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Garo Magazine e lo stile hetauma

25 Luglio 2017
Fedro Fuzzi

Nel 1964, il 41enne Katsuichi Nagai, reduce dalla guerra, fonda con l'aiuto di Sanpei Shirato la rivista Garo Magazine che di lì a poco sarebbe diventata una sorta di refugium peccatorum per tutti quei mangaka rifiutati da una realtà editoriale mainstream sempre più selettiva e soggetta alle logiche di mercato.

Con la pubblicazione di Kamui, dramma con protagonista un ninja, dallo spiccato tono antiautoritarista ed anticlassista, Garo cattura l'attenzione della generazione studentesca insofferente verso il governo anche a causa dei trattati che stava firmando con gli Stati Uniti. Kamui diventa così il paladino di una gioventù nichilista ed insoddisfatta nonostante il miracolo economico, tanto che in alcuni campus universitari si arrivò ad appendere bandiere con il suo nome.

Numerosi furono gli input culturali (erano gli anni in cui stava arrivando in Giappone la nouvelle vague, ma anche le traduzioni di Maupassant, Zola e Turgenev) che contribuirono al delinearsi del genere gekiga, che cercava di elevare i toni del manga per trattare tematiche più mature e scabrose. Inevitabilmente, gli artisti appartenenti a questa corrente, come Yoshihiro Tatsumi, Tadao Tsuge e altri, risultavano invisibili ai magazine più mainstream e fecero appello a Garo che da questo momento in poi divenne la fucina delle idee fumettistiche più avanguardistiche di allora. La rivista, durante la sua pluridecennale attività, accolse mangaka dagli stilemi più disparati, che si potevano richiamare all'arte astratta, così come al punk dei Sex Pistols o al movimento ero-guru: l'unica prerogativa irrinunciabile era che si trattasse materiale innovativo.

In particolare, a partire dal lavoro di King Terry (pseudonimo di Teruhiko Yamura) si sviluppò il cosiddetto stile hetauma (traducibile come "brutto ma buono") che esaltava il potenziale liberatorio del fumetto amatoriale e del tratto approssimativo e infantile in maniera analoga all'art brut. Il volume Penguin Food Passion, pubblicato insieme a Itoi Shigesato (che, tra le altre cose, è il padre della serie videuludica Mother), è un perfetto esempio di questo stile rozzo e primitivo che tratta storie deliranti. King Terry inoltre riuscì a radunare attorno a sé il gruppo "Tokyo Funky Stuff", impegnato nei campi artistici più disparati e la cui influenza nella grafica industriale giapponese è ravvisabile a tutt’oggi.

Nonostante l'esperienza di Garo Magazine (che si è trascinata con vendite altalenanti fino ai primi anni 2000) sia stata fondamentalmente di nicchia rispetto ad altre riviste (si parla di 80.000 copie vendute all'apice del suo splendore), è evidente come i suoi stilemi abbiano influenzato la cultura manga successiva, anche fungendo da trampolino di lancio per artisti successivamente riconosciuti. Mangaka come Yoshikazu Ebisu, Takashi Nemoto, Emiko Shimoda o lo stesso King Terry testimoniano, sotto la pesante scorza del mix di ironia e infantilismo, la weltanschauung della generazione del dopoguerra, rappresentandone tormenti e ossessioni viscerali altrimenti silenti.

 

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