Il candore dell’amore adolescenziale tra due ragazze nel nouvelle manga di Kiriko Nananan.
Blue (Burū ブルー) è un’opera del 1996, di una semplicità assoluta, che colpisce con la durezza di un pugno alla bocca dello stomaco. Kiriko Nananan è praticamente sconosciuta nel nostro paese, ma grazie alla Dynit arriva per la prima volta in Italia questo capolavoro, seconda opera dell’autrice, che era stato già pubblicato in Giappone sulla rivista COMIC Are! da gennaio a ottobre 1996.
Kiriko Nananan è una delle maggiori esponenti della corrente chiamata nouvelle manga, un'avanguardia fumettistica che raccoglie autori francesi e giapponesi in una sintesi degli stili tipici della bande dessinée e dei manga, nata agli inizi degli anni 2000 con i lavori realizzati in Giappone dall’artista francese Frédéric Boilet.
ll genere è quello definito yuri, termine che indica relazioni amorose o sessuali tra due ragazze in anime, manga o media giapponesi, e la trama è delle più semplici: una ragazza che si appresta a frequentare l’università, Kayako Kirishima, entra in contatto con una ragazza della sua classe, Masami Endo, che era stata sospesa e di cui ha sentito sempre molto parlare a causa dei pettegolezzi riguardanti un suo presunto aborto. Dalla curiosità e dal fascino esercitato da Masami nasce un’amicizia solida. Dopo qualche tempo, però, Kirishima si accorge che per questa sua nuova amica sta iniziando a provare qualcosa di nuovo, sconosciuto e spaventoso.
Le due si ritrovano all’improvviso innamorate e decidono di portare avanti questa nuova storia che non sono in grado di definire. Un bacio rubato tra le lacrime, il mare calmo e una spiaggia segreta. Un giorno, però, Masami Endo scompare e quando torna, tutto è diverso. Masami mente, sembra distante. Qualcosa si è rotto, Kayako decide di partire per Tokyo per cercare il successo grazie al suo talento per il disegno, mentre Masami sceglie di restare nel proprio villaggio, convinta che l’unica cosa che possa fare sia dare gioia alla sua famiglia andando in sposa a un uomo per bene.
I temi trattati sono svariati, e su ognuno si potrebbe parlare per ore: per iniziare, l’incertezza per il futuro, che tormenta entrambe le ragazze, è un deserto in cui trovano la forza l’una nell’altra, entrambe senza una strada, senza una direzione, senza l’aiuto degli adulti. L’insicurezza di una storia d’amore così improvvisa, come quella che nasce tra le due ragazze, che non si può confessare nemmeno alle amiche per paura delle conseguenze, per paura che qualcuno riveli il segreto al mondo, sporcandolo, rovinandolo. L’assenza di figure mature che indirizzino verso una strada sicura. Non è un caso che i genitori, infatti, non compaiano quasi mai: solo un paio di volte li intravediamo o ne sentiamo le conversazioni al telefono, per far capire quanto le due protagoniste siano lasciate a loro stesse in un oceano di incertezze.
Ma l’elemento che più colpisce, che più comunica il senso di abbandono e di sconforto in questa storia d’amore, passione e sofferenza, è il disegno minimalista ed essenziale. L’artista, Kiriko Nananan, tratteggia soltanto i personaggi principali, le protagoniste e null’altro. Sono unicamente gli elementi essenziali che trovano posto nelle pagine, altrimenti bianchissime, del volume: Kayako, Masami e il candore dello sfondo che evidenzia le differenze fra le due adolescenti e l’impossibilità di una felicità comune, uno spazio che divide fisicamente e spiritualmente le due protagoniste. L’attenzione quindi si focalizza esclusivamente sugli stati d’animo, le emozioni e le espressioni delle due ragazze che, insieme alle conversazioni brevi eppure dense, bastano a raccontare la storia del loro amore adolescenziale. Il bianco provoca un senso di smarrimento e di disorientamento evidenziando i dubbi, i sensi di colpa e l’incomunicabilità dei sentimenti che caratterizza l’adolescenza, età piena di malinconia, di blu.
Kiriko Nanana (Tsubame, Niigata 1972) è una mangaka tra le più importanti non solo del panorama artistico giapponese: infatti nel 2008 ha vinto il Prix de l'école supérieure de l'image al Festival international de la bande dessinée d'Angoulême. Lei stessa ha dichiarato di essere ossessionata dal vedere ciò che si trova “tra le righe”. Usa, infatti, gli sfondi come veri e propri personaggi per trasmettere i sentimenti che i suoi protagonisti provano, come è evidente anche in Blue, dove dominano ampi spazi bianchi. È proprio per questo motivo che, a differenza della maggior parte dei mangaka affermati, non si fa aiutare da assistenti che si occupino dei dettagli più piccoli o degli ambienti.