stesso tempo spettacolarizza determinate pratiche; e quelle appartenenti alla sfera erotico-sessuale sono certamente incluse in questo contraddittorio alternarsi di luce e ombra.
Si parla inevitabilmente di sesso, sorta di filo conduttore del romanzo, nella sua accezione essenzialmente fisica e animalesca. Tutta la goffaggine e la bruttezza del “maschio” vengono infatti a galla durante l’amplesso, e Hisao Hiruma quasi traccia una parodia del piacere provato dagli uomini, talmente grezzo se paragonato a quello di una donna. È ridicolo da quanto è semplice. Attimo di estrema beatitudine che lascia immediatamente il posto a un buio vuoto interiore.
Ogni cliente è accompagnato dall’assurdo, da intime follie che eccitano la carne di coloro che non possono far altro che prostrarsi alla perversione. E Yes, yes, yes mette in scena sicuramente un ampio corredo di devianze: tendenze BDSM, fetish per gli abiti femminili, voyeurismo, fino a sfociare nelle pratiche più strane e/o malsane. Jun, però, non si chiede mai come o perché certe pratiche eccitino i suoi clienti. Semplicemente le accetta, sta al gioco, scoprendo in alcuni casi nuovi modi per “divertirsi” e stare in pace con il proprio corpo.
In ogni uomo, vuole spiegarci l’autore, convivono e si scontrano due sentimenti ben precisi: il desiderio di conquista e il desiderio di dominio. Essi non solo ostacolano il pieno raggiungimento del piacere ma dominano l’intera esistenza, scatenando una forte rabbia che sfocia spesso in violenza fisica, portata a sua volta all’estremo dall’istintività che, specialmente durante l’atto sessuale, prende il controllo sulla razionalità. La dimensione in cui Yes, yes, yes si muove è dunque tremendamente complessa, violenta e perversa.
Tutto ciò potrebbe spaventare il lettore, che potrebbe di conseguenza aspettarsi una lettura difficile e pesante. Tuttavia, non è decisamente questo il caso: la narrazione è molto scorrevole, la puntigliosa attenzione alle sensazioni provate dal protagonista rende le scene vivide, mentre i personaggi presentano diverse sfaccettature che li fanno sembrare molto più realistici. Il tutto è poi condito da un pizzico di distaccata ironia, utile all’autore per far emergere quelli che sono davvero i caratteri del mondo che vuole analizzare: un mondo alle volte ingiusto, in cui alla fin fine non fa differenza essere uomo o donna, in cui amore e apatia continuano a sfiorarsi seguendo i passi di un’intricata danza, un mondo che dal nero riesce comunque a ricavare tutti i colori dell’arcobaleno.