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Art therapy: la riscoperta dei mandala

28 Marzo 2016
Claudia Badesso

A chi di voi, ultimamente, non è capitato, entrando in una libreria, di imbattersi in un libro come questo? I libri di Art therapy costituiscono, da qualche anno a questa parte, un reparto immancabile nelle librerie più rifornite. Questi libri dalle copertine variopinte e contenenti svariate pagine ricche di disegni sofisticati tutti da colorare, possono sembrare a prima vista un acquisto destinato ai bambini; in realtà, sono libri ideati per gli adulti, poiché la loro finalità è essenzialmente una: ridurre lo stress, un problema che con lo stile di vita moderno, sempre più frenetico, sembra riguardare moltissime persone.

I benefici del disegno per la salute furono riconosciuti da Carl Gustav Jung, uno dei padri della psicoanalisi, e in particolare da Margaret Naumburg, psicanalista seguace di Freud, agli inizi del ‘900. Tuttavia l’utilizzo del disegno come forma di crescita interiore è da ricollegarsi a pratiche ben più antiche in uso tra i buddhisti: i mandala, composizioni geometriche circolari ricche di decorazioni floreali, volte a rappresentare l’intero universo.

Il lavoro compiuto dai monaci buddhisti per la realizzazione di queste rappresentazioni è estremamente lungo e impegnativo: la fretta è un concetto da abbandonare.

L’obiettivo di questa pratica è, essenzialmente, quello di intraprendere un cammino alla scoperta di se stessi: è facendo tesoro di questi insegnamenti che l’Art therapy permette di superare ansie e stress causati da ritmi frenetici sempre più pressanti e consente di ritrovare equilibrio e serenità.

 

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