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37 Seconds: ritratto di una società “imperfetta”

27 Febbraio 2020
Sofia Scantamburlo

37 secondi sono bastati per segnare irrimediabilmente la vita di Yuma. Nonostante le avversità che la vita pone sul suo cammino, Yuma non è disposta a rinunciare ai propri sogni, ritrovandosi a compiere un curioso viaggio alla (ri)scoperta di se stessa e della propria libertà. Presentato al Berlin Film Festival e al Tribeca Film Festival, 37 Seconds è distribuito a livello internazionale da Netflix.

37 Seconds è un film drammatico scritto e diretto da Hikari, presentato a Berlino nel 2019 e distribuito da Netflix a partire da gennaio 2020. La trama ruota attorno alla giovane Yuma Takada (Mei Kayama ), aspirante mangaka costretta sulla sedia a rotelle a causa della paralisi cerebrale che l'accompagna fin dalla nascita. Sfruttata per il suo talento dall'unica amica e rinchiusa in una campana di vetro dalla madre iperprotettiva, Yuma si ritrova ogni giorno ad affrontare i lati oscuri di una società ancora incapace di rapportarsi con la disabilità, il che la porta a dubitare costantemente di se stessa.

Dopo l'ennesimo rifiuto, Yuma si rivolge all'editor del Weekly Boom Magazine, una rivista specializzata in materiale pornografico. Quando l'editor riconosce la sua bravura nel disegno e nello storytelling, ma sottolinea la mancanza di verosimiglianza dovuta all'assenza di esperienza personale, la prospettiva di Yuma nei confronti di se stessa cambia radicalmente. Inizia così il suo viaggio (letterale e metaforico) alla ricerca della libertà che le è stata fino ad allora negata, spinta dal desiderio di dimostrare che la sua situazione non è affatto uno svantaggio. Accompagnata durante il suo percorso da varie figure, tra cui Toshi (Shunsuke Daitō ), Yuma attraversa dapprima la scoperta di una sessualità repressa, per poi approdare verso una più intima e profonda riflessione sulla fiducia in se stessa, ritrovando l'autostima della quale la malattia l’aveva privata.

In questa sua opera, l'obiettivo di Hikari è dimostrare come le barriere per una persona disabile (in particolare in un paese all'avanguardia come il Giappone) non siano architettoniche o materiali, ma al contrario siano rappresentate dalle persone comuni e dalla mentalità che impronta la società; Yuma non ha alcun problema a salire o scendere dall'autobus da sola, ma quando si tratta di realizzarsi come mangaka la sua esperienza di vita non è sufficiente. Parole come rifiuto e discriminazione fungono da sottotesto a molte scene del film, eppure l'entusiasmo e la determinazione di Yuma riescono a mantenere un clima positivo anche nei momenti più tristi e crudi. 

37 Seconds è un film delicato ma dal messaggio forte e necessario, a maggior ragione in un mondo dove la tecnologia avanza ma la mentalità rimane cristallizzata, lasciando indietro chi è considerato “imperfetto”.

 
 

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