Ekuni Kaori, Stella stellina (traduzione dal giapponese e postfazione di Paola Scrolavezza), Atmosphere Libri, Roma, 2013.
Mutsuki e Shōko sembrano condurre la vita perfetta: novelli sposi da appena dieci giorni, condividono un bell’appartamento in periferia e sono entrambi avviati verso una carriera di sicuro successo. Lui è un medico, che nel tempo libero ama cucinare e sbrigare le faccende di casa, lei lavora come traduttrice part-time dall’italiano. Insieme amano ascoltare musica, preparare cenette gustose e parlare, parlare…
E ciò di cui parlano, il loro argomento di conversazione preferito, sono i momenti felici che Mutsuki trascorre insieme a Kon, il suo giovane amante dalla schiena perfettamente dritta, che profuma di coca cola, la loro intimità e la loro quotidianità assolutamente segrete.
Perché dietro l’apparenza di una vita matrimoniale piena e felice si nasconde una realtà completamente diversa: Mutsuki è omosessuale e Shōko soffre di un disturbo di personalità che, nel corso del romanzo, tende a degenerare in una cupa depressione dalla quale cerca conforto attraverso l’alcool. Il loro, come ci viene svelato fin dalle primissime pagine del romanzo, è infatti un matrimonio di convenienza: è la soluzione più immediata per scappare dalle pressioni di una società della quale non possono fare parte a pieno titolo a causa della loro incongruenza con le rigide regole di omologazione imposte dal vivere collettivo. Le preferenze sessuali di lui e la malattia mentale di lei costituirebbero infatti un ostacolo alla piena realizzazione sociale e professionale di entrambi, macchie dell’anima da tenere segrete al mondo.
Segretamente inadeguati alla dimensione collettiva della vita, sembrano aver trovato nell’altro e nella loro quotidianità attentamente costruita un sostegno sicuro per affrontare a testa alta la realtà sociale nella quale sono immersi. Come dice Shōko, «complici, assolutamente» (pag. 10) nell’orchestrare un’esistenza che si regge su un equilibrio fragile, difficile come tentare di “abbracciare l’acqua”, espressione che, quasi un’anticipazione degli eventi a venire, dà il titolo al primo capitolo.
Stella stellina è un romanzo costruito attraverso l’alternarsi delle voci narrative dei due protagonisti e, conseguentemente, dei rispettivi punti di vista, uno in ogni capitolo: la trama si manifesta a poco a poco grazie alle parole dei personaggi, narrata in prima persona e svelata attraverso le loro sensazioni e i loro ricordi, sempre in bilico fra verità dette e celate, in casa così come di fronte al mondo intero. Secondo una tradizione consolidata nella narrativa giapponese, il discorso diretto fra i personaggi si trasforma spesso e volentieri in indiretto libero, lasciando il lettore ironicamente incerto se quelle siano effettivamente frasi pronunciate nell’interazione fra i protagonisti oppure si tratti dei pensieri più intimi che la voce narrante di turno non ha il coraggio di rivelare. Attraverso questo espediente doppiamente formale e contenutistico, infatti, tutta la narrazione si gioca sul fragile e complicato equilibrio fra il detto e il non detto, non solo fra la bugia che marito e moglie vogliono raccontare al resto del mondo ma, forse e soprattutto, fra i due protagonisti stessi, il cui rapporto appare, a mano a mano che la narrazione procede, sempre più impregnato di mezze verità e sottintesi, come se in definitiva anche loro stessi, complici nella realizzazione della loro finzione verso il mondo, cominciassero a costruire anche in privato un’immagine di sé da raccontare all’altro.
In questo romanzo dal sapore dolceamaro, Ekuni Kaori ha saputo rappresentare in maniera magistrale il disperato bisogno dell’uomo contemporaneo di sconfiggere la solitudine, di fare parte in un modo o nell’altro della società anche a discapito di quelle che vengono percepite come le proprie inadeguatezze nei riguardi del mondo. E soprattutto, come rilevato anche da Paola Scrolavezza nella sua postfazione al romanzo, è stata fra le pioniere della rappresentazione delle nuove modalità di relazione affettiva che si stanno affacciando con sempre più insistenza sul panorama sociale contemporaneo, realizzando pienamente il difficile obiettivo di descrivere al meglio le molteplici sfumature in cui si rifrange la realtà famigliare odierna.
Infatti, Stella stellina è un’opera che, seppure scritta nel 1991, ha l’indubbio merito di avere captato la nascente urgenza della ridefinizione del concetto di nucleo famigliare all’interno della società di oggi – non solo giapponese – e delle nuove, seppur qualche volta complesse, possibilità di una «vita dall’equilibrio fragile, da vivere alla giornata, senza sapere quando sarebbe implosa; una vita che si sosteneva solo sull’amore reciproco» (pag. 140). Non importa in quale forma.