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Di terremoti e di ranocchi

19 Novembre 2014
Lucia Massimino

Ranocchio salva Tōkyō è il quinto dei sei brevi racconti della raccolta Tutti i figli di Dio danzano di Haruki Murakami, pubblicata nel 2000. L’elemento comune è il terremoto di Kōbe del 17 gennaio 1995, e Kōbe è la città in cui l’autore, nato a Kyōto nel 1949, ha trascorso infanzia e adolescenza.

Il protagonista è Katagiri, l’assistente del responsabile della Sezione finanziamenti alla filiale di Shinjuku della Cassa di Credito e Sicurezza di Tōkyō. Uomo comune, di quarant’anni, basso, mingherlino, mezzo calvo, con pancetta e piedi piatti, miope, astigmatico e predisposto al diabete, conduce una vita monotona e vuota, non gratificante, priva di riconoscimenti familiari e professionali. Un giorno trova nel suo appartamento un ranocchio alto più di due metri che gli annuncia che alle otto e trenta della mattina del 18 febbraio, ossia a distanza di tre giorni, il Gran Lombrico provocherà un terremoto a Tōkyō. Per evitarlo, Katagiri combatterà al fianco di Ranocchio contro il Gran Lombrico. Alla mezzanotte del 17 febbraio l’impiegato sarà nella stanza della caldaia della filiale di Shinjuku e con Ranocchio apriranno una breccia nel muro e scenderanno dal Gran Lombrico. La sera del 17 febbraio succede un imprevisto e Katagiri si ritrova privo di coscienza in ospedale, dove si risveglia alle nove e un quarto della mattina del giorno seguente. Dopo il suo risveglio, riceve la visita di Ranocchio. Non c’è stato il terremoto e la battaglia tra Ranocchio e il Gran Lombrico è avvenuta senza la presenza fisica di Katagiri. Il ruolo dell’impiegato è stato accendere un generatore elettrico a pedale illuminando il campo di battaglia dove Ranocchio ha fatto a pezzi il Gran Lombrico.

Terminato il racconto, Ranocchio gli dice di essere il vero Ranocchio e di rappresentare il mondo degli anti-Ranocchio. Tornando nel caos, va in coma e viene pervaso da bolle scoppiettanti dalle quali escono vermi, lombrichi, scolopendre e viscidi insetti che invadono il letto e il corpo dell’impiegato, creando un’unione simbiotica tra quello che fu Ranocchio, i vermi e Katagiri.
Se Ranocchio rappresenta il mondo degli anti-Ranocchio, vuol dire che Ranocchio è il mondo dell’ordine e del caos, è realtà e immaginazione. Ranocchio compie azioni per avvantaggiare Katagiri, ma quest’ultimo non lo sa. Ranocchio è cosciente e lotta contro il Gran Lombrico, Katagiri è in coma. Ranocchio va in coma, Katagiri è cosciente. Ranocchio torna nel caos e viene invaso dai vermi, Katagiri si agita nel sonno in preda agli incubi. Quando Katagiri è incosciente, lotta con Ranocchio contro il Gran Lombrico. Una volta sveglio, la lotta finisce.

Quando Katagiri accende l’interruttore della sua immaginazione, accende un generatore elettrico accecando il Gran Lombrico. Ranocchio, anti-Ranocchio e il Gran Lombrico sono la stessa entità: Katagiri. Rappresentano la parte conscia e quella inconscia dell’impiegato, mente e istinto, io e non-io, me e anti-me, controllo e perdita di controllo, veglia e sonno, realtà e immaginazione. Quando c’è l’una, non c’è l’altra. Se ci sono entrambe, citando Ranocchio, «non è detto che le cose che si vedono siano vere». Ranocchio salva Tōkyō equivale a Katagiri salva se stesso. Il Gran Lombrico, dopo aver accumulato odio sotto forma di vibrazioni, voleva provocare un terremoto a Tōkyō.

Il terremoto è il risveglio del Gran Lombrico che vive nel sottosuolo della mente di Katagiri, è il risveglio dell’altro da sé presente nell’impiegato e in ogni umano. Prendere coscienza della propria ombra e illuminarla con l’interruttore della speranza permette di evitare incontrollati terremoti interiori, trasformandoli in battaglie dove non muore nessuna delle due parti in lotta ma si modifica la forma. Conoscere se stessi significa conoscere il proprio Gran Lombrico e non averne paura perché, citando Ranocchio che, a sua volta, cita Joseph Conrad, «il vero terrore è quello che gli uomini provano per la loro immaginazione». 

 

 

 

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