Ispirato all’omonimo manga Bakeneko Anzu-chan e diretto da Yamashita Nobuhiro e Kuno Yōko, il film d’animazione Ghost Cat Anzu è arrivato quest’anno nelle sale, ma conta già diverse partecipazioni a festival e kermesse. Presentato al Festival del Cinema di Cannes e proiettato per la prima volta in Italia durante il 24 Frame Future Film Festival, Ghost Cat Anzu ha trasportato gli spettatori in un mondo fantastico – un viaggio tra due mondi diversi alla ricerca di qualcosa di perso per sempre.
Realizzato attraverso una collaborazione tra lo studio giapponese Shin-Ei Animation (noto per la serie animata Doraemon) e quello francese Miyu Productions (nata più recentemente), Ghost Cat Anzu è stato rilasciato in Giappone a luglio 2024 ed è stato presentato al Festival del Cinema di Cannes.
I co-registi di questo progetto sono Kuno Yōko, disegnatrice, e Yamashita Nobuhiro, già regista, attore e sceneggiatore. La storia è ispirata all’omonimo manga realizzato da Imashiro Takashi: ambientato nel Giappone rurale, il fumetto segue le avventure dell’undicenne Karin, lasciata sola dal padre partito a Tokyo per cercare di risanare i propri debiti.
La bambina viene quindi affidata al nonno e va a vivere nel tempio buddhista di cui l’anziano si occupa. È proprio qui che conosce Anzu, un ‘gatto fantasma’ capace di parlare e muoversi quasi come un umano che ha ormai superato i trent’anni di vita, e al quale viene assegnato il compito di prendersi cura della bambina, anche se i due inizialmente non andranno d’accordo. Tuttavia, Anzu e Karin inizieranno a legare durante una rocambolesca avventura che li porterà a Tokyo a visitare la tomba della madre di Karin, venuta a mancare pochi anni prima. Durante questo fantastico viaggio, infatti, il gatto e la bambina si ritroveranno ad attraversare il mondo dei morti per poi tornare nuovamente in quello dei vivi – un viaggio che li cambierà profondamente.
All’inizio del film, infatti, Karin fa ancora fatica ad accettare la morte della madre, come è comprensibile per una bambina che ha subito una perdita così importante in tenera età. A causa di ciò è chiusa in sé stessa, e desidera ardentemente le attenzioni e la compassione degli altri, cercando di ottenerle anche a costo di esagerare le proprie emozioni e le storie che racconta.
Il tema dell’elaborazione del lutto è quindi centrale nel film: Karin non è ancora pronta a superare questo dolore, ma la sua avventura con Anzu, nella quale incontrerà altri spiriti che le offriranno supporto, è stata sicuramente un primo passo in quella direzione: un passo importante non solo per il suo stesso benessere, ma anche per risanare il suo rapporto con il padre.
Passiamo invece all’altro protagonista, Anzu: è una creatura particolare, un bakeneko (化け猫, letteralmente “gatto mostruoso”), ovvero un gatto che, avendo già superato una certa età, si è trasformato in uno spirito soprannaturale, assumendo dimensioni sempre più grandi e comportamenti sempre più umani, tanto da essere diventato a tutti gli effetti un membro della comunità della zona. A tratti fastidioso e sfrontato, Anzu capisce forse meglio di chiunque altro Karin e si affezionerà a lei all’inizio con un po’ di riluttanza, ma in modo comunque tenero. Sarà lui ad accontentarla e portarla nel mondo dei morti per cercare la madre, e farà poi del suo meglio per supportarla in questa avventura.
Il film è un crescendo di emozioni: l’inizio della storia è una rappresentazione realistica della vita e delle difficoltà di una bambina che si ritrova all’improvviso senza punti di riferimento, e il suo dolore traspare in maniera tristemente chiara anche dai momenti di vita quotidiana. L’inizio dell’avventura porta a una accelerazione di questo turbinio di emozioni, fino ad arrivare al culmine durante il viaggio nella terra dei morti, grazie a una scena toccante ma allo stesso tempo risolutiva, che segnala anche la crescita emotiva della ragazzina.
L’anime in alcuni momenti sembra avvicinarsi al genere dello slice of life, ovvero di quelle storie animate che raccontano la vita quotidiana. Per buona parte del film, infatti, manca quasi una sequenzialità in ciò che accade, e gli episodi di vita nel tempio vengono interrotti solo quando Karin e Anzu partono per il loro viaggio nel mondo dei morti: da questo punto la trama diventa progressivamente più incalzante, e anche i personaggi vengono approfonditi di più. Nonostante il ritmo della narrazione sia inizialmente lento, la storia procede allo stesso ritmo di Karin, dei suoi sentimenti e delle sue esperienze, rappresentando in maniera accurata una tappa importante della sua crescita.
Nonostante gli episodi di vita quotidiana abbondino, la storia è costellata anche da elementi fantastici ma che, tuttavia, appaiono come ‘normali’ nel contesto in cui vengono presentati, rendendo più facile per lo spettatore sospendere l’incredulità e considerare ‘quotidiano’ ciò che in realtà non dovrebbe esserlo.
Il film è stato prodotto attraverso la tecnica del rotoscopio, ovvero disegnando le animazioni partendo da riprese di persone reali, in modo che i movimenti dei personaggi risultino più fluidi e realistici. Tutte le scene di Ghost Cat Anzu sono quindi state prima girate con degli attori e poi trasposte in animazione, e alle scene animate è stato aggiunto anche l’audio registrato sul set, andando così a creare un’atmosfera ancora più ‘realistica’ per l’utente finale.
Nonostante possa non essere un film per tutti i gusti, Ghost Cat Anzu rimane comunque un’ottima pellicola di animazione di alto livello tecnico che racconta una storia di perdita, dolore, amicizia e amore con la quale la maggior parte di noi può empatizzare. Grazie al suo mix di quotidianità e fantasia, la storia riesce ad essere più toccante di quanto ci si possa aspettare.